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Studi sul processo creativo secondo l'approccio psicoanalitico e l'approccio neuroestetico

In questo elaborato ho voluto affrontare il processo creativo dell’artista; da dove ha origine il suo estro creativo? Com’è che la creatività viene fuori dando come prodotto un’opera d’arte che spesso ci emoziona? Queste domande sono state al centro di interesse di numerosi studiosi, specialmente di alcuni psicologi e neurobiologi, che sono rimasti affascinati dalle proprietà e dalle caratteristiche del cervello che si attivano guardando un’opera d’arte e dal fatto che essa produca piacere; secondo questi ricercatori la comprensione di tali meccanismi cerebrali, unita alla conoscenza delle vicende della vita di un artista e della cultura del suo tempo, possono favorire una maggiore cognizione e un maggiore apprezzamento dell’opera d’arte e di chi l’ha creata. In questo studio si sono prese in considerazione le teorie psicoanalitiche di Freud e le teorie neuroestetiche di Zeki e di altri autori. In particolare si è cercato di vedere il rapporto complementare tra queste posizioni: gli studi della neuroestetica fanno sì che le teorie psicoanalitiche non rimangano solo delle ipotesi, ma trovino dei riscontri empirici nel funzionamento del cervello e nel fatto che l’artista possa operare inconsapevolmente in maniera simile ad un neurobiologo sintetizzando le forme della natura da poter riprodurre sulla tela, così da suscitare emozioni nel fruitore.

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2 Introduzione Il problema che concerne i meccanismi della creatività e la sua origine è stato oggetto di indagine per diversi campi di studio ed ha suscitato grande interesse in ogni tempo e cultura, di seguito sono state fatte svariate ricerche e sperimentazioni per scoprire da dove nasce il processo creativo. In questo elaborato ho voluto affrontare il processo creativo dell’artista; da dove viene il suo estro creativo? Com’è che la creatività viene fuori dando come prodotto un’opera d’arte che spesso ci emoziona? Queste domande sono state il centro di interesse di numerosi studiosi, specialmente di alcuni psicologi e neurobiologi, che sono rimasti affascinati dalle proprietà e dalle caratteristiche del cervello che si attivano guardando un’opera d’arte e dal fatto che essa produce piacere; secondo questi ricercatori la comprensione di tali meccanismi cerebrali, unita alla conoscenza delle vicende della vita di un artista e della cultura del suo tempo, possono favorire una maggiore cognizione e un maggiore apprezzamento dell’opera d’arte e di chi l’ha creata. Nel primo capitolo, ho illustrato come il termine creatività è entrato a far parte della nostra cultura e i suoi relativi problemi, illustrando alcune teorie ed ipotesi da parte di studiosi di varie discipline, psicologiche e sociali soprattutto, e dando particolare attenzione agli studi sui fattori ambientali e culturali, che secondo molti influenzano la persona potenzialmente creativa. Un’ opera d’arte nasce dalla combinazione di ciò che l’artista acquisisce visivamente dal mondo esterno e da come lo interpreta. I neuroscienziati, fino ad ora, hanno fatto ricerche e scoperto molto sulla fisiologia e sull’organizzazione del cervello, soprattutto per quanto riguarda la vista. Sull’artista figurativo hanno invece scoperto, che quando dipinge, esplora ed utilizza le potenzialità del proprio cervello, superando anche i propri limiti. Il risultato di questi studi è l’opera pittorica, divenuta strumento d’indagine scientifica per i neuroscienziati ed un nuovo modo per ammirare la meravigliosa bellezza del nostro cervello. Le funzioni primarie necessarie per dar vita al processo creativo sono la “percezione” (acquisizione di informazione dell’ambiente), e “l’immaginazione” (elaborazione individuale di input). Le basi fisiologiche di tali processi cognitivi sono comuni ad ogni individuo, e perciò sono il punto di partenza per lo studio dell’attività umana.

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