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Analisi relativa di rischio dei siti contaminati: proposta, implementazione ed applicazione di un criterio a livello regionale marchigiano

Il presente Lavoro di Tesi, svolto durante il periodo di Tirocinio della scrivente, per continuativi 8 mesi, presso l’ARPAM, Agenzia Regionale per la Protezione Ambientale della Regione Marche, ha portato all’elaborazione e implementazione su foglio elettronico, tramite il software Microsoft Excel®, di una Proposta possibile di Criterio di Analisi Relativa del Rischio dei siti contaminati, ai fini dell’individuazione dell’ordine di priorità d’intervento, con espresso riferimento alla realtà regionale marchigiana.
Uno degli obiettivi del presente Lavoro di Tesi è stato quello di ottenere uno scenario il più eterogeneo possibile e riuscire a descrivere, rappresentativamente, alcune delle diverse realtà regionali, contribuendo quindi ad una valorizzazione e tutela del territorio.
In Italia un criterio nazionale di analisi relativa di rischio non è ancora stato ufficializzato dall’APAT, quindi, diverse regioni si sono adattate, proponendone la propria versione.
Nel trattare di siti contaminati, il comparto ambientale di maggiore interesse risulta quello costituito da suolo e sottosuolo, i quali vengono considerati come sistemi caratterizzati da complessi e delicati equilibri e dall’interazione con gli altri comparti ambientali, gli ecosistemi, le catene alimentari ed, quindi, con l’uomo.
Date le strette interazioni con il suolo, anche la falda sotterranea risulta essere un comparto ambientale potenzialmente a rischio.
È a partire da queste considerazioni che è stato realizzato il Lavoro di Tesi.
La Proposta di Criterio di Analisi Relativa del Rischio presentata è stata sviluppata, principalmente, prendendo come riferimenti il criterio statunitense HRS proposto dall’EPA e lo “Studio sulla valutazione comparata del rischio da siti inquinati” proposto dall’ARPAM, Dipartimento di Ancona e indaga le seguenti Categorie di Fattori rilevanti:
• Sorgente di contaminazione;
• Vettore di trasporto;
• Obiettivi.
Ogni categoria viene definita e caratterizzata da una serie di fattori ai quali viene assegnato un valore numerico compreso tra 0 e 10.
Nel caso specifico, vista la scarsità di informazioni con cui ci si è trovati ad operare affrontando la situazione dell’anagrafe dei siti contaminati della Regione Marche, si è deciso di concentrare la simulazione esclusivamente sulle seguenti Vie di Migrazione ritenute principalmente attive:
• Contatto Diretto;
• Diffusione in Falda.
Tali vie di migrazione saranno, quindi, rispettivamente individuate dalle tre categorie di fattori sopra citate.
Una volta definiti la struttura e gli algoritmi di calcolo di tale Proposta di Analisi Relativa del Rischio, la stessa è stata implementata su foglio elettronico tramite il software Microsoft Excel® e, grazie alle informazioni messe a disposizione dal Servizio Rifiuti/Suolo del Dipartimento Provinciale di Ancona dell’ARPAM, relative ad alcune realtà di siti contaminati della Regione Marche, è stato possibile applicare la suddetta Proposta di Criterio a casi reali di studio.
I siti presi in considerazione sono 7 e presentano caratteristiche differenti dovute alla tipologia dell’attività ivi svolta, al livello della contaminazione presente ed al contesto ambientale circostante; la selezione è stata operata in modo da ottenere uno scenario del territorio il più eterogeneo possibile.

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1 INTRODUZIONE La problematica della caratterizzazione e del recupero dei siti contaminati riguarda, soprattutto, i paesi ad elevato livello di industrializzazione; in effetti, in tali economie la stima complessiva dei siti effettivamente contaminati si aggira attorno al 10% dei siti potenzialmente tali (Ferguson & Nathanail, 1998). Quindi, partendo da una stima di siti potenzialmente contaminati di 270.000 – 280.000 unità, è possibile prevedere la presenza di circa 27.000 – 28.000 siti effettivamente contaminati in Italia (Quercia F., Tatàno F., 2001). La situazione si rivela analoga, pur con qualche differenza, in gran parte dell’Europa e nel resto del mondo industrializzato. Per questo, molti paesi, europei e non, hanno individuato l’analisi relativa di rischio come strumento per definire la propria strategia per il risanamento sostenibile del territorio; è comune a tutti, infatti, il problema di un numero elevato di siti contaminati o anche soltanto potenzialmente contaminati, e della limitazione delle risorse finanziarie disponibili. L’approccio, generalmente condiviso e riconosciuto a livello normativo, è quello di considerare l’analisi relativa di rischio come uno degli strumenti più adatti a definire l’ordine di priorità degli interventi di bonifica ed a permettere di calibrare l’intervento sulla base della situazione specifica del sito. In effetti, il principale vantaggio di tale metodologia è di selezionare tra tutte le situazioni di contaminazione quele ad effettivo rischio, grazie all’applicazione di livelli successivi di approfondimento, consentendo, in definitiva, sia un miglior impiego delle risorse economiche, che un’adeguata sostenibilità ambientale. Nel trattare di siti contaminati, il comparto ambientale di maggiore interesse risulta quello costituito da suolo e sottosuolo, i quali, nell’ottica della

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