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Profili di organizzazione della Corte Costituzionale alla luce delle più recenti proposte di modifica

Il presente lavoro si occupa dell’ingresso della Corte costituzionale nell’ordinamento repubblicano italiano ed il suo inserimento nell’assetto istituzionale alla luce dell’analisi di profili quali la composizione, lo status e le garanzie di indipendenza dell’organo. Al termine del secondo conflitto mondiale molti paesi europei hanno stilato una nuova costituzione, in cui la rigidità della carta fondamentale è garantita dagli eventuali attacchi da parte del legislatore ordinario o per opera dei vertici dello Stato, per mezzo di un nuovo organo. L’Assemblea costituente discute sull’eventualità di introdurre una Corte costituzionale e sui criteri di nomina dei relativi membri. La prima composizione viene completata nel novembre del 1955 e la prima sentenza risale al 5 giugno del 1956. Nel corso dei decenni l’attività della Corte ha registrato un notevole impatto sull’attività del legislatore, si è scontrata con la politica in senso lato, senza scadere sul piano polemico, ha dimostrato di essere uno dei pochi organi non toccati dalla crisi istituzionale o dai ritardi endemici della giustizia italiana. Ciononostante a partire dalle commissioni De Mita - Iotti e D’Alema prima, e dall’ultima legislatura poi, sono state presentate alcune proposte di modifica per aspetti riguardanti il criterio di nomina dei giudici costituzionali, lo status e le attribuzioni proprie dell’organo nel suo complesso. Il progetto di riforma di matrice governativa, approvato in prima lettura dal Parlamento, prevede l'inserimento di istanze regionalistiche nel circuito di nomina di parte dei giudici costituzionali.
La revisione della forma di Stato può implicare eventuali modifiche, che prevedano l'inserimento di istanze regionalistiche, ma questo non può prescindere dal rispetto della Costituzione in ogni sua parte, comprese le nuove norme che valorizzano l'autonomia regionale.

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5 INTRODUZIONE All’indomani del secondo dopoguerra molti paesi europei hanno redatto una nuova Carta costituzionale, in cui - nel contesto di sostanziale ispirazione al principio di divisione dei poteri - hanno affiancato alla rigidità delle costituzioni la previsione di uno strumento in grado di garantirne il rispetto contro possibili attacchi da parte del legislatore ordinario o ad opera dei vertici dello Stato. Per poter parlare di giustizia costituzionale 1 è tuttavia necessario risalire alla seconda metà del XVIII secolo, allorquando si affermano le costituzioni rivoluzionarie nordamericana e francese. L’idea di un controllo di conformità sulle leggi rispetto ai principi contenuti nella Carta fondamentale si afferma a partire dal 1787 2 , anno in cui viene stilato il testo costituzionale statunitense. La matrice giusnaturalista della Costituzione nordamericana e l’affermazione di uno dei principi contenuti nell’Espit des Lois 3 , ovvero la separazione dei poteri statuali, non si traduce direttamente nel judicial review, ma occorre attendere l’attività della Corte Suprema affinché possa configurarsi il primo dei modelli costituzionali. A questo proposito la dottrina Marshall 4 sostiene che, essendo la Costituzione la legge suprema dello Stato ed immodificabile mediante mezzi ordinari, una legge 1 “La giustizia costituzionale consiste in un sistema diretto ad assicurare il rispetto della Costituzione da parte di altre fonti normative, in primis dalla legge ordinaria, nonché la conformità al dettato costituzionale dei comportamenti degli organi supremi dello Stato.” Tratto da E. MALFATTI, S. PANIZZA, R. ROMBOLI, Giustizia costituzionale, Torino, Giappichelli, 2003, pagg. 1-9. 2 Costituzione degli Stati Uniti d’America, 17 settembre 1787. 3 MONTESQUIEU, L’espit des lois, Paris, 1748. 4 1803, Caso Marbury v. Madison di fronte alla Corte Suprema, presieduta dal giudice Marshall; cfr. Parte II, 1. – Brevi riflessioni sulle trasformazioni del ruolo delle Corti costituzionali nello stato costituzionale di democrazia pluralistica- in Ruolo delle Corti costituzionali nelle odierne democrazie, Giornata di studio alla Corte costituzionale, 30 maggio 2003.

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