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Il Regime di Non-Proliferazione Nucleare. Il Ruolo dell'Unione Europea e La Questione Nucleare Iraniana.

La paura della bomba atomica diede inizio al primo programma nucleare; in seguito, il prestigio e il “fascino” legato alla incredibile energia sprigionata da quest’arma spinsero i leader politici a fabbricare arsenali militari sempre più vasti. Oggi, la paura di un attacco con tali armamenti da parte di terroristi, gruppi non statali o da parte di altri Paesi fa della proliferazione nucleare una minaccia primaria alla sicurezza di molti Paesi del mondo.
Tuttora svariati Stati dispongono di vasti arsenali e sviluppano nuove e più sofisticate armi nucleari; i leader politici in altre nazioni, motivati dalle loro percezioni di sicurezza, così come dal desiderio di acquisire prestigio e potere attraverso lo “status nucleare”, desiderano tali armamenti, nonostante abbiano rinunciato in passato a sviluppare programmi nucleari militari.
Il presente lavoro ha come oggetto il regime delle armi nucleari; esso ripercorre l’evoluzione storica, la teoria e l’attuale scenario della non proliferazione nucleare, analizzandola tramite gli strumenti propri del diritto, senza trascurare il ruolo della politica internazionale, circa il perenne dibattito sul ruolo delle armi nucleari.
Per facilitare la comprensione dei temi che verranno discussi, si rende necessaria qualche premessa sull’energia nucleare e sugli armamenti nucleari. Inoltre, risulta utile introdurre una breve analisi dei fenomeni della fissione nucleare, così come il ciclo del combustibile e i tipi di reattore nucleare (capitolo I).
Successivamente, l’inquadramento del tema della non proliferazione nucleare dal punto di vista storico permetterà di meglio affrontare l’analisi dell’attuale assetto giuridico ed istituzionale del regime internazionale (capitolo II).
I primi due capitoli di questa ricerca mettono in evidenza l’evoluzione storica, sia della scienza e della tecnologia nel settore dell’energia nucleare per scopi militari, sia degli sforzi e del contributo degli Stati per contenere, e possibilmente fermare, la diffusione di armi nucleari.
Nel capitolo III si focalizza l’attenzione sulla questione della liceità degli armamenti nucleari nel diritto internazionale in generale, e nel parere consultivo della Corte Internazionale di Giustizia del 1996, in particolare, il cui dispositivo appare a molti “nebuloso”. In questo dibattito interagiscono altri fattori, non giuridici ma politici, economici e tecnologici, che verranno presi in considerazione in riferimento al contributo al dibattito sul cosiddetto “dilemma nucleare”.
Infine, il capitolo IV propone un caso-studio, quella relativo all’ormai quinquennale contenzioso sul programma di ricerca nucleare della Repubblica Islamica dell’Iran ed il ruolo che in esso ha assunto l’Unione Europea, tramite gli strumenti a sua disposizione nell’ambito della Politica Estera e di Sicurezza Comune. Per l’Unione Europea, la questione nucleare iraniana ha significato un primo ed importante “banco di prova”, non solamente per l’attuazione della sua strategia “multifunzionale” contro la proliferazione di armi di distruzione di massa, ma anche riguardo ad una effettiva politica estera europea comune.
Da ultimo, la conclusione propone alcune osservazioni critiche personali riguardo alla molteplicità degli aspetti sottesi al problema della proliferazione nucleare.

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PREMESSA Nell’ambito delle relazioni internazionali, il tema della non proliferazione nucleare appare come un terreno d’osservazione che ben si presta ad uno studio multidisciplinare. Nella trattazione che segue adotterò un doppio approccio, al fine di acquisire un quadro completo delle cause e dei motivi della diffusione degli armamenti nucleari. Se, da un lato, il parere consultivo della Corte Internazionale di Giustizia del 1996 sulla questione della liceità della minaccia o dell’uso di armi nucleari sembrerebbe propendere per una illegittimità dell’uso di tali mezzi di distruzione di massa, dall’altro, nelle effettive relazioni tra Stati, la prassi ed il comportamento attuale di alcuni Paesi portano nella direzione opposta, cioè lasciano intravedere un loro possibile, seppur limitato, utilizzo. Il parere della Corte e, di conseguenza, il diritto internazionale contemporaneo, non dà una risposta certa nel momento in cui si dichiara che “la Corte non può concludere definitivamente se la minaccia o l’uso di armi nucleari sia lecita o illecita in una circostanza estrema di autodifesa, in cui sia in gioco la sopravvivenza stessa di uno Stato”. 1 Credo che questa proposizione rifletta il problema fondamentale del diritto internazionale attuale, ossia il problema di capire il ruolo dello Stato in un sistema che riconosce il medesimo come fonte di tutte le regole e, allo stesso tempo, come interprete di tali regole a livello transnazionale. Così facendo, la Corte mette sullo stesso piano i principi della sopravvivenza dello Stato e quelli di giustizia, di pace e dei diritti umani. In altre parole, il diritto internazionale contemporaneo risulta “imbrigliato” tra due distinti schemi di valore: il primo che vede l’ordine mondiale come un complesso di relazioni tra Stati sovrani, e l’altro, come un sistema che considera le regole transnazionali come svincolate dal potere degli Stati. Il caso delle armi nucleari risulta molto interessante, poiché enfatizza il conflitto tra questi due distinti schemi di valore, senza offrire risposte soddisfacenti. 5 1 Legality of the Threat or Use of Nuclear Weapons, General List No. 95 (Advisory Opinion of July 8, 1996), para. 105 (2) (E), in L. Boisson de Chazournes e P. Sands, International Law, the International Court of Justice and Nuclear Weapons, Cambridge, 1999, p. 545.

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Parole chiave

iran
non-proliferazione nucleare
trattato di non-proliferazione nucleare
nucleare
armamenti
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energia nucleare
bomba atomica
nuclear proliferation
proliferazione
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