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Economia e politica del settore televisivo in Italia

Obiettivo del presente elaborato è quello di tracciare un quadro del settore televisivo italiano, ponendo l'attenzione sulle questioni economiche che ne hanno segnato l'evoluzione, in particolare nel corso degli ultimi anni.
Pertanto sono stati evidenziati i profili concorrenziali, relativamente alla presenza di barriere all'ingresso del mercato ed agli assetti che si sono sin qui consolidati; quelli normativi, con un excursus sulla storia della legislazione italiana; quelli dell'evoluzione tecnologica, con particolare attenzione alle ricadute che essa genera sulla questione della concorrenza e sul pluralismo, inteso come possibilità di accesso all'informazione sia in forma attiva che passiva.
L'analisi è stata condotta considerando le varie tecniche trasmissive, pur tenendo conto delle possibilità di concorrenza tra le diverse piattaforme, anziché optare per una dicotomia tra la televisione gratuita e quella a pagamento. Questa scelta è stata dettata dalla circostanza che, allo stato attuale, la televisione gratuita è sostanzialmente coincidente con quella analogica terrestre, laddove quella a pagamento vede il largo predominio dell'unico operatore in tecnica digitale satellitare, con alcune offerte di IPTV che tendono a replicarne i contenuti, mentre la televisione digitale terrestre rappresenta una realtà “in divenire”, destinata a soppiantare nel corso di alcuni anni quella analogica.
Si è pertanto proceduto a descrivere:
- Lo stato del settore, con attenzione alla struttura dei mercati, individuandone gli anelli della filiera, la struttura delle società che lo compongono, la natura dei ricavi, i livelli di concentrazione delle quote di audience e di raccolta pubblicitaria;
- l'evoluzione legislativa, con particolare attenzione ai limiti antitrust introdotti dalle normative che si sono susseguite, soprattutto in ordine alla normativa vigente ed alla proposta di riforma presentata dall'attuale Governo;
- il ruolo svolto dalla concessionaria di servizio pubblico nel delinearsi degli assetti concorrenziali sin qui maturati, individuando possibili variazioni dei suoi obiettivi;
- il quadro della transizione alla tecnica digitale terrestre, con le possibili prospettive del settore, il suo stato attuale ed i rischi di una prosecuzione del “duopolio analogico” in assenza di interventi legislativi sull'assetto delle reti;
- il “quasi-monopolio” di Sky, piattaforma unica della televisione satellitare, ripercorrendo la storia della fusione degli operatori Stream e Telepiù e le decisioni dell'Antitrust italiano ed europeo sulla questione;
- l'avvento della “IPTV”, che introduce il protocollo internet come tecnica trasmissiva del futuro, e gli scenari dettati dall'affacciarsi di nuove modalità di fruizione dei contenuti televisivi.
- Infine, nell'ultimo capitolo, sono state illustrate alcune proposte, in particolare quelle formulate dall'Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato, volte a migliorare in maniera “strutturale” gli assetti concorrenziali e la contendibilità del mercato, ed a modificare la natura del servizio pubblico.

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3 1. Il quadro del settore televisivo italiano 1.1: L'indagine conoscitiva dell'Autorità Garante della Concorrenze e del Mercato: cenni introduttivi Il mercato televisivo italiano, nei suoi due versanti della raccolta pubblicitaria e della fornitura di contenuti, è caratterizzato da una elevata concentrazione, termine col quale si intende l’ammontare di quote di mercato in mano ai principali operatori in rapporto al totale. È tale presupposto fattuale che spinge l’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato, nel maggio 2003, ad aprire una indagine conoscitiva relativa al settore televisivo. Infatti – si legge nel documento che accompagna l’apertura dell’indagine – A fine 2001 la quota dei primi due operatori televisivi nazionali, espressa in termini di quote di telespettatori, era pari a circa il 90%, a fronte del 74% in Francia, del 66% in Germania, del 65% in Gran Bretagna e del 54% in Spagna”¹. È quindi evidente che il livello concorrenziale del mercato televisivo sia ad un livello “non soddisfacente”, caratterizzata da una una struttura di mercato duopolistica, con la presenza di elevate barriere all’ingresso. Tale situazione ha finito col dar vita ad un mercato “poco dinamico e caratterizzato da un basso grado di innovazione”, in cui tuttavia non mancano le condizioni per un futuro di maggiore apertura e competizione: l’opportunità è rappresentata dal passaggio, che sta gradualmente avvenendo, dallo standard analogico alla tecnica di trasmissione digitale. Ma – conclude il documento introduttivo – affinché l’introduzione di tale standard trasmissivo esplichi i propri effetti sul processo concorrenziale del settore televisivo, determinando un incremento del numero degli operatori televisivi nazionali e una più equilibrata distribuzione delle quote di mercato, risultano di cruciale importanza le modalità ed i tempi con cui il settore televisivo, ed in particolare il mercato della raccolta pubblicitaria su mezzo televisivo e quello delle reti per la trasmissione del segnale televisivo, “si apriranno al gioco della concorrenza”. Per queste ragioni, l’Autorità vara la propria indagine sul settore televisivo con particolare riferimento al mercato a monte delle reti per la trasmissione del segnale televisivo, a quello a valle della raccolta pubblicitaria su mezzo televisivo ed agli altri servizi connessi tra i quali figura il mercato della rilevazione degli indici di ascolto televisivo. L’indagine si chiude diciotto mesi più tardi, nel novembre del 2004, dopo aver individuato diversi fattori che fungono da freno al dispiegarsi di un soddisfacente

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