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Antifascismo e Resistenza nell'analisi di Giorgio Amendola

In questa tesi ho cercato di ricostruire la tappe fondamentali dell’elaborazione individuale del pensiero di Giorgio Amendola. Quest’indagine nasce dalla personale scoperta delle sue autobiografie più entusiasmanti: Una Scelta di vita e Un’ Isola. Prosegue, sulla base della lettura e consultazione di tutte quelle fonti che a mio avviso, sono state necessarie per ricavare un quadro completo della sua concezione sull’antifascismo e la Resistenza.
Fin dal principio, Amendola si orienta verso la ricerca della libertà, come presupposto necessario per creare una società migliore. A questo proposito, concentra tutte le energie per indagare sulle ragioni che hanno permesso la vittoria del fascismo. La riflessione sull’originalità di tale movimento e la successiva morte del padre, lo inducono a lottare attivamente contro il regime.
Come giovane liberale influenzato da Piero Gobetti, ne condivise il concetto fondamentale, che vedeva nel proletariato la classe destinata a generare una nuova società, nella quale le istanze socialiste si incontrassero con la prassi liberale. In questa fase, Amendola vedeva nella socialdemocrazia, un sistema politico in grado di soddisfare le esigenze della popolazione. Tuttavia, dopo essersi impegnato attivamente per la costituzione di un movimento progressista in grado di conquistare l’egemonia antifascista, dovette constatare l’assoluta inerzia degli amici liberali, i quali, furono vittime dell’attesismo e della rassegnazione. Questo fu il punto di svolta delle successive azioni.
Alla ricerca di nuovi stimoli intellettuali, dopo una lunga ed appassionata ricerca, ricca di confronti e discussioni, decise di iscriversi al partito comunista.
La sua scelta di vita, si tradusse in un’appassionata e rischiosa militanza per la difesa dei diritti dei lavoratori, persuaso dal fatto che, solamente attraverso il socialismo, si poteva ottenere l’abbattimento del regime e l’instaurazione di una repubblica proletaria. In carcere, al confino e in esilio, ebbe modo di apprezzare le qualità umane dei differenti lavoratori. Strenuo difensore dell’emancipazione dei contadini, ritenne opportuna un’alleanza con gli operai per salvaguardare i loro diritti contro l’abuso dei padroni.
Nel periodo dell’emigrazione, pur sostenendo con vigore le sue convinzioni politiche, non rinuncerà mai a cercare la collaborazione con gli altri partiti antifascisti per l’abbattimento del regime di Mussolini.
Dalla fine degli anni trenta, egli sostenne una posizione politica meno dogmatica e più realista. Convinto dell’impossibilità di mutuare il sistema politico sovietico, decise di accantonare la formula della dittatura del proletariato, a beneficio della piena affermazione della democrazia progressiva. Durante la Resistenza, egli constatò direttamente la validità di tale teoria, affascinato dalla maniera con la quale i CLN locali si occupavano della risoluzione dei problemi quotidiani attraverso il pieno coinvolgimento delle masse.
La mia tesi è suddivisa in tre capitoli e ciascuno di essi affronta la visione politica di Amendola. Il primo, mette in evidenza il contesto storico nel quale comincia a formarsi il suo pensiero con particolare riferimento alle vicende del primo dopoguerra, soprattutto all’influenza che il fascismo e la morte del padre hanno avuto nei suoi confronti. La descrizione della sua volontà di combattere contro il regime contro ogni forma di attesismo. L’importanza della sua scelta di vita attraverso l’adesione al marxismo.
Nel secondo capitolo, ho voluto mettere in evidenza la sua esperienza di vita clandestina. Sono descritti i suoi tentativi di stabilire un’azione unitaria antifascista sia con gli altri partiti, sia con la dissidenza interna. Ho sottolineato prevalentemente la sua esperienza al carcere e al confino dove passò per la scuola di proletarizzazione, ossia la necessità di effettuare i lavori più duri per ottenere la fiducia dei suoi compagni. Ho cercato di raccontare come queste importanti esperienze abbiano arricchito umanamente Amendola, che in quelle occasioni, ebbe modo di conoscere la realtà dei lavoratori italiani.
Nel terzo capitolo, ho messo in rilievo la sua attività di dirigente nelle file dell’emigrazione francese e la partecipazione alla lotta partigiana di quel paese. Ho ricordato il suo impegno per la creazione del più ampio fronte antifascista in Italia e la sua esperienza di combattente durante la Resistenza.
Ho ritenuto doveroso ricordare la figura di Giorgio Amendola. Militante serio e combattivo, egli ha dimostrato di combattere per gli ideali in cui credeva traducendo il pensiero in azione durante il ventennio fascista e la Resistenza. Il periodo più avvincente della sua vita, nel quale egli ha sempre lottato per l’emancipazione delle masse.

