Aborto e contraccezione nella cultura arabo-islamica. La prospettiva del mediatore linguistico-culturale in ambito sanitario.
Il presente studio nasce da una riflessione sull’attuale processo di trasformazione della società italiana in una società multietnica e multiculturale, nella quale si sta affermando la necessità di dotarsi di nuovi strumenti per rapportarsi alle diversità linguistico e culturali degli individui che oggi usufruiscono dei servizi italiani negli ambiti più disparati.
In particolare contesti particolarmente densi di significati culturali come strutture sanitarie quali ospedali e consultori familiari, richiedono in maniera crescente l’introduzione di una figura professionale in grado non solo di abbattere le barriere linguistiche col paziente straniero, ma soprattutto di approcciarsi in maniera corretta al suo universo simbolico.
In tale ottica si colloca la presente analisi che si propone di fornire dei contributi alla comprensione dell’universo culturale che fa da sfondo alle pratiche messe in atto dai singoli individui di cultura arabo-musulmana, intorno alle problematiche dell’aborto e della contraccezione.
Abbiamo analizzato la rappresentazione dell’aborto e della contraccezione nella cultura arabo-musulmana collocandoci in tre diversi contesti: la medicina, l’Islam sunnita e lo stato.
Il primo capitolo, dedicato alla medicina araba medievale e al suo rapporto con la salute femminile, fornisce un quadro dello sviluppo originale delle conoscenze di ginecologia ed ostetricia nell’arte medica araba, con particolare riferimento alla trattazione di aborto e contraccezione in due testi: un trattato del IX secolo del medico andaluso Al-Qurtubi intitolato “Il libro della generazione del feto e del trattamento delle donne incinte e dei neonati” e il celebre “Canone della medicina” di ibn Sina, reperito in lingua araba.
Il secondo capitolo, dedicato alla prospettiva islamica, analizza le principali argomentazioni e prescrizioni su aborto e contraccezione elaborate su base giuridica e teologica in seno alla giurisprudenza musulmana classica (fiqh), a partire dal Corano e dalla sunna.
In particolare è emerso che, dal momento che i Testi sacri non forniscono indicazioni chiare ed esplicite circa la liceità di aborto e contraccezione, l’elaborazione della dottrina islamica su questi temi è risultata complessa, dando esiti molto eterogenei nelle diverse scuole giuridiche.
Particolare attenzione è dedicata poi alla posizione del filosofo e giurista šafi’ita al-Ġazali, dal momento che la sua dissertazione costituisce la prima analisi interpretativa dettagliata sul tema della contraccezione.
Il terzo capitolo si occupa della legislazione in materia di aborto attualmente in vigore in Algeria, Marocco e Tunisia. La scelta di questi tre paesi è motivata, oltre che da una serie di considerazioni sulle componenti degli attuali flussi migratori verso il nostro paese, dalla presenza di alcune caratteristiche comuni, quali il periodo di dominazione coloniale francese e la diffusione della scuola giuridica malikita che si distingue come la più rigorista in materia di aborto.
Il rapporto tra diritto positivo degli stati e quanto prescritto dal diritto islamico e da quello coloniale ha portato ad esiti differenti nei singoli paesi dipendendo da una serie di fattori quali: il processo di decolonizzazione, la classe politica al potere, la crescita demografica, il rapporto tra interessi politici, religione e modernità e la definizione dei ruoli di genere. In particolare indicatori di quest’ultimo fattore sono le rispettive legislazioni in materia di diritto di famiglia e statuto personale, brevemente analizzate alla fine del capitolo.
All’interno del quadro descritto, è emerso che Marocco e Algeria attuano una politica restrittiva, consentendo l’aborto solo ai fini della salvaguardia della salute della madre.
La Tunisia si distingue invece come il paese più liberale in quanto attualmente autorizza il libero ricorso all’aborto, terapeutico o sociale, praticato nei primi tre mesi di gravidanza. Ciò è da ricondurre al radicale processo di riforma che la Tunisia ha messo in atto nella direzione di una più equa definizione dei ruoli di genere.
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Informazioni tesi
Autore: | Laura Parmisciano |
Tipo: | Laurea I ciclo (triennale) |
Anno: | 2007-08 |
Università: | Università degli Studi di Milano |
Facoltà: | Interfacoltà: Lettere e Filosofia - Scienze Politiche |
Corso: | Scienze della mediazione linguistica |
Relatore: | Jolanda Guardi |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 81 |
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