Autobiografia come progetto identitario
Questa tesi è soprattutto un tentativo di esplorare l'esperienza della scrittura di sè, nelle sue varie sfaccettature, nei suoi paradossi. Uno dei paradossi appunto, è la scrittura autobiografica, mentre ci accompagna nel ricordo di noi. Ora ci chiediamo come l'esperienza autobiografica possa diventare occasione di trasformazione, occasione cioè di miglioramento individuale e sociale, di ricerca e di conoscenza. In che modo, le storie ricercate, scritte o narrate, possano alimentare un percorso di evoluzione per la persona in primo luogo, e poi per la più ampia collettività umana. Moltissimi hanno, almeno nella vita, potuto provare la segreta passione, a volte l'ebrezza, del vedere dalla propria vita generarsi parole, e le parole restituire una vita, resa ancora più limpida, più vita. E ciò è accaduto innumerevoli volte, e ancora accadrà, al di là di qualsiasi livello culturale e degli strumenti pratici di cui si dispone, solo in virtù del generarsi di una disposizione, di un'alchimia di relazione tra sè e sè, e tra sè e il mondo, che la scrittura permette di concretizzare e realizzare, che la scrittura esalta. Abbiamo, così, l'impressione di inserirci nella scia di una lunga, quasi, eterna, ricerca umana. L'autobiografia è una strada mentale, una traiettoria costellata di arresti e riprese, certamente interessante per chi ne è il narratore e l'ascoltare, è uno stimolo a ragionare sulle proprie ragioni e a comprendere quelle degli altri. La scrittura di sè può restare diario o diventare un quaderno di ricordi, quale sia l'intento, in ogni caso genera effetti benefici, catartici tanto quanto il lavoro artistico, teatrale, psicodrammatico. Anche se sappiamo che quanto si scrive potrà non giungere a nessuno, non interessare nessun erede in ogni caso, la scrittura autobiografica cerca se stessi. A noi che, nell’ingaggio di una vita che cerca di farsi parola, tra la mente e il corpo inseguiamo il miraggio di un’esistenza pienamente umana, dove convivano infinito e limite, dove ogni cosa è illuminata e oscura nello stesso tempo, dove l’incontro con l’altro è condividere il senso dell’avventura comune. Chi si scrive scopre il ricordare: c’è pietà per sé e per il male stesso, subìto e inflitto; per le persone e per le cose, per il tempo scomparso e per i luoghi perduto; c’è rimembranza e nostalgia. C’è anche una ridefinizione della propria identità, scopo principale della nostra ricerca. Ciascuno a lavoro finito si accorge di aver scritto di un’altra persona: la scrittura così al contempo smaschera e rimaschera, ci fornisce quello sdoppiamento che può rendere meno tragica la solitudine. Ci consente di ricomporre, di riunificare e di ridisegnare la propria vita. La fatica autobiografica è disciplina non imposta e, proprio per questo, merita il nostro rispetto. Soprattutto ci richiama all’oculatezza delle parole, ci educa al pensiero primo dello sfogo e conferisce all’oralità la possibilità di ritornare alle sue origini interiori. Per spiegare l’iter specifico della nostra tesi è necessario percorrere un breve “viaggio”, narrato dai tre capitoli esposti all’interno di questo controverso genere letterario, adottando tanto la prospettiva critica, quanto quella storica puntando l’attenzione sulle forme e caratteristiche che esso assume nella società contemporanea.
Il primo capitolo, ambisce a descrivere genericamente il pensiero narrativo, nello specifico le caratteristiche della narrazione e le sue componenti, considerato macrotema del ritrovarsi, del ricostruirsi attraverso la scrittura autobiografica. E’ molto ambizioso dare un resoconto completo degli studi che hanno oggetto le scritture narrative e sarebbe ingenuo ritenere di averlo fatto, per tali motivi ci siamo avvalsi degli interventi più accreditati, in particolare di quelli di un grande esponente, Jerome Bruner, per indagare i fondamenti, le strutture ed i meccanismi di questo genere letterario.
Il secondo capitolo si propone di fare una panoramica letteraria quanto più precisa e coerente, chiamando in causa le più autorevoli autobiografie dalle origini al ‘900 per poi soffermarsi proprio su quest’ultimo secolo e analizzare le caratteristiche assunte dal genere autobiografico.
Il terzo e ultimo capitolo, è destinato a dare spazio alle teorie più recenti sull’argomento, che vedono nell’autobiografia la sede delle inquietudini e dei bisogni dell’essere umano. Ecco che si parla delle scritture di Sé, come mezzo di radicamento e rivendicazione della propria identità.
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Informazioni tesi
Autore: | Antonella Nicolì |
Tipo: | Laurea II ciclo (magistrale o specialistica) |
Anno: | 2008-09 |
Università: | Università degli Studi del Salento |
Facoltà: | Lettere e Filosofia |
Corso: | Scritture giornalistiche e multimedialità |
Relatore: | Angelo Semeraro |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 113 |
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