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Europa e media: un rapporto complesso

Negli ultimi anni la comunicazione è divenuta per l'Unione europea, e in particolare per la Commissione, una priorità assoluta. Ciò è avvenuto a seguito della ricerca sempre maggiore di consenso e legittimazione popolare verso l'esistenza delle istituzioni europee e, più in generale, per il processo d'integrazione europea. L'esigenza di attirare l'attenzione dei mass media e dell'opinione pubblica è stata avvertita soprattutto dopo gli esiti negativi dei referendum sul progetto di Costituzione europea del 2005. Nonostante le forti sollecitazioni rivolte dall'ue a giornalisti e operatori dell'informazione affinchè dedichino più spazio e attenzione all'operato delle istituzioni europee e alle tematiche comunitarie, la risposta da parte dei mass media è spesso inadeguata. nei mass media, italiani ma non solo, si parla poco di Europa e quando ciò accade spesso l'informazione ha un taglio quasi esclusivamente nazionale, evitando di assumere un punto di vista europeo rispetto a tematiche che interessano tutto il Continente. Il risultato è una percezione delle istituzioni europee come qualcosa di lontano e, a seconda delle circostanze, come giganti burocratici che sottraggono risorse ai nostri conti pubblici solo per mettere paletti, o come "polli da spennare" dai quali trarre finanziamenti e vantaggi. Una rappresentazione senz'altro troppo semplicistica di ciò che è l'Unione europea e del ruolo che ricopre, o che dovrebbe ricoprire, nel mondo globalizzato.
Questa tesi analizza il rapporto tra Unione europea e mass media, esaminandolo dai due lati, ma privilegiando ciò che l'Ue mette in campo, in termini di servizi, strumenti e risorse, per i giornalisti, per permettere loro di lavorare al meglio e di fare informazione sull'Europa in maniera adeguata. La tesi non manca di analizzare gli aspetti problematici di questo rapporto, che lo rendono spesso difficile: la scarsa cultura professionale dei giornalisti sull'Unione europea da un lato e una maggiore attenzione alla quantità piuttosto che alla qualità della comunicazione dell'Ue dall'altro.
Quel che è certo è che parlare di ue significa parlare del nostro futuro, delle sfide che ci attendono, di fronte alle quali non si può pensare che ogni stato si esprima con la sua singola voce. L'integrazione europea è stata voluta dopo la Seconda Guerra Mondiale per garantire la pace e rilanciare l'economia nel Vecchio Continente. Ora, nel mondo globalizzato, la funzione dell'Unione europea sarebbe quella di rappresentare la voce degli Stati che la compongono, e di portare nei contesti internazionali un solo messaggio, una sola psizione, concordata tra gli Stati membri. Perchè ciò accada c'è bisogno di un'Europa più forte, obiettivo per il cui raggiungimento i mass media e i nuovi media sono fondamentali.

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INTRODUZIONE Quando, appena finita la Seconda Guerra Mondiale, alcuni leader politici europei (Schumann, Ministro degli Esteri francese, Adenauer e De Gasperi), concepirono l’idea di un’integrazione sovranazionale europea, lo fecero per due scopi fondamentali: assicurare un futuro di pace tra Paesi in guerra per secoli e accelerare la ripresa economica post- bellica facilitando gli scambi commerciali. La scelta di condividere con la CECA due risorse chiave, come carbone e acciaio, conciliava questi due obiettivi. Il processo d’integrazione si Ł dunque avviato seguendo questi due binari. Salvaguardare la pace Ł stato, forse, fortunatamente piø facile del previsto. L’integrazione di economie diverse richiede un percorso un po’ piø lungo. Tuttavia, gi dopo i primi passi, si comprese che una vera integrazione economica avrebbe richiesto un’integrazione politica, con la creazione di istituzioni politiche sovranazionali. Era questa l’idea alla base della CPE (Comune Politica Europea), voluta dal leader italiano De Gasperi, che fall assieme a quello della Ced, per la creazione di un esercito europeo, a cui era legato. Come sappiamo, il cammino Ł proseguito speditamente (nel ’57, con i Trattati di Roma, Ł nata la Comunit Economia Europea, nel ’68 l’unione doganale, nel ’79 si sono tenute le prime elezioni del Parlamento europeo a suffragio universale), altri Paesi si sono aggiunti ai sei fondatori. Da un’analisi forse approssimata ma corrispondente al pensiero di molti, per anni l’integrazione europea ha riguardato essenzialmente l’economia. Anche il nome, del resto, la connotava in questo modo e l’acronimo "CEE" Ł divenuto per tutti un marchio di garanzia di qualit per le merci. Visti i poteri molto limitati, assegnati al Parlamento, anche le elezioni non avevano il peso che invece dovrebbero avere oggi. Insomma, non veniva attuata dalle istituzioni quella "ricerca del consenso" (e, aggiungiamo, di legittimazione), divenuta oggi, invece, obiettivo fondamentale. La svolta in tal senso si Ł avuta a partire dal 1992, con la creazione dell’Unione europea. A cambiare non fu solo il nome, ma anche l’orientamento dell’integrazione: mentre la CEE aveva competenze esclusivamente economiche, all’Ue Ł stata assegnata anche una funzione politica. I poteri del Parlamento sono stati rafforzati, Ł stato aumentato il numero dei settori di competenza, si Ł affermato il principio della co- 7

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