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Il detenuto e i suoi affetti

La tesi mette in luce quella che è la disciplina penitenziaria dal fascimo ad oggi, analizza i rapporti affettivi tra il detenuto e i suoi cari (la famiglia divisa), il processo psicologico conseguente alla carcerazione (che porta spesso alla disistima di sè) e le conseguenze psico fisiche derivanti della privazione di una normale vita sessuale sul detenuto. Sono presenti stralci di interviste.

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Introduzione Finalità principale di tale elaborato sarà quella di “dare voce”. “Dare voce” significa lasciar parlare primariamente quei soggetti che in prima persona stanno vivendo o hanno vissuto sulla propria pelle il dramma della cella, perché tramite le loro parole, noi si possa, se non capire intimamente, almeno intuire cosa sia il carcere. “Cosa è il carcere?” E’ questa la domanda a cui ci prefiggiamo di trovare risposta durante tutta la nostra ricerca, affinché nelle conclusioni che seguiranno l’ultimo capitolo di tale elaborato, un tentativo di spiegazione divenga possibile. “Il detenuto e i suoi affetti”, questo è in realtà il titolo del lavoro qui esposto, ed in effetti è questo il tema da noi scelto per arrivare alla comprensione della domanda precedentemente espressa. L’analisi dell’affettività del detenuto sarà il mezzo con cui speriamo di arrivare almeno ad abbozzare la risposta, un mezzo dunque, per giungere a un risultato e per rispondere a un quesito: “cosa è il carcere?” Ci prefiggiamo di trovare la soluzione del problema, come già detto, dando primariamente voce ai soggetti coinvolti, siano essi detenuti, operatori sociali o psicoterapeuti penitenziari. Il necessario supporto di testi letterari e di analisi del problema dell’affettività, saranno quindi funzionali a una maggiore comprensione delle voci provenienti dal carcere e saranno utili soprattutto, non come forma di conoscenza astratta, ma come una possibilità per meglio comprendere le parole dei diretti 1

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