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Il terrorismo aereo ed il diritto internazionale attuale

La presente ricerca è dedicata essenzialmente al fenomeno del terrorismo aereo. La scelta di restringere l'indagine a questa forma di terrorismo internazionale è stata dettata, oltre che dall'attualità dell'argomento, anche dalla necessità di delimitare un problema che si è concretamente manifestato in modi differenti, dando luogo ad atti molteplici ed eterogenei. Il fatto che l'aviazione civile sia stata fin dall'inizio uno degli obiettivi più frequentemente colpiti dal terrorismo e che il verificarsi di dirottamenti aerei, atti di sabotaggio o attentati negli aeroporti sembri di per sé ledere gli interessi di più Stati e della comunità internazionale nel suo complesso sono stati ulteriori fattori che hanno spinto a prediligere questa particolare prospettiva.
Lo scopo di questo lavoro è allora quello di esaminare il contenuto degli strumenti normativi attualmente previsti nel diritto internazionale per fronteggiare il terrorismo aereo, nonché di analizzare le varie misure che gli Stati hanno in pratica adottato per reprimere quegli atti di terrorismo che hanno direttamente coinvolto l'aviazione civile. Un'indagine del genere sembra tanto più necessaria alla luce degli avvenimenti recenti, dal momento che fin dai giorni immediatamente successivi agli attentati dell'11 settembre, nel quadro del dibattito generale che si è sviluppato intorno a quei fatti e alle conseguenti azioni e iniziative intraprese sul piano internazionale, ci si è anche interrogati sulla capacità degli strumenti normativi esistenti a livello internazionale di garantire un'efficace repressione del terrorismo internazionale e sull'impatto che quegli avvenimenti potranno avere sullo sviluppo del diritto internazionale.

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INTRODUZIONE Gli attentati contro gli Stati Uniti dell'11 settembre scorso, che hanno visto l'utilizzo di alcuni aerei civili come bombe lanciate sulle Torri gemelle e sul Pentagono, hanno riportato in primo piano la minaccia del terrorismo internazionale 1 . Una minaccia che, fin dal momento in cui quelle drammatiche immagini sono state trasmesse in diretta dalle televisioni di tutto il mondo, è stata percepita come avente caratteristiche completamente nuove rispetto al passato. Per la prima volta, infatti, un gruppo di dirottatori, trasformatisi in piloti kamikaze, ha spazzato via in un istante migliaia di vite innocenti ed è riuscito a "paralizzare" la prima potenza militare esistente a livello mondiale. Nello stesso tempo, quei terribili attacchi sarebbero stati preparati attraverso un'azione coordinata tra diverse cellule terroristiche sparse per il mondo e con l'appoggio più o meno attivo di un imprecisato numero di Stati. Senza precedenti sarebbe stata anche la risposta che gli Stati Uniti e la comunità internazionale nel suo complesso hanno adottato nel periodo successivo. Per la prima volta, infatti, una vera e propria guerra è stata dichiarata ai terroristi e agli Stati che li appoggiano o li aiutano, primo tra tutti l'Afghanistan, e molteplici sono state le misure poste in essere a livello interno e internazionale, unilateralmente o nel quadro di 1 Martedì 11 settembre 2001, data che probabilmente rimarrà ben impressa nella mente di varie generazioni, alle ore 8,45 un boeing 767 dell'American Airlines, partito dall'aeroporto Logan di Boston e dirottato da un gruppo di terroristi, si schiantava contro la Torre Nord del World Trade Center di New York. Diciotto minuti più tardi un altro aereo della United Airlines colpiva la Torre Sud. Meno di un'ora dopo, mentre le due torri si afflosciavano in una nube di polvere e detriti, un boeing 757 dell'American Airlines, anch'esso in mano ai terroristi, si dirigeva contro il Pentagono, distruggendone un'intera ala. Alle ore 10,10 un quarto aereo, un jumbo della United Airlines, anch'esso dirottato e presumibilmente diretto contro la Casa Bianca, precipitava in un'area disabitata a 80 Km da Pittsburgh, in Pennsylvania. La responsabilità degli attentati, che causarono la morte di quasi cinquemila persone, fu attribuita ad Osama bin Laden, il miliardario saudita che guidava la rete terroristica di Al Qaeda, con il presunto appoggio del regime talebano in quel momento al potere in Afghanistan.

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