La luce come elemento plastico: la costruzione di ambienti e forme in teatro attraverso la luce
Lo scopo di questa tesi è descrivere come i registi e gli scenografi più significativi nella storia della messa in scena abbiano sfruttato la luce da un punto di vista plastico per creare gli spazi all'interno del palcoscenico.
Laddove è stato possibile sono state prese in considerazione le intenzioni del regista, ma, a causa della difficoltà nel reperirne gli appunti, l'analisi degli spettacoli presi a esempio sarà svolto principalmente a posteriori, tramite l'osservazione del risultato grazie agli studi degli storici e alle testimonianze dei critici. Purtroppo non esistono appunti di tecnici, ingegneri elettronici, light designer che descrivano la parte più pratica dell'allestimento luci, rendendo difficile in alcuni casi lo studio della correlazione fra lo strumento e l'atmosfera voluta dall'autore e percepita dal pubblico.
La suddivisione dei capitoli di questo testo è su base concettuale e non cronologica, poiché si è preferito trattare singolarmente e compiutamente i diversi modi di intendere lo spazio/ luce presi in analisi. Senza alcuna pre- tesa di esaustività, si è cercato di scegliere gli aspetti che potessero essere più significativi a illustrare un così vasto argomento.
A seguito di un'introduzione sul tema della luce e sulla storia dell'illuminotecnica teatrale, ci si occupa del movimento: le personalità prese in esame sono Edward Gordon Craig, un pioniere nell'uso dinamico dello spazio e della luce, Joseph Svoboda, consideratone l'erede, Appia e Enrico Prampolini, con il loro anelito alla sintesi. Il successivo capitolo analizza lo spazio reso astratto tramite la luce nell'ambito delle esperienze di Alexandre de Salzmann, Vasilij Kandinskij e Alexandr Skrjabin e i futuristi. Il capitolo dedicato alla “scrittura scenica” descrive l'impiego semantico della luce in Luigi Pirandello, in Memé Perlini, che fa di Pirandello l'oggetto della sua riflessione, e in Robert Wilson, mentre un'attenzione particolare va riservata allo spazio “psicoplastico” inventato da Joseph Svoboda. L'ultimo capitolo ha un'impostazione diversa: partendo da un lavoro svolto dall'autrice (in qualità di tecnico audio-luci), si racconta come la luce possa costruire degli spazi nel contesto di un teatro votato al minimalismo più per ragioni economiche che estetiche.
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Informazioni tesi
Autore: | Giulia Vertua |
Tipo: | Laurea I ciclo (triennale) |
Anno: | 2018-19 |
Università: | Università degli Studi di Roma La Sapienza |
Facoltà: | Lettere e Filosofia |
Corso: | Letteratura, musica e Spettacolo |
Relatore: | Marta Marchetti |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 96 |
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