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Il Conflitto di Gaza nel Diritto Internazionale

Nel dicembre 2008 è scoppiato, nell’area mediorientale corrispondente alla Striscia di Gaza e, in parte, al territorio della Cisgiordania, un aspro conflitto che ha visto contrapposti l’esercito israeliano (le Israel Defense Forces, IDF) e vari gruppi armati palestinesi, tra i quali spiccava l’organizzazione islamica di Hamas. La scintilla dello scontro è stata provocata dal ripetuto lancio, da parte di Hamas, di missili e colpi di mortaio verso la parte meridionale del territorio dello Stato israeliano. Israele, ufficialmente al fine di porre fine a questi attacchi, ha messo in atto un’operazione militare denominata “Piombo Fuso” (in inglese Cast Lead), appellandosi al diritto di legittima difesa sancito all’interno dell’articolo 51 della Carta delle Nazioni Unite. Il conflitto ha sollevato notevoli problemi giuridici che vengono trattati all’interno del lavoro, attraverso una valutazione dell’applicabilità - sulla base anche di opinioni dottrinali e di pronunce giurisprudenziali - delle vigenti norme di diritto internazionale al caso concreto. Dopo una breve introduzione a carattere prevalentemente storico, nel secondo capitolo si discute se l’azione militare israeliana sia veramente conforme ai requisiti previsti dal diritto - sia consuetudinario, che convenzionale - che qualificano l’azione in legittima difesa (questione dello ius ad bellum), sia nel senso che vi fossero realmente le condizioni per esercitarla, sia nel senso che l’azione israeliana fosse effettivamente necessaria e proporzionata rispetto all’attacco subito ad opera dei gruppi palestinesi. Nel terzo capitolo viene affrontato il discorso relativo allo ius in bello, a cui il rapporto elaborato dall’apposita commissione istituita dal Consiglio per i Diritti Umani delle Nazioni Unite e meglio conosciuto col nome di rapporto Goldstone (dal nome del capo della commissione) dedica ampio spazio. Il rapporto accusa entrambe le parti di aver violato numerose norme riguardanti il diritto dei conflitti armati ed i diritti umani, sebbene alcuni punti giuridici si dimostrino criticabili. Il lavoro mette inoltre in risalto le difficoltà, insite nel caso, poste dall’incertezza riguardante l’attuale status giuridico della Striscia di Gaza: si discute, infatti, se questa possa considerarsi o meno un territorio sottoposto all’occupazione militare israeliana (anche a seguito dell’attuazione del “piano di disimpegno” da parte di Israele nel 2005), considerazione dalla quale si possono delineare scenari diversi, evidenziati all’interno del lavoro. Nel quarto capitolo sono evidenziate le problematiche connesse alla questione del rispetto dei diritti umani da parte di ambedue i belligeranti. Il quinto capitolo, infine, analizza gli aspetti “successivi” al rapporto Goldstone, in particolare la questione della giurisdizione sui crimini commessi durante l’operazione militare (le indagini portate avanti da Israele e il rapporto di valutazione delle inchieste elaborato dal Consiglio per i Diritti Umani), considerando anche l’ipotesi dell’intervento della Corte Penale Internazionale in merito alle più gravi violazioni del diritto internazionale (crimini di guerra e contro l’umanità) rilevate dalla Commissione Goldstone.

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1 I I. . L L ’ ’I IN NQ QU UA AD DR RA AM ME EN NT TO O S ST TO OR RI IC CO O D DE EL LL LA A V VI IC CE EN ND DA A 1. CENNI STORICI GENERALI 10 Prima di addentrarci nella nostra disamina, riteniamo opportuno fornire qui di seguito alcune indicazioni a carattere prevalentemente storico riguardanti le vicende che, a partire dalla seconda metà del secolo scorso, hanno interessato l‟area mediorientale oggetto del nostro studio, in particolar modo la Striscia di Gaza e la città di Gerusalemme. La Cisgiordania, inclusa Gerusalemme Est e la Striscia di Gaza, furono conquistate da Israele a seguito della Guerra dei Sei Giorni del 1967. I due territori furono dapprima amministrati direttamente da comandanti militari, poi dal 1981 si insediò un‟ “Amministrazione Civile” costituita dalle forze armate israeliane. Nel 1980 Israele dichiarò Gerusalemme la capitale del proprio Stato, ma la Risoluzione 478 (1980) del Consiglio di Sicurezza dell‟ONU dichiarò quella legge nulla e condannò ogni tentativo di modificare lo status della Città Santa. Dopo la vittoria alle elezioni israeliane del partito Likud nel 1977 il numero degli insediamenti israeliani all‟interno dei territori occupati in Cisgiordania e nella Striscia di Gaza aumentò drammaticamente e ancora oggi il processo d‟espropriazione delle terre palestinesi e di costruzioni di nuovi insediamenti israeliani non si è interrotto. Nel 1987 scoppiò l‟Intifada, una rivolta popolare a largo raggio che fu repressa con la forza dall‟esercito israeliano, ma che si trascinò per ben sedici anni, fino al 1993, quando i vertici dell‟Organizzazione per la Liberazione della Palestina 11 (OLP) e il Governo d‟Israele 10 Si veda FRASER, Il conflitto, op. cit., pp. 153-180 ed UNHRC, Human Rights in Palestine and Other Occupied Arab Territories, Report of the United Nations Fact-Finding Mission on the Gaza Conflict (d‟ora innanzi, Rapporto Goldstone), A/HRC/12/48, Prima Parte, cap. II, 25 Settembre 2009. Il Rapporto è uscito anche in un‟altra versione, datata 15 settembre 2009, ma, probabilmente a causa di un errore di battitura, i numeri dei paragrafi si ripetono. Per evitare confusioni, nel corso del nostro lavoro, faremo sempre riferimento alla versione del 25 settembre, nella quale la numerazione dei paragrafi è corretta (in questa versione più recente i paragrafi sono 1979). 11 L‟OLP viene costituita nel maggio 1964 quale organizzazione politica dei palestinesi e le sue attività furono stabilite nella Carta nazionale palestinese, secondo la cui premessa “la spartizione della Palestina nel 1947 e la

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ius ad bellum
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