Gli anglicismi nel linguaggio pubblicitario della moda: un saggio da ''Elle Italia''

2 Introduzione Il presente elaborato mira a ricercare e analizzare l’uso degli anglicismi nel linguaggio pubblicitario della moda in Italia. Ho scelto di analizzare alcuni testi estrapolati da due fascicoli della rivista Elle Italia per studiare e cercare di capire l’uso, o meglio, l’abuso delle parole inglesi all’interno di testi in italiano. Il primo capitolo è incentrato sul concetto di anglicismo e sulle sue caratteristiche, descrivendo le sue varie forme: dalle parole prese in prestito adattate foneticamente e morfologicamente alla nostra lingua, a quelle riprese integralmente dalla lingua originale. Continuo con mostrare la differenza tra inglese britannico e inglese americano, riportando e spiegando le varie caratteristiche di ognuno e quali effetti si riversano sul parlante italiano. Il capitolo si conclude con l’analisi di alcuni fenomeni come le sigle, le parole-macedonia e simili. Il secondo capitolo ripercorre un tratto di storia più recente degli anglicismi, partendo da un periodo storico preciso in cui i prestiti dall’inglese, osteggiati dai puristi, iniziarono a moltiplicarsi nel corso del Settecento. Fino ad arrivare al Novecento, cioè agli anni in cui, con l’avvento della televisione, della radio, delle riviste pubblicitarie e di Internet, gli anglicismi guadagnano campo giorno dopo giorno sempre di più, soprattutto nell’ambito dei linguaggi settoriali. Il terzo capitolo è dedicato alla nascita, all’evoluzione e alle varie metodologie della pubblicità in termini di seduzione e persuasione dell’utente tramite tecniche ben precise: dalle caratteristiche del linguaggio alle strategie visive tramite immagini ben strutturate e pianificate, al fine di sorprendere e persuadere il destinatario del messaggio. Per concludere, ho analizzato un piccolo campione di 115 anglicismi tratti da due fascicoli di una rivista di moda, Elle Italia.