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La crisi del diritto penale nella società post-moderna. Analisi degli elementi generativi, risvolti e strategie di gestione.

Il diritto nella società postmoderna (in particolar modo quello penale) è caratterizzato da una profonda crisi che crea forti influenze riguardanti la delegittimazione delle norme, la diffusione del controllo sociale e in maniera più marginale anche la produttività nel lavoro. Ciò ha delle ricadute concrete nella società, come il sempre crescente sentimento di insicurezza espresso dall’opinione pubblica. La sensazione è che l’Europa guardi l’alterità con diffidenza e paura (es. emanando norme restrittive rispetto agli immigrati, incarcerando di più), tanto che lo sviluppo delle stesse città tende a strutturarsi in “regioni morali”, quartieri uniformi per provenienza degli abitanti, rendendo quindi molto più difficile la coesione sociale.
Il fallimento del diritto penale riguarda delle ambivalenze insite nella sua amministrazione. Si propone di essere egualitario nel suo funzionamento, ma agisce secondo modalità selettive (punendo particolarmente le fasce più basse della società). In secondo luogo ha finalità di reinserimento, ma utilizza pene afflittive.
Tali contraddizioni sono particolarmente evidenti se si considerano gli aspetti riguardanti reati che comportano la detenzione. La crescita carceraria non è semplicemente legata al tasso di criminalità (che risulta in diminuzione) o agli interventi legislativi. E’ un indicatore della crisi della società e del suo sistema di controllo.
L’idea di punizione si scontra con le modalità rieducative che la pena dovrebbe attuare. Le misure alternative (che già così definite lasciano intendere l’incapacità del carcere nel reinserimento sociale) vengono usate come premio snaturandone la loro vera funzione, cioè aiutare chi ha maggiori problematiche nel rientro in società. La crisi del diritto penale deriva dal forte scostamento presente al suo interno tra il piano formale (o simbolico) e quello pragmatico-strumentale che si traducono in delle sfasature tra le sue astrazioni e la realtà. Le ripercussioni si notano nella disapplicazione del principio retributivo della pena, nell’inefficienza della prevenzione, nella mancata applicazione della funzione rieducativa. Il carcere è quindi un’istituzione caratterizzata da forti paradossi.
Per tentare di governare tale situazione le strade possibili sono due: o politiche di tolleranza zero (seguendo la tendenza attuale), o una cultura di nuova prevenzione, caratterizzata dal ridimensionamento del carcere, da forme di intervento alternative,da azioni atte ad analizzare le cause socio-economiche ed i processi culturali che producono la criminalità. La soluzione di tale crisi non risiede nello svuotamento delle carceri attraverso amnistie o indulti, ma comprendendo che la devianza va gestita in maniera alternativa.
Tale nuova prevenzione tra le possibili azioni include ad un livello più generale la mediazione culturale, attraverso la quale incrementare la coesione sociale, la mediazione scolastica, mediante cui diffondere una cultura di giustizia alternativa e, a livello più specifico la mediazione penale e la conseguente attenzione verso la vittima di reato.

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5 INTRODUZIONE Il diritto nella società postmoderna (in particolar modo quello penale) è caratterizzato da una profonda crisi che crea forti influenze riguardanti la delegittimazione delle norme, la diffusione del controllo sociale e in maniera più marginale anche la produttività nel lavoro. Ciò ha delle ricadute concrete nella società, come il sempre crescente sentimento d’insicurezza espresso dall’opinione pubblica. La sensazione è che l’Europa guardi l’alterità con diffidenza e paura (es. emanando norme restrittive rispetto agli immigrati, incarcerando di più), tanto che lo sviluppo delle stesse città tende a strutturarsi in “regioni morali”, quartieri uniformi per provenienza degli abitanti, rendendo quindi molto più difficile la coesione sociale. Il fallimento del diritto penale riguarda delle ambivalenze insite nella sua amministrazione. Si propone di essere egualitario nel suo funzionamento, ma agisce secondo modalità selettive (punendo particolarmente le fasce più basse della società). In secondo luogo ha finalità di reinserimento, ma utilizza pene afflittive. Tali contraddizioni sono particolarmente evidenti se si considerano gli aspetti riguardanti reati che comportano la detenzione. La crescita carceraria non è semplicemente legata al tasso di criminalità (che risulta in diminuzione) o agli interventi legislativi. E’ un indicatore della crisi della società e del suo sistema di controllo.

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