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Gli acquisti a titolo originario in regime di comunione legale

La comunione legale, introdotta dalla legge di riforma del diritto di famiglia 19 maggio 1975 n. 151, è il regime patrimoniale vigente fra i coniugi in assenza di una diversa manifestazione di volontà espressa dagli stessi.
L’art. 177 lett. a) di tale legge prevede che siano comuni ad entrambi i coniugi “gli acquisti compiuti insieme o separatamente durante il matrimonio, ad esclusione di quelli personali”, non specificando se nel termine “acquisti” vadano ricompresi solo gli acquisti a titolo derivativo o anche quelli a titolo originario.
E’ opinione consolidata quella secondo la quale sono a titolo originario gli acquisti compiuti mediante occupazione, invenzione, accessione, specificazione, unione e commistione, usucapione e mediante trasferimento a non domino del bene mobile al possessore di buona fede.
L’opinione prevalente in dottrina è quella secondo la quale, in linea di principio, anche gli acquisti a titolo originario sono oggetto di comunione legale, fatte salve solo alcune eccezioni legate alle particolarità proprie del tipo di acquisto in esame. Secondo una minoranza, invece, gli acquisti a titolo originario andrebbero esclusi dalla comunione solo quando possono essere considerati come proventi dell’attività separata di ciascuno dei coniugi o sono collegati ad una situazione strettamente personale del coniuge acquirente (ad esempio, l’usufrutto legale sui beni del figlio minore).
Altra dottrina ancora, infine, basandosi per lo più su argomentazioni di tipo esegetico, si è espressa in senso negativo alla caduta in comunione degli acquisti a titolo originario, i quali costituirebbero sempre beni personali dei singoli coniugi che effettuano l’acquisto.

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1 COMPATIBILITA’ FRA ACQUISTI A TITOLO ORIGINARIO E COMUNIONE LEGALE La comunione legale, introdotta dalla legge di riforma del diritto di famiglia 19 maggio 1975 n. 151, è il regime patrimoniale vigente fra i coniugi in assenza di una diversa manifestazione di volontà espressa dagli stessi. L’art. 177 lett. a) di tale legge prevede che siano comuni ad entrambi i coniugi “gli acquisti compiuti insieme o separatamente durante il matrimonio, ad esclusione di quelli personali”, non specificando se nel termine “acquisti” vadano ricompresi solo gli acquisti a titolo derivativo o anche quelli a titolo originario. Si definiscono a titolo originario quegli acquisti compiuti dal soggetto a prescindere da un trasferimento proveniente dal precedente titolare: perché detto titolare non esisteva (non è mai esistito o ha cessato di esistere), o perché il trasferimento è irrilevante ai fini dell’acquisto (es., l’usucapione), oppure perché il trasferimento non proviene dal titolare del diritto (es., acquisto a non domino). In tutti questi casi il diritto acquistato risulta indipendente rispetto a quello del precedente titolare, poiché l’ordinamento prende in considerazione solo gli effetti che derivano dal comportamento dell’acquirente. Agli acquisti in esame si contrappongono i c.d. acquisti a titolo derivativo, cioè quelli provenienti dal precedente titolare con i limiti che caratterizzavano il diritto in capo a questo. E’ opinione consolidata quella secondo la quale sono a titolo originario gli acquisti compiuti mediante occupazione, invenzione, accessione, specificazione, unione e commistione, usucapione e mediante trasferimento a non domino del bene mobile al possessore di buona fede. L’opinione prevalente in dottrina è quella secondo la quale, in linea di principio, anche gli acquisti a titolo originario sono oggetto di comunione legale, fatte salve solo alcune eccezioni legate alle particolarità proprie del tipo di acquisto in esame. Secondo una minoranza, invece, gli acquisti a titolo originario andrebbero esclusi dalla comunione solo quando possono essere considerati come proventi dell’attività separata di ciascuno dei coniugi o sono collegati ad una situazione strettamente personale del coniuge acquirente (ad esempio, l’usufrutto legale sui beni del figlio minore). Altra dottrina ancora, infine, basandosi per lo più su argomentazioni di tipo esegetico, si è espressa in senso negativo alla caduta in comunione degli acquisti a titolo originario, i quali costituirebbero sempre beni personali dei singoli coniugi che effettuano l’acquisto. A sostegno di quest’ultima tesi si adduce che l’art. 177 lett.a) c.c. si avvicinerebbe maggiormente al disposto dell’art. 1436 del Codice Civile del 1865 in forza del quale gli acquisti a titolo originario dovevano essere esclusi dalla comunione in quanto non derivanti dall’industria e dai sacrifici

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Parole chiave

accessione
acquisti a titolo originario
comunione dei beni
comunione legale
diritto di famiglia
usucapione
diritto civile

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