Appunti per un'Orestiade africana di Pier Paolo Pasolini
Un progetto di tesi su gli Appunti per un’Orestiade africana non può prescindere dal genere filmico, tutt’altro che codificato, a cui la critica specializzata ha ascritto l’opera di Pier Paolo Pasolini fin dalla sua prima proiezione: si è parlato di documentario, di reportage, di mediometraggio d’inchiesta, ma la definizione “film su un film da farsi” fornita dallo stesso autore sembra la più adatta a rivelare con quale spirito, nel 1969, il poeta e regista friulano si avvicinava alla rilettura di Eschilo in forma cinematografica.
È proprio sul tentativo di classificazione che, dopo un breve resoconto biografico, questo lavoro si concentra: l’obiettivo è quello di consegnare un contributo – seppur in forma sintetica e dal carattere introduttivo – a coloro che intendano avvicinarsi allo studio del film «più nascosto di Pasolini». Dopo un’analisi “scena per scena” verrà valutata quantitativamente e qualitativamente l’accoglienza che i quotidiani e periodici nazionali hanno destinato alla pellicola pasoliniana, per poi soffermarsi sulle ragioni artistiche e i propositi culturali che hanno ispirato l’ambientazione della trilogia eschilea sul suolo africano.
Al fine di fornire un punto di vista quanto più esteso sul rapporto tra autore antico e autore moderno non si sono potute tacere le conseguenze del loro primo incontro – la traduzione dell’Orestiade che Pasolini affrontò nel 1959 – riverberatesi fino a condizionare in modo decisivo il modello interpretativo che soggiace al film.
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Informazioni tesi
Autore: | Rocco Arienti |
Tipo: | Diploma di Laurea |
Anno: | 2007-08 |
Università: | Università degli Studi di Milano |
Facoltà: | Lettere e Filosofia |
Corso: | Scienze dei beni culturali |
Relatore: | Marina Cavalli |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 72 |
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