Indicatori di paleopatologia in un campione scheletrico di Serramanna
Durante il mio lavoro di tesi, svolto presso il Laboratorio di Antropologia scheletrica del Museo Sardo di Antropologia ed Etnografia, mi è stato affidato il compito di esaminare 100 ossa postcraniali appartenenti alla “serie scheletrica di Serramanna”.
Il campione scelto, riferito alla popolazione che viveva a Serramanna intorno al 1800-1850, è costituito da ossa lunghe di arto superiore ed inferiore ripartite in 20 radi, 20 ulne, 20 omeri, 20 tibie e 20 femori. Come numero di catalogo si parte dal numero MSAE 7900 fino al numero MSAE 7999 (da me siglate durante l’attività di tirocinio). Il campione è a prevalente composizione maschile ( 59 maschi, 39 femmine e 2 di sesso indeterminato) . Inoltre, essendo costituto da ossa disarticolate, è stata eseguita una stima della numerosità del campione; secondo tale stima (ottenuta calcolando il NMI), gli individui che sicuramente sono presenti sono 20.
Su tutte le ossa è stata condotta un’accurata analisi paleopatologica delle superfici ossee con il fine di individuare e descrivere le lesioni elementari, o indicatori di paleopatologia. E’ opportuno precisare che l’osso non è un’unita statica del nostro corpo, ma va incontro a continui cicli di formazione e riassorbimento, il cui disequilibrio e la modifica della struttura dell’osso stesso rappresentano uno specchio delle condizioni ambientale, dello stato di salute e degli stress a cui è sottoposto in vita. Per questo motivo l’osso viene anche denominato “archivio biologico”.
Dall’analisi degli indicatori di paleopatologia è emerso che gli individui si trovavano ipoteticamente, in vita, in un buono stato di salute in quanto le patologie emergenti sono soprattutto patologie articolari (osteoartrosi, frequenza del 53% nel campione) localizzate a livello delle superfici ossee coinvolte nei movimenti articolari, patologie ossee infiammatorie (osteoperiostite, frequenza del 28% nel campione) localizzate a livello della diafisi delle ossa (con una frequenza dell’80 % solo nelle tibie) e frattura traumatiche (frequenza del 3 %).
Lo studio parallelo degli stress bioattitudinali, in corrispondenza delle inserzioni muscolari, ha fornito una testimonianza del fatto che queste patologie riflettono l’intensa attività lavorativa alla quale erano sottoposti gli individui di questo ambiente rurale della Sardegna.
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Informazioni tesi
Autore: | Valentina Balia |
Tipo: | Laurea I ciclo (triennale) |
Anno: | 2013-14 |
Università: | Università degli Studi di Cagliari |
Facoltà: | Scienze Naturali |
Corso: | L-32 |
Relatore: | Elisabetta Marini |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 49 |
FAQ
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