L’analisi dei processi di innovazione nelle mappe strategiche
L’innovazione è da sempre un tema centrale degli studi d’impresa: esso racchiude le diverse strategie competitive adottate dalle organizzazioni al fine di porre in essere rilevanti miglioramenti nelle proprie prestazioni, anche alla luce delle nuove possibilità fornite dalla tecnologia dell’informazione e della comunicazione. Tali strategie competitive includono, fra le altre, la reingegnerizzazione dei processi aziendali, lo sviluppo delle competenze organizzative, la ricerca di sistemi informativi sempre più innovativi, la conclusione di accordi e collaborazioni con altre imprese. Ecco allora che il solo modo per accogliere positivamente le forze del cambiamento consiste nel creare e istituzionalizzare la capacità di cambiare. Nell’attuale scenario competitivo, il segreto del successo non si sostanzia nell’abilità di predire esattamente il futuro, ma nella capacità di costruire un’organizzazione in grado di assicurarsi sia la sopravvivenza sia la competitività in un futuro imprevedibile : come scriveva Einstein: «nessun problema può essere risolto dalla stessa conoscenza che lo ha creato». Viviamo in un mondo ed in organizzazioni che si basano su di un modello Newtoniano caratterizzato dal materialismo e dal riduzionismo, focalizzato sui singoli elementi e non sulle relazioni. È un mondo dove l’interconnessione è il fattore determinante, nessun elemento ha senso di esistere se non in relazione con altri. Quando pensiamo alle imprese dobbiamo pensare a processi dinamici in continua evoluzione.
Negli ultimi anni si è assistito alla introduzione sempre più massiccia della tecnologia del computer nella gestione aziendale. Quella che in precedenza era ritenuta principalmente una attività di organizzazione del lavoro umano si è progressivamente trasformata in un problema di adeguamento della tecnologia alle necessità dell’azienda. Inizialmente la tecnologia non presentava caratteristiche che la rendessero facilmente adattabile. Richiedeva infatti l’impegno di particolari specialisti che conoscessero estremamente bene il funzionamento del computer per poterlo programmare ad eseguire determinati compiti. Col tempo la tecnologia ha compiuto grandi passi in avanti e il rapporto di dipendenza delle aziende da questo nuovo strumento di gestione è andato via via aumentando. L’imprenditore ha fatto sua la tecnologia del computer perché permetteva di automatizzare i compiti ripetitivi, con conseguente miglioramento della loro correttezza e velocità di esecuzione, e di diminuire il numero degli addetti. Per molto tempo l’imprenditore ha guardato all’automazione dei compiti come alla possibilità di avere più persone a minor costo. Quasi subito però sono emersi, dall’entusiasmo iniziale, i problemi relativi alla realizzazione del software, attività quest’ultima che richiede un impegno intellettuale non banale perché non è tanto facile far funzionare la macchina nel modo desiderato. Con il passare del tempo la tecnologia diviene sempre più sofisticata ed affidabile, e con essa cresce di conseguenza l’entusiasmo e la volontà di applicarla ai più svariati settori aziendali.
Ma in tal modo l’attenzione tendeva a focalizzarsi più sul problema tecnologico di per sè, che su quello organizzativo e gestionale generale nel quale la tecnologia va inquadrata. In altre parole si è sempre più consapevoli che una tecnologia, per risultare vincente, deve convivere armonicamente con la struttura aziendale. In questo contesto, il ruolo delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione risulta essere piuttosto ambiguo: da un lato, tali tecnologie favoriscono l’innovazione organizzativa, dall’altro, generano nuova complessità ambientale e nuove sfide organizzative e strategiche.
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Informazioni tesi
Autore: | Antongiulio Della Morte |
Tipo: | Laurea I ciclo (triennale) |
Anno: | 2005-06 |
Università: | Università degli Studi di Napoli - Federico II |
Facoltà: | Economia |
Corso: | Economia aziendale |
Relatore: | Riccardo Viganò |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 79 |
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