Il rating e l'evoluzione del rapporto Banca-Impresa
L'elaborato analizza l'incidenza degli Accordi di Basilea ed, in particolare, di Basilea II e l'introduzione del rating, nella dinamica del rapporto tra sistema imprenditoriale e creditizio, definendo le maggiori competenze in materia di pianificazione strategica e di comunicazione economico-finanziaria richieste, in particolar modo, alle PMI, che costituiscono oltre il 99% tessuto produttivo italiano. Parliamo di aziende caratterizzate da una struttura societaria orientata al modello del "family business", la cui principale, o meglio, unica fonte di finanziamento è rappresentata dal capitale di debito di matrice bancaria. Ne consegue che, i mutamenti regolamentari del sistema creditizio relativi agli ultimi decenni, hanno trasformato, in maniera sostanziale, anche il rapporto con il sistema imprenditoriale. In tale contesto, assumono un ruolo rilevante gli Accordi di Basilea. L'innovazione principale di Basilea II è rappresentata dal "rating", che può essere definito come l'insieme delle procedure di analisi e calcolo mediante le quali è possibile ottenere valutazioni specifiche, nella forma di un codice alfanumerico, del merito creditizio dei singoli affidati.L'evidenza empirica mostra che Basilea II ha determinato una maggiore trasparenza nel legame tra probabilità di default delle imprese e pricing del credito applicato dalle banche, con conseguente aumento dell'efficienza complessiva nel mercato del credito. Tale aspetto ha però determinato, negli ultimi anni, una riduzione complessiva dei finanziamenti erogati alle imprese di piccole e medie dimensioni. I critici ritengono che il motivo fondamentale di tale credit crunch sia la standardizzazione e l'approccio molto quantitativo imposto dai modelli di rating, che ignorano i fattori di natura qualitativa, alla base del vantaggio competitivo delle PMI, e che possono essere considerati solo attraverso un rapporto relazionale di lungo termine tra banca ed impresa. Allo stesso tempo è necessario considerare che la maggior parte delle PMI italiane è caratterizzata da una elevata "opacità informativa" che ne ha, senza dubbio, compromesso l'accesso al credito. L'Accordo Basilea III introduce ulteriori requisiti di patrimonializzazione, volti ad incrementare qualità e livello della base patrimoniale; uno standard di leva finanziaria (LR), misure anticicliche per ridurre la "prociclicità" delle regole prudenziali, come il buffer anticiclico. Sono altresì previsti requisiti di liquidità quali LCR e NSFR. A differenza di Basilea II che, con l'introduzione dei sistemi di rating, ha influenzato anche i comportamenti e le attività delle imprese, il nuovo Accordo coinvolge solo le banche. Secondo i critici, l'iper-regolamentazione di Basilea III, se da un lato renderà complessivamente stabile, solido e sicuro il sistema bancario, dall'altro determinerà inevitabilmente un aumento del costo del denaro e riduzione dell'ammontare del finanziamento erogabile, in particolare alle imprese di piccole dimensioni. Al di là degli aspetti regolamentari e delle relative conseguenze,occorre tuttavia riflettere sull'adeguatezza di un sistema produttivo basato su imprese di piccole e medie dimensioni. Infatti, in un'ottica europea e mondiale di stampo neoliberista e con mercati fortemente globalizzati, esso appare quanto mai obsoleto, ed incapace di sostenere la crescente competizione internazionale. Quindi il razionamento del credito, determinato dall'iper-regolamentazione degli Accordi di Basilea, risulta potenzialmente deleterio per le imprese che non hanno investito gli utili conseguiti per favorire una crescita dimensionale e l'internazionalizzazione, l'accesso a settori innovativi ed l'acquisizione di un rating. Appare quindi necessaria una rinnovata visione strategica di lungo periodo da parte delle imprese italiane, chiamate all'integrazione nel contesto internazionale. Al tempo stesso, occorre riqualificare gli istituti di credito, imponendo ulteriori vincoli alle attività di carattere speculativo e vigilando sulla concreta destinazione al finanziamento dell'economia reale delle risorse monetarie reperite, a basso costo, dalle banche presso gli istituti di credito centrali. Infine, appare quanto mai attuale una seria riflessione sull'adeguatezza del sistema economico europeo al quale l'Italia, attraverso la firma di vari trattati internazionali, ha scelto di aderire; le caratteristiche del sistema produttivo italiano risultano, infatti, incompatibili con le richieste e la visione di politica economica imposta da decisioni di organi sovranazionali. A tal proposito, è inevitabile considerare la possibilità di ripristinare una sovranità regolamentare che valorizzi le caratteristiche peculiari delle imprese nazionali, quali la vocazione alle esportazioni e la produzione di beni di elevata qualità, permettendo di riacquisire la competitività persa a partire dalla fine degli anni novanta del secolo scorso.
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Informazioni tesi
Autore: | Donato Martone |
Tipo: | Laurea I ciclo (triennale) |
Anno: | 2013-14 |
Università: | Seconda Università degli Studi di Napoli |
Facoltà: | Economia |
Corso: | Scienze economiche |
Relatore: | Mario Mustilli |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 69 |
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