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L’Italia nell’Unione Economica e Monetaria: un bilancio

Nel maggio del 1998 iniziava la fase della moneta unica europea, dove l'Italia, riuscì ad essere ammessa, nonostante molte difficoltà.
Da quel momento in poi, tutti i tassi di cambio di Eurolandia sono stati irrevocabilmente fissi e, dopo qualche mese, vennero sostituiti da un'unica unità di conto: l'Euro. Anche le politiche monetarie europee dopo un breve periodo di coordinamento tra le banche centrali dei singoli paesi, sono confluite in un'unica politica affidata alla Banca Centrale Europea.
Tanti sono stati i commenti su questo nuovo regime monetario che avrebbe dovuto rafforzare l’intera economia europea. In particolare i dibattiti si sono inizialmente concentrati sui vantaggi e sugli svantaggi che si sarebbero avuti con la moneta unica, rianimando un discorso già in precedenza affrontato, intorno agli anni sessanta, da Robert Mundell, padre della teoria delle “aree valutarie ottimali”. Il presente lavoro ha lo scopo di ripercorrere una parte di quei dibattiti e di provare a proporre una breve riflessione sulle conseguenze economiche dell’ingresso dell’Italia nell’UEM.
La tesi è organizzata come segue: nel primo capitolo viene descritta la strada che è stata percorsa dalla maggior parte dei paesi che oggi fanno parte dell’UEM, partendo dal trattato di Roma del 1957 fino al trattato di Maastricht del 7 febbraio del 1992, che ha segnato la nascita dell’Unione economica e monetaria. Vengono trattati anche i vari punti di vista di molti studiosi che, con il diffondersi dell’idea di una moneta unica, iniziarono a discutere dei vantaggi e svantaggi potenzialmente arrecabili da una nuova situazione. In particolare si focalizza l’attenzione sulla teoria delle aree valutarie ottimali, ideata da Robert Mundell agli inizi degli anni sessanta, attraverso la quale si cerca di capire l’entità dei costi che una nazione deve sopportare in caso di adesione ad un Unione Monetaria.
Nel secondo capitolo viene analizzata la situazione economica dell’Italia al momento dell’Ingresso nell’Unione Economica Monetaria, il che sarà utile, successivamente, per verificare se l’adesione alla moneta unica abbia determinato vantaggi o svantaggi alla nostra nazione. L’analisi viene effettuata attraverso lo studio di alcune variabili macro, in quanto rappresentano lo strumento ideale per avere un’idea il più completa e chiara possibile, dell’economia di un paese.
Nel terzo capitolo attraverso lo studio delle variabili macro è possibile ottenere una analisi completa dell’economia di un paese; per questo motivo in questo capitolo viene analizzata la loro evoluzione negli anni in cui è stata introdotta la moneta unica europea. Vengono studiati, in particolare, i Consumi, gli Investimenti, le Esportazioni Nette, Spesa Pubblica, l’Occupazione e l’Inflazione, allo scopo di capire realmente il contributo che l’euro ha conferito alla crescita dell’Italia nel suo complesso.
Nel quarto capitolo vengono messe a confronto le previsioni elaborate prima dell’introduzione dell’Unione monetaria con i risultati realmente conseguiti, allo scopo di poter concretamente valutare le difficoltà inattese registratesi con l’avvento dell’euro. Si cerca anche di individuare quali siano state le cause che hanno determinato i forti scostamenti tra risultati ed aspettative, effettuando un’analisi approfondita di tutte le variabili esogene e delle dinamiche endogene dell’Unione monetaria, per capire il ruolo che le stesse abbiano avuto nell’evoluzione dell’economia italiana in questi ultimi anni.
Infine nel quinto capitolo nonostante sia difficile rispondere a domande come “Che cosa sarebbe accaduto all’Italia se non fosse entrata nell’euro?”, si cerca di effettuare un’analisi andando a considerare alcune importanti variabili, dalle quali è possibile rilevare i benefici ottenuti in seguito all’introduzione dell’euro e che difficilmente si sarebbero ottenuti in assenza di una nostra partecipazione alla moneta unica.



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2 Presentazione Nel maggio del 1998 iniziava la fase della moneta unica europea, dove l'Italia, riuscì ad essere ammessa, nonostante molte difficoltà. Da quel momento in poi, tutti i tassi di cambio di Eurolandia sono stati irrevocabilmente fissi e, dopo qualche mese, vennero sostituiti da un'unica unità di conto: l'Euro. Anche le politiche monetarie europee dopo un breve periodo di coordinamento tra le banche centrali dei singoli paesi, sono confluite in un'unica politica affidata alla Banca Centrale Europea. Tanti sono stati i commenti su questo nuovo regime monetario che avrebbe dovuto rafforzare l’intera economia europea. In particolare i dibattiti si sono inizialmente concentrati sui vantaggi e sugli svantaggi che si sarebbero avuti con la moneta unica, rianimando un discorso già in precedenza affrontato, intorno agli anni sessanta, da Robert Mundell, padre della teoria delle “aree valutarie ottimali”. Il presente lavoro ha lo scopo di ripercorrere una parte di quei dibattiti e di provare a proporre una breve riflessione sulle conseguenze economiche dell’ingresso dell’Italia nell’UEM. La tesi è organizzata come segue: nel primo capitolo viene descritta la strada che è stata percorsa dalla maggior parte dei paesi che oggi fanno parte dell’UEM, partendo dal trattato di Roma del 1957 fino al trattato di Maastricht del 7 febbraio del 1992, che ha segnato la nascita dell’Unione economica e monetaria. Vengono trattati anche i vari punti di vista di molti studiosi che, con il diffondersi dell’idea di una moneta unica, iniziarono a discutere dei vantaggi e svantaggi potenzialmente arrecabili da una nuova situazione. In particolare si focalizza l’attenzione sulla teoria delle aree valutarie ottimali, ideata da Robert Mundell agli inizi degli anni sessanta, attraverso la quale si cerca di capire l’entità dei costi che una nazione deve sopportare in caso di adesione ad un Unione Monetaria. Nel secondo capitolo viene analizzata la situazione economica dell’Italia al momento dell’Ingresso nell’Unione Economica Monetaria, il che sarà utile, successivamente, per verificare se l’adesione alla moneta unica abbia determinato vantaggi o svantaggi alla nostra nazione. L’analisi viene effettuata attraverso lo studio di alcune variabili macro, in quanto rappresentano lo strumento ideale per avere un’idea il più completa e chiara possibile, dell’economia di un paese. Nel terzo capitolo attraverso lo studio delle variabili macro è possibile ottenere una analisi completa dell’economia di un paese; per questo motivo in questo capitolo viene analizzata la loro evoluzione negli anni in cui è stata introdotta la moneta unica europea. Vengono studiati, in particolare, i Consumi, gli Investimenti, le Esportazioni Nette, Spesa Pubblica, l’Occupazione e l’Inflazione, allo

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Informazioni tesi

  Autore: Simone Riccardi
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2006-07
  Università: Università degli Studi di Cassino
  Facoltà: Economia
  Corso: Economia delle istituzioni e dei mercati finanziari
  Relatore: Fabio D'orlando
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 38

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