La forma dell'acqua. Progetto per la valorizzazione del complesso termale S. Venera di Acireale (CT) tra conservazione e innovazione
La forma dell’acqua. Questa espressione, contenente al suo interno un’evidente contraddizione, costituisce il fulcro concettuale della presente tesi. L’acqua è uno degli elementi in natura che non presenta alcun tipo di forma propria e che si impossessa della forma di ciò che la contiene. La tesi affronta questo tema progettuale attualizzando e valorizzando la forma che l’acqua ha assunto nel complesso termale S. Venera di Acireale (CT), edificio a destinazione specialistica realizzato negli ultimi decenni dell’Ottocento, che purtroppo si trova da tempo in totale stato di abbandono.
“L’acqua è il principio di tutte le cose”. Il filosofo Talete già tra il VII e il VI secolo a.C. aveva colto l’importanza vitale dell’acqua, intesa come fonte e sostanza della realtà. In effetti l’acqua è considerata elemento cardine sia per la sussistenza dell’uomo che per lo sviluppo della civiltà. La presenza dell’acqua, infatti, ha da sempre influenzato e favorito la nascita di molti insediamenti. Inoltre l’uomo, sin dall’antichità, ha considerato l’acqua un elemento sacro, un dono degli dei, poiché dotata di virtù “magiche” capaci di garantire protezione e guarigione dalle malattie, come testimoniato da numerosi miti e leggende relativi alla guarigione di malattie dell’anima e del corpo ad opera di acque miracolose. L’acqua quindi, grazie alle sue proprietà terapeutiche, è sempre stata legata alla cultura del benessere sia fisico che psichico dell’uomo, di conseguenza costituisce l’elemento fondante di un complesso termale, del quale influenza e domina la percezione dei luoghi e dello spazio. Risulta impossibile scindere, nel termalismo, inteso come architettura dell’acqua, l’aspetto più tecnico, legato alle cure mediche, dall’approccio spirituale.
Il benessere socio-economico della città di Acireale da sempre è stato legato alla valorizzazione della risorsa acqua, custodita nella sorgente di Santa Venera al Pozzo, località che ospita tuttora l’area archeologica delle antiche terme romane. Bisogna considerare però che fin dal progetto originario per il centro termale ottocentesco l’acqua non era visibile una volta entrati nell’edificio e lo scopo che le veniva attribuito era solamente di ordine funzionale. Essa, infatti, era sfruttata attraverso l’utilizzo di appositi macchinari e di vasche individuali per scopi propriamente terapeutici. L’ipotesi progettuale elaborata muove dall’intento di celebrare l’importanza delle acque naturali provenienti dalla sorgente, non solo per le loro qualità curative, già ampiamente note, ma anche dal punto di vista simbolico: l’acqua assume un ruolo da protagonista nelle nuove terme, prende forma all’interno del suo contenitore divenendo un elemento cardine della progettazione dello spazio architettonico, un filo conduttore dell’intero progetto di valorizzazione.
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Informazioni tesi
Autore: | Tiziana Cataldo |
Tipo: | Tesi di Laurea Magistrale |
Anno: | 2014-15 |
Università: | Università degli Studi di Catania |
Facoltà: | Ingegneria |
Corso: | Ingegneria Edile Architettura |
Relatore: | Angela Moschella |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 148 |
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