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Sporting Mediation - Lo sport nell'integrazione culturale

In questo mio elaborato ho affrontato il tema dello sport come strumento di mediazione interculturale.
Lo sport ha grande capacità d’aggregazione e per questo svolge un ruolo sociale importante: promuove valori come lo spirito di gruppo, la tolleranza, il senso di appartenenza comune e può quindi facilitare l’integrazione e sostenere il dialogo interculturale. Queste caratteristiche hanno portato i sociologi a definirlo sport sociale, ovvero uno strumento di integrazione delle fasce di popolazioni emarginate.
Lo sport può essere uno strumento per il riscatto sociale, ossia di una veloce accettazione da parte della società d’accoglienza, e da questo punto di vista la storia degli atleti di colore negli Stati Uniti fornisce diversi esempi concreti. Può inoltre rappresentare un mezzo di mobilità sociale, quindi di ascesa nella scala sociale, quando si manifesta il passaggio dallo sport dilettantistico al professionismo.
Un altro aspetto su cui mi sono soffermato è quello dello sport nella costruzione dell’identità.
L’appartenenza ad un’associazione, ad club o a una squadra può costituire un forte simbolo d’identità, poiché trasforma gli atleti in attori collettivi che hanno gli stessi obiettivi e condividono interessi comuni, quello che nel linguaggio sportivo viene definito attaccamento alla maglia.
Su larga scala, invece, lo sport diventa segno d’identità nazionale in occasione delle competizioni sportive internazionali come le Olimpiadi e i Campionati Mondiali o Europei, che permettono di manifestare il sentimento nazionale, salvaguardare la propria diversità culturale e di confrontarsi pacificamente con le altre nazioni per dar prova del proprio prestigio.
Per quel che riguarda invece l’indotto dello sport, in un’ottica di tifoserie e supporter i segni identitari sono rappresentati dalla fede sportiva, dalle bandiere, dalle maglie, dalle sciarpe… che forniscono un’identità ben definita. Il rischio maggiore che si corre, dovuto spesso alla mescolanza con l’estremismo politico, è quello della discriminazione e del razzismo.

Il problema del razzismo nello sport è attuale e ancora irrisolto, nonostante le istituzioni sportive europee continuino a prendere provvedimenti per combatterlo.
Ciò mi ha dato lo spunto per risalire storicamente al legame tra sport e razzismo, trovandone l’origine nel colonialismo britannico dell’Ottocento, già basato di per sé su ideologie razziste che presupponevano il diritto-dovere di colonizzare le popolazioni ritenute inferiori. Gli inglesi si servirono di due sport nobili come il cricket nel subcontinente indiano (India, Pakistan, Bangladesh, SriLanka) e del rugby in Sudafrica, Australia e Nuova Zelanda per favorire la civilizzazione di quei popoli. È curioso il fatto che oggi questi due sport siano diventati sport nazionali di questi paesi.
Un altro avvenimento storico interessante in quest’ottica furono le Olimpiadi di Berlino del ’36, organizzate da Hitler per manifestare la superiorità ariana sia dal punto di vista organizzativo che da quello sportivo, ideologia ridicolizzata dal dominio dell’afro-americano Jesse Owens a cui Hitler si rifiutò di stringere la mano per paura di essere immortalato dai fotografi con un nero.

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5 1. La mediazione interculturale dello sport 1.1 Sport e integrazione Dal 1896, anno in cui vennero disputati i primi Giochi Olimpici dell’era moderna, la pratica sportiva ha assunto una dimensione globale tale da diventare oggi un fenomeno economico, politico, mediatico nonché socio- culturale. Lo stesso termine inglese sport, dal francese deportes (“divertimento”) è entrato nel lessico internazionale come termine di uso globale, senza quasi avere sinonimi o altre accezioni. 1 L’immagine stereotipata dell’americano che gioca a baseball (o football, pallacanestro, hockey su ghiaccio che sia), dell’italiano fanatico di calcio, del rugbista neozelandese o del maratoneta etiope sono esempi di come lo sport sia riuscito a radicarsi nelle culture nazionali rappresentandone un forte elemento identitario. La diffusione dello sport su scala mondiale gli conferisce un alto potenziale di raggiungimento della popolazione nonché grande capacità di aggregazione. Lo afferma anche l’Unione Europea, che in diverse sue fonti di diritto sottolinea il ruolo dello sport nel forgiare l’identità, ravvicinare le persone, promuovere valori come lo spirito di gruppo, la tolleranza e la solidarietà, 2 al tal punto da designare l’anno 2004 come «Anno europeo dell’educazione attraverso lo sport». 3 In particolare la Commissione Europea ha riconosciuto allo sport il suo ruolo sociale, in quanto in grado di 1 Cfr. Zoletto D., Il gioco duro dell’integrazione. L’intercultura sui campi di gioco, Milano, Raffaello Cortina Editore, 2010, p. 26 2 Cfr. Consiglio dell’Unione Europea, “Risoluzione del Consiglio e dei ministri della gioventù relativa alla dimensione educativa informale delle attività sportive nei programmi per la gioventù della C.E.” in Gazzetta Ufficiale dell’Unione Europea, 12 gennaio 2000, p. 5 3 Cfr. Parlamento Europeo e Consiglio dell’Unione Europea, “Decisione N. 291/2003/CE che istituisce l’Anno europeo dell’educazione attraverso lo sport 2004” in Gazzetta Ufficiale dell’Unione Europea, 18 febbraio 2003, p.1

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Informazioni tesi

  Autore: Fabrizio Zangara
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2011-12
  Università: Università degli Studi di Milano
  Facoltà: Interfacoltà Scienze Politiche e Lettere e Filosofia
  Corso: Mediazione Linguistica e Culturale
  Relatore: Nicoletta Vallorani
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 42

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