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2 INTRODUZIONE In questa tesi ho cercato di ricostruire la tappe fondamentali dell’elaborazione individuale del pensiero di Giorgio Amendola. Quest’indagine nasce dalla personale scoperta delle sue autobiografie più entusiasmanti: Una Scelta di vita e Un’Isola. Prosegue, sulla base della lettura e consultazione di tutte quelle fonti che a mio avviso, sono state necessarie per ricavare un quadro completo della sua concezione sull’antifascismo e la Resistenza. Fin dal principio, Amendola si orienta verso la ricerca della libertà, come presupposto necessario per creare una società migliore. A questo proposito, concentra tutte le energie per indagare sulle ragioni che hanno permesso la vittoria del fascismo. La riflessione sull’originalità di tale movimento e la successiva morte del padre, lo inducono a lottare attivamente contro il regime. Come giovane liberale influenzato da Piero Gobetti, ne condivise il concetto fondamentale, che vedeva nel proletariato la classe destinata a generare una nuova società, nella quale le istanze socialiste si incontrassero con la prassi liberale. In questa fase, Amendola vedeva nella socialdemocrazia, un sistema politico in grado di soddisfare le esigenze della popolazione. Tuttavia, dopo essersi impegnato attivamente per la costituzione di un movimento progressista in grado di conquistare l’egemonia antifascista, dovette constatare l’assoluta inerzia degli amici liberali, i quali, furono vittime dell’attesismo e della rassegnazione. Questo fu il punto di svolta delle successive azioni. Alla ricerca di nuovi stimoli intellettuali, dopo una lunga ed appassionata ricerca, ricca di confronti e discussioni, decise di iscriversi al partito comunista. La sua scelta di vita, si tradusse in un’appassionata e rischiosa militanza per la difesa dei diritti dei lavoratori, persuaso dal fatto che, solamente attraverso il socialismo, si poteva ottenere l’abbattimento del regime e l’instaurazione di una repubblica proletaria. In carcere, al confino e in esilio, ebbe modo di apprezzare le qualità umane dei differenti lavoratori. Strenuo difensore dell’emancipazione dei contadini, ritenne opportuna un’alleanza con gli operai per salvaguardare i loro diritti contro l’abuso dei padroni. Nel periodo dell’emigrazione, pur sostenendo con vigore le sue convinzioni politiche, non rinuncerà mai a cercare la collaborazione con gli altri partiti antifascisti per l’abbattimento del regime di Mussolini. Dalla fine degli anni trenta, egli sostenne una posizione politica meno dogmatica e più realista. Convinto dell’impossibilità di mutuare il sistema politico sovietico, decise di accantonare la formula della dittatura del proletariato, a beneficio della piena affermazione della democrazia progressiva. Durante la Resistenza, egli constatò direttamente la validità di tale teoria, affascinato dalla maniera con la quale i CLN locali si occupavano della risoluzione dei problemi quotidiani attraverso il pieno coinvolgimento delle masse. La mia tesi è suddivisa in tre capitoli e ciascuno di essi affronta la visione politica di Amendola. Il primo, mette in evidenza il contesto storico nel quale

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Parole chiave

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