La vaghezza: uno sguardo wittgensteiniano
Il presente lavoro si occupa di due tematiche che a prima vista possono apparire lontane e non riconducibili a un comune ambito di studi: il problema filosofico della vaghezza e quello che è comunemente definito come il secondo periodo del pensiero wittgensteiniano.
L'importanza teorica della vaghezza deriva dalla centralità di problemi che essa solleva nell'ambito della riflessione sulla natura del significato, sul rapporto tra linguaggio, mente e realtà e sulla natura stessa della realtà. Questi temi costituiscono l'asse portante della riflessione in molteplici campi: filosofia, linguistica, psicologia, ontologia e scienze della natura.
Con la parola vago si intende definire un concetto come privo di confini precisi, i cui contorni, che separano ciò che fa parte del concetto da ciò che non ne fa parte, ciò che è interno ad esso da ciò che è esterno, sono sfumati. Se un termine è vago si potranno sempre trovare numerosi oggetti dei quali non si potrà affermare con certezza se essi rientrino o meno all’interno della specificazione individuata dal termine vago in questione.
Nel presente lavoro si tenta di mettere in atto un confronto critico tra il problema filosofico della vaghezza, e il pensiero di Wittgenstein che emerge soprattutto nelle Ricerche Filosofiche.
Tale confronto non può avvenire nel campo dei contenuti in quanto gli obiettivi delle due filosofie sono diversi: i teorici delle teorie della vaghezza si interessano ad argomenti quali: le cause che fanno sì che all’interno del nostro linguaggio siano presenti espressioni linguistiche vaghe; le condizioni di verità di un enunciato contenente termini vaghi; in che modo, in che misura, a quali condizioni un enunciato contenente espressioni linguistiche vaghe può dirsi vero o falso.
Wittgenstein affronta la questione in modo molto diverso: per lui il problema non consiste nello stabilire come la vaghezza funziona e agisce sul nostro linguaggio, quali ripercussioni essa ha sulla nostra capacità di dire il vero attraverso il linguaggio. Wittgenstein non parla della vaghezza in modo molto esteso, questa questione emerge in maniera esplicita solo in una manciata di aforismi delle sue Ricerche.
In questi al contrario si stabilisce che la vaghezza non è un problema di ordine pratico, ma può diventarlo di ordine filosofico se la totale esattezza e precisione risulta essere l’obiettivo ricercato dalla filosofia.
Wittgenstein parla raramente della vaghezza in modo esplicito, ma si può notare, ed è quello che se è cercato di fare io nel presente lavoro, come questo tema si intrecci in maniera molto forte a tutte le tematiche principali delle Ricerche, o almeno a quelle che sono in un certo senso preliminari allo sviluppo dell’opera, quelle che contribuiscono a determinare le linee guida del pensiero wittgensteiniano, come ad esempio giochi linguistici, somiglianze di famiglia, significato inteso come uso.
La questione della vaghezza, con l’insieme di problematiche che essa porta con sé, è in un certo senso sottostante a tutte queste questioni trattate da Wittgenstein, è lo sfondo della sua filosofia, la quale si fa carico di questa problematica nella stessa elaborazione delle sue teorie e posizioni.
Il lavoro si suddivide in una prima parte più generale in cui vengono affrontati questi argomenti separatamente, e una seconda parte più specifica in cui si entra nel dettaglio delle diverse questioni e si cerca di compiere quel confronto critico che rappresenta l’obiettivo della tesi.
Le conclusioni cercano di stabilire se gli autori che si occupano di vaghezza abbiano tenuto conto nei loro lavoro gli aspetti principali e fondanti della filosofia wittgensteiniana; la risposta sarà negativa.
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Informazioni tesi
Autore: | Alessandro Gregoratto |
Tipo: | Laurea II ciclo (magistrale o specialistica) |
Anno: | 2009-10 |
Università: | Università degli Studi di Trieste |
Facoltà: | Lettere e Filosofia |
Corso: | Filosofia teoretica, morale, politica ed estetica |
Relatore: | Maria Sbisà |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 128 |
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