L'esperienza della noia. Da malessere a rivelazione
L’oggetto di ricerca di questa tesi è il concetto di noia in rapporto alla società performativa odierna. In particolare si indaga la sua dimensione duplice: quella di esperienza angosciante dovuta ad assenza di stimoli e quella di fenomeno che conduce alla riflessione sulla propria esistenza e al pensiero creativo. Quest’ultima in particolare, ha un ruolo fondamentale per quanto riguarda il rapporto tra l’individuo e il mondo che lo circonda, soprattutto nel momento storico corrente. La nostra è un’epoca ricca di una moltitudine di stimoli e la richiesta di performatività è sempre maggiore. Numerosi sono anche gli strumenti per evitare la noia, considerata una mera perdita di tempo, uno spazio non-produttivo che quindi va contro le priorità dei nostri tempi. Tuttavia l’esperienza della noia non tende a scomparire, ma anzi diventa ancora più angosciante e diffusa, trasformandosi in una vera e propria caratteristica del mondo moderno.
Lo scopo di questa tesi è dimostrare la valenza positiva della noia, avvalendosi del pensiero di filosofi e intellettuali, e di artisti che sono stati in grado di dimostrare la pienezza di questa esperienza.
Il primo capitolo cerca di definire la duplice dimensione della noia. Considerata come mera assenza di stimoli o mancanza di interesse, la noia ha in verità radici più profonde. Sotto diversa nomenclatura (acedia, taedium vitae, melancolia) ha accompagnato l’uomo fin dalle sue origini. Tuttavia, è stata riconosciuta come un’esperienza connaturata all’umano soprattutto dalla filosofia esistenzialista, che ci ha fornito riflessioni fondamentali per comprenderla non come uno stato superficiale, ma come una condizione che tocca il senso dell’esistenza stessa. Attraverso autori come Heidegger, Schopenhauer, Baudelaire, Sartre e Moravia, il capitolo indaga la complessità del fenomeno della noia e come questo si sia instaurato come caratteristica della modernità.
Il secondo capitolo riguarda la società contemporanea. In particolare, evidenzia tutti quegli elementi che non danno spazio all’esperienza della noia: la richiesta di performatività, la logica dell’accelerazione e le loro conseguenze tra le quali un forte stato di malessere generale per cui proprio l’esperienza della noia potrebbe presentarsi come soluzione. Attraverso autori come Zygmunt Bauman, Byung- Chul Han, Hartmut Rosa e Bertrand Russell, il capitolo mira di dimostrare l’urgenza di riconsiderare il fenomeno della noia, in grado di aprire uno spazio per il riposo spirituale dell’individuo moderno.
Dopo aver ribadito la necessità di abbracciare l’esperienza della noia, una noia che non riguarda la sua definizione più superficiale, bensì quella ereditata dagli studi esistenzialisti, il terzo capitolo tratta di artisti dell’arte contemporanea che hanno utilizzato la valenza positiva della noia nelle loro poetiche. La dimensione artistica contemporanea ha un rapporto diretto con lo spettatore, e dà forma a concetti esprimibili solo a parole rendendoli esperibili, tangibili, concreti. È il caso di 4’33’’ di John Cage e dei film sperimentali di Andy Warhol. Con queste opere l’esperienza apparentemente vuota della noia rivela il suo potenziale, la sua pienezza direttamente allo spettatore.
È necessario rivalutare la noia e accettarla come esperienza inevitabile dell’esistenza umana e soprattutto va riconosciuta in essa una condizione di germinazione del pensiero critico e creativo.
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Informazioni tesi
Autore: | Elena Surovet |
Tipo: | Laurea I ciclo (triennale) |
Anno: | 2020-21 |
Università: | Accademia di Belle Arti |
Facoltà: | Pittura |
Corso: | Discipline delle arti figurative |
Relatore: | Raffaella Pulejo |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 48 |
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