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L'evoluzione del linguaggio giornalistico nel settore dello sport

Il linguaggio del giornalismo sportivo si caratterizza per diverse peculiarità: risulta basato sulla lingua della quotidianità, impregnato di forestierismi e neologismi, chiaro e semplice ma al contempo enfatico e talune volte anche drammatico.
Nella nostra nazione i giornali sportivi sono i veri giornali popolari: lo sport, e il calcio in particolare, è quasi, nella nostra penisola, un fenomeno di costume, un evento di così grande rilevanza sociale che non può non essere analizzato in tutti i suoi dettagli.
Quella dello sport è una lingua settoriale e come tutte le lingue di tal tipo ha un suo linguaggio ben specifico, caratteristico, a volte oscuro per i non competenti.
Ormai però il linguaggio dello sport è entrato nelle case della maggior parte della gente: chi non conosce il significato della parola “net” mutuata dal tennis? Chi non ha mai sentito “cross” o “corner”? Chi non ha mai ascoltato la parola “pole position” in qualche conversazione?
C’è comunque da dire che il linguaggio sportivo, oltre a mutuare vocaboli dalla lingua colloquiale, riesce a inserirsi, con i suoi termini specifici, nel linguaggio comune: molto spesso i parlanti, quasi senza accorgersene, utilizzano voci tecniche riprese dal linguaggio sportivo.
E’ molto probabile sentir dire “ci siamo salvati in corner” quando si è trovata una giustificazione o una soluzione ad un problema grosso: una perifrasi ripresa dal linguaggio sportivo calcistico che sta a indicare un giocatore che, mettendo la palla in angolo, riesce a salvare la porta da un’occasione da gol alquanto probabile.
Non manca sentir dire, soprattutto tra i più giovani “ facciamo un pit stop” che prende il significato di “facciamo una sosta”: anche questa è una metafora mutuata dal mondo dello sport, precisamente dal linguaggio della Formula 1, e sta a indicare il pilota che si ferma a fare rifornimento di carburante durante la gara.
Ma quello che caratterizza ancor di più il linguaggio dello sport è la possibilità di essere sempre aperto al nuovo: brillanti metafore, geniali perifrasi, parole e frasi prese in prestito dalle lingue mondiali lo rendono peculiare e unico nel suo genere.
L’estro e la creatività del giornalista completano l’opera: più un giornalista sportivo è fantasioso e creativo più il pezzo avrà quel qualcosa in più che lo renderà esclusivo.
Nelle testate sportive, famose e non, il giornalista si sbizzarrisce nel cercare frasi d’effetto, parole non comuni, citazioni riprese dalle lingue arcaiche: gioca con la sua lingua in modo insaziabile e spesso i risultati sono davvero stupefacenti.

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1 Introduzione Il linguaggio del giornalismo sportivo si caratterizza per diverse peculiarità: risulta basato sulla lingua della quotidianità, impregnato di forestierismi e neologismi, chiaro e semplice ma al contempo enfatico e talune volte anche drammatico. Nella nostra nazione i giornali sportivi sono i veri giornali popolari: lo sport, e il calcio in particolare, è quasi, nella nostra penisola, un fenomeno di costume, un evento di così grande rilevanza sociale che non può non essere analizzato in tutti i suoi dettagli. Quella dello sport è una lingua settoriale e come tutte le lingue di tal tipo ha un suo linguaggio ben specifico, caratteristico, a volte oscuro per i non competenti. Ormai però il linguaggio dello sport è entrato nelle case della maggior parte della gente: chi non conosce il significato della parola “net” mutuata dal tennis? Chi non ha mai sentito “cross” o “corner”? Chi non ha mai ascoltato la parola “pole position” in qualche conversazione? C’è comunque da dire che il linguaggio sportivo, oltre a mutuare vocaboli dalla lingua colloquiale, riesce a inserirsi, con i suoi termini specifici, nel linguaggio comune: molto spesso i parlanti, quasi senza accorgersene, utilizzano voci tecniche riprese dal linguaggio sportivo. E’ molto probabile sentir dire “ci siamo salvati in corner” quando si è trovata una giustificazione o una soluzione ad un problema grosso: una perifrasi ripresa dal linguaggio sportivo calcistico che sta a indicare un giocatore che, mettendo la palla in angolo, riesce a salvare la porta da un’occasione da gol alquanto probabile.

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