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Il Quartetto, la Road Map ed i Seguiti di Annapolis. Il secondo ciclo del processo di pace tra israeliani e palestinesi.

Questo studio si configura come un'analisi storica, politica e critica delle recenti dinamiche del processo di pace tra palestinesi ed israeliani. L'attenzione è posta in particolar modo sul ruolo del Quartetto e sul comportamento del suddetto gruppo diplomatico in relazione ai diversi avvenimenti che hanno segnato il rapporto tra palestinesi ed israeliani a partire dalla fine del 2000, fino all'estate del 2008. Gli eventi stessi che hanno portato alla costituzione del Quartetto, la Road Map, il disengagement unilaterale da Gaza, le elezioni di Hamas, le tensioni che hanno condotto al Summit di Annapolis e gli sviluppi più recenti di tale conferenza sono alcuni degli argomenti trattati esaurientemente nell'elaborato.
Uno dei propositi centrali di questo studio è effettuare una valutazione finale attendibile sul ruolo e sulla funzione del Quartetto nel processo di pace. Per rendere verificabili tali valutazioni, sono stati tenuti in considerazione, nel corso dell'analisi, alcuni “indicatori quadro” ai quali riferire le attività, le iniziative ed i comportamenti del gruppo diplomatico. Se il Quartetto si configuri realmente come un concreto strumento di diplomazia multilaterale in grado di imporre o di contribuire ad imporre nel futuro prossimo una soluzione bilanciata e permanente del conflitto israelo-palestinese è quindi discusso nelle conclusioni, dove – tra l'altro – si traccerà il bilancio finale su quanto emerso relativamente alla rispondenza delle azioni del Quartetto agli indicatori, che hanno affiancato criticamente ogni passaggio nello sviluppo di questa analisi.
Un altro proposito di questo studio è riuscire ad impostare una valutazione critica, sia sulla dinamica del processo di pace così come si è articolato fino ad oggi, sia sulle possibilità di sviluppo nel prossimo futuro. A questo fine le conclusioni saranno dedicate in parte ad una riflessione su quelle che potrebbero essere le caratteristiche reali di un possibile prossimo scenario di pace che tenga conto delle dinamiche e degli avvenimenti recenti, approfonditi nei quattro capitoli di cui è composto tale studio.
Esso parte proprio dall'inizio della fine del “ciclo di Oslo”, delineando in modo breve e conciso tutti i passaggi e le iniziative che hanno contribuito a costituire il contesto in cui è nato il Quartetto e pertanto, secondo l'argomentazione proposta, in cui si è sviluppato il secondo ciclo di negoziati del processo di pace tra israeliani e palestinesi. Il primo capitolo contiene anche un tentativo di definizione del Quartetto stesso – gruppo di difficile classificazione per via della sua natura composita – ai sensi della Carta delle Nazioni Unite e una serie di considerazioni relative al cosiddetto “Quartetto arabo” che si è recentemente costituito nel 2007.
Nel secondo capitolo l'attenzione è riposta quasi unicamente sulle dinamiche relative alla Road Map. In particolare, si è approfondita la tortuosa genesi di questo piano di pace e la sua effettiva paternità, si sono analizzate le caratteristiche strutturali – valutandone difetti e pregi –, le reazioni delle parti e della comunità internazionale oltre ai falliti tentativi di implementazione.
Il terzo capitolo ripercorre i molti avvenimenti che si sono succeduti tra il lancio della Road Map e la convocazione della Conferenza di Annapolis ed analizza le reazioni del Quartetto e della comunità internazionale a riguardo. L'ultimo paragrafo del capitolo si sofferma invece sui risultati della conferenza e sugli eventi che hanno seguito la sua convocazione fino alla recente visita, a metà maggio 2008, del Presidente americano, George W. Bush, per i festeggiamenti del sessantesimo anniversario della creazione dello Stato di Israele.
L'ultimo capitolo si dedica ad un'analisi comparata fra le proposte di accordo più significative elaborate negli ultimi anni relativamente ai quattro punti caldi di ogni recente trattativa: lo status di Gerusalemme, la definizione del confine del futuro Stato palestinese, la sicurezza dello Stato di Israele e la questione dei rifugiati. Il capitolo ha anche la funzione di sintesi di quanto elaborato nei precedenti capitoli oltre a quella di tracciare un quadro provvisorio sullo stato del processo di pace e prospettare eventuali sviluppi da parte della diplomazia internazionale e delle parti.

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Premessa ~ Desidero esporre brevemente in queste righe alcune tra le scelte ed i contributi che caratterizzano la struttura ed i contenuti di questa analisi. Innanzitutto, è mio personale piacere informare il lettore che questo elaborato beneficia del contributo personale di diversi esperti sulla questione mediorientale che mi hanno consistentemente aiutato a comprendere e descrivere in modo informato e consapevole eventi e considerazioni che non sarebbero stati reperibili ed affrontabili attraverso una normale ricerca bibliografica. In particolare desidero segnalare il contributo essenziale di Noam Chomsky, Professore emerito di linguistica e prolifico politologo americano; di Alexander Costy, Rappresentante delle Nazioni Unite presso l'Ufficio del Rappresentante Speciale del Quartetto, Tony Blair; e di Bassam A.A. Aramin, co-fondatore della ONG “Combatants for Peace” (Combattenti per la Pace), che riunisce – con grande beneficio per una prossima riconciliazione tra i due popoli – refusenik israeliani ed ex combattenti palestinesi che insegnano assieme la necessità di rompere il ciclo di violenza e sangue. Il secondo punto riguarda la scelta di tradurre in lingua italiana le citazioni – altrimenti in inglese – che contribuiscono, in modo sostanzioso, alla completezza di questo lavoro. Secondo la mia percezione, il frequente richiamo alle parole dei protagonisti del processo di pace – se mantenuto in lingua originale – avrebbe compromesso in modo consistente la fluidità e l'accessibilità dell'analisi intrapresa. La traduzione dei contributi riportati è stata condotta con la massima perizia possibile al fine di ottenere un testo estremamente fedele – per lo più attraverso una traduzione letterale – a quello originale. L'ultimo punto di questa premessa riguarda la scelta di escludere dalla cronologia, e dall'elaborato stesso, riferimenti precisi ai maggiori “eventi di sangue” che si sono seguiti nel corso degli ultimi anni. Chiaramente questa decisione non riflette una mancanza di sensibilità verso tali eventi, ma una scelta contenutistica. Pur concentrandomi soprattutto sulle relazioni tra gli stakeholders ad un livello più “istituzionale”, ho comunque ritenuto necessario mantenere in alcune parti dell'elaborato riferimenti alla tragedia in corso, che rappresenta il motivo per cui ho intrapreso uno studio così approfondito sulla questione.

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