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Il giornale radio: storia, tecniche, linguaggio

Il linguaggio utilizzato dai giornali radio italiani si differenzia in maniera netta da quello degli altri media, quotidiani in primis. Tale diversità si spiega da un lato con le peculiarità tecniche del mezzo radiofonico, dall'altro con l'evoluzione dell'ascolto in un'epoca, la seconda metà del ventesimo secolo, che ha visto la nascita e l'affermazione della televisione.
Le caratteristiche dell'odierno linguaggio radiofonico sono quindi in generale il frutto dell'evoluzione della radiofonia italiana, dall'inizio della normale programmazione, all'avvento delle radio libere, fino alle più recenti norme in ambito radiofonico, che obbligano le emittenti a trasmettere almeno una certa percentuale di parlato informativo, e quindi radiogiornali.
Sintonizzando la radio su una frequenza qualsiasi alle sette di mattina si hanno buone probabilità di incontrare un giornale radio. Questo studio, a partire dall'esame di sei GR di altrettante emittenti italiane, tenterà di approfondire il concetto stesso di informazione radiofonica in questo modo:
• una sinossi della storia della radio documenterà l'evoluzione dell'ascolto radiofonico in rapporto ai progressi tecnologici;
• verranno introdotti i fondamentali concetti di format e di clock – il punto d'arrivo di questa trasformazione – grazie ai quali sarà possibile una suddivisione delle emittenti per programmazione e target;
• una volta poste queste basi, il passo successivo sarà direttamente l'esame di alcuni dei più importanti radiogiornali trasmessi quotidianamente sul territorio italiano, per cercare di comprendere i meccanismi che regolano la stesura di un testo giornalistico destinato alla radio, anche alla luce dei moderni software di messa in onda.

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1. Cenni tecnici 1.1 Le radiazioni elettromagnetiche La radio è la tecnologia che utilizza una parte dello spettro elettromagnetico, quella che comprende le onde radio (o radioonde), per le trasmissioni a distanza di dati. Le equazioni di Maxwell predicono che un'onda elettromagnetica – che può essere creata da un oscillatore – consista in una serie di campi elettrici e magnetici oscillanti. La variazione dei campi permette la continua propagazione dell'onda1, che avviene nella direzione data dal prodotto vettoriale dei due campi con una velocità pari a quella della luce (299.792.458 m/s). Le onde radio, in quanto onde elettromagnetiche, sono onde periodiche sinusoidali: caratterizzate, cioè, da una certa lunghezza d'onda e, inversamente proporzionale a questa, da una frequenza: maggiore è la frequenza di un'onda, maggiore è la quantità di energia da essa trasportata. Un altro parametro per descrivere un'onda è l'ampiezza, che rappresenta il massimo valore dello spostamento dell'onda sull'asse delle ordinate. 1 Infatti un campo elettrico variabile induce un campo magnetico, e un campo magnetico variabile, a sua volta, induce un campo elettrico (cfr. J. W. JEWITT JR., R. A. SERWAY, Principi di fisica, quarta edizione, volume 1, Edises, Napoli, 2007). 5 Da http://en.wikipedia.org/wiki/File:Light-wave.svg.

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