Il trattamento dei membri di organizzazioni terroristiche internazionali con particolare riguardo al ''caso Guantanamo''
La presente tesi ha preso spunto dall’acceso dibattito in corso tra i giuristi sul trattamento cui hanno diritto le persone accusate di appartenere all’organizzazione terroristica internazionale al Qaeda, catturate e detenute nella base militare statunitense a Guantanamo, Cuba.
Sin dall’inizio delle operazioni militari in Afghanistan (operazione Enduring Freedom), centinaia di persone, tra cui i membri del regime talebano e altri individui sospettati di collusione a vari livelli con il terrorismo internazionale, sono state catturate dalle forze afghane anti-Talebane e dalle forze armate statunitensi. Nel gennaio 2002, il Governo statunitense ha cominciato a trasferire gruppi di prigionieri detenuti nelle basi militari in Afghanistan a Camp X-Ray, campo di prigionia provvisorio situato nella base navale statunitense di Guantanamo, a Cuba. Ai sospetti “terroristi” catturati durante il conflitto armato in Afghanistan si sono in seguito aggiunti altri individui, sempre sospettati di terrorismo internazionale, catturati in altri Paesi, indipendentemente dal conflitto armato afghano.
Le condizioni del trasferimento dei prigionieri e le condizioni dell’internamento hanno suscitato polemiche presso l’opinione pubblica internazionale e sollevato perplessità presso alcuni Governi, a causa della manifesta violazione del principio di umanità del diritto internazionale.
Gli Stati Uniti giustificano queste palesi violazioni del diritto internazionale, nonché del diritto costituzionale statunitense, ritenendo di essere, dall’11 settembre 2001, implicati in un’inedita tipologia di conflitto armato: “la guerra contro i terroristi internazionali”. Secondo l’Amministrazione statunitense, trattandosi non di un conflitto internazionale tradizionale, ma di un conflitto contro un nemico impalpabile, invisibile, sostengono che le norme del diritto internazionale umanitario esistenti siano ormai desuete, obsolete, inadatte a fronteggiare un nemico la cui esistenza non poteva essere prevista nel 1949, quando sono state adottate le quattro Convenzioni di Ginevra, il corpus principale del diritto internazionale umanitario.
In questa tesi ci occuperemo in particolar modo dello status e del trattamento dei membri di al Qaeda. È infatti la condizione dei membri di tale organizzazione terroristica che sembra sollevare maggiori problematiche. In sostanza, se sotto questo profilo la nostra indagine appare più ristretta rispetto al dibattito in corso sulla condizione giuridica delle persone detenute a Guantanamo, essa si rivela in ultima analisi più ampia in quanto volta in generale a ricostruire quale sia il trattamento dovuto, in base al diritto internazionale umanitario consuetudinario e convenzionale e alle norme sui diritti umani, a tutte le persone detenute e sospettate di appartenere ad una qualsiasi organizzazione terroristica internazionale.
La nostra indagine proseguirà con l’analisi del Military Order del 13 novembre 2001 e delle relative istruzioni, con le quali il Presidente degli Stati Uniti ha adottato alcune misure per la detenzione e l’eventuale processo di individui, esclusivamente stranieri, “presuntivamente coinvolti a qualunque livello” in attacchi terroristici, o in progetti di attacchi contro gli Stati Uniti o i suoi cittadini. Ai sensi di tale ordinanza qualunque individuo che non sia cittadino statunitense (in violazione del principio di non discriminazione sulla base della nazionalità) e che il Presidente degli USA dichiari con disposizione formale di ritenere “un terrorista internazionale” sarà soggetto esclusivamente alla giurisdizione di Commissioni militari nominate ad hoc dal Segretario della Difesa. Nella conduzione di eventuali processi e nella raccolta delle prove, tali commissioni dovranno applicare speciali regole di procedura stabilite in via generale dalla stessa ordinanza.
Nonostante le garanzie che vengono accordate all’imputato, tra cui la presunzione di innocenza, il diritto a controesaminare i testimoni dell’accusa, di presenziare ad ogni udienza del giudizio, i principi del ne bis in idem e del nullum crimen, nulla poena sine lege, diano un’apparenza di equo processo, in realtà queste vengono controbilanciate dalla disparità tra accusa e difesa e, ancor più, dalla totale dipendenza di suddette commissioni dall’esecutivo statunitense, violando in maniera flagrante i requisiti di competenza, imparzialità e indipendenza di un tribunale.
Infine, esamineremo l’altro espediente adottato dagli Stati Uniti per giustificare il buco nero giuridico e morale di Guantanamo, consistente nell’affermare che, essendo Guantanamo in territorio cubano, quindi non sottoposto a sovranità americana, le autorità statunitensi non sono tenute ad osservare il diritto costituzionale statunitense e le norme di diritto internazionale cui sono vincolate.
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Informazioni tesi
Autore: | Veronica Sgatti |
Tipo: | Tesi di Laurea |
Anno: | 2003-04 |
Università: | Università degli Studi di Firenze |
Facoltà: | Scienze Politiche |
Corso: | Scienze Politiche |
Relatore: | Marina Spinedi |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 338 |
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