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Criminalità organizzata e gestione dei rifiuti: un business che ''puzza''

Molti non sanno che dietro i cumuli di rifiuti per le strade e i roghi notturni,c’è la mano della camorra,la quale,insieme alla complicità e alla connivenza di altri soggetti dell’imprenditoria,della politica e della pubblica amministrazione,ha determinato una devastazione ambientale difficile da risanare.Argomento della tesi è quindi l’ingerenza delle organizzazioni criminali nella gestione dei rifiuti urbani ed industriali,conseguenza anche dell’orientamento in senso imprenditoriale assunto dalla mafia in tempi recenti.Nel primo capitolo si passa in rassegna la letteratura sociologica in tema di mafia,cercando di giungere ad una definizione di questo eterogeneo fenomeno. Sembra esserci sostanziale accordo sul fatto che la mafia non potrebbe esistere senza un’organizzazione ed in particolare,essa è considerata un network di organizzazioni che svolgono una serie di attività illecite volte al raggiungimento di guadagno,reputazione e controllo del territorio.In ogni consorteria mafiosa è possibile riconoscere gli elementi caratteristici di un’organizzazione, ovverosia la struttura;l’ambiente con cui essa interagisce;le funzioni del potere mafioso e l’insieme di simboli,codici comunicativi e valori della specifica cultura organizzativa. Dopo una sintetica descrizione delle quattro mafie, viene fatta una disamina delle attività illecite riferibili alla mafia.Tradizionalmente le attività illecite legate al controllo del territorio sono le estorsioni e l’usura;il traffico di droga,tabacchi,armi e la tratta di esseri umani sono,invece,attività che interessano molteplici persone e luoghi e per questo non vincolate ad un determinato territorio. Ma la sfera d’azione mafiosa si espande alla dimensione legale:a proposito,si parla di mafia imprenditrice che ricicla in attività lecite i proventi accumulati nel circuito illecito.Utilizzando metodi violenti o formalmente pacifici,l’impresa mafiosa o i comitati d’affari cui le organizzazioni partecipano a vario titolo,riescono ad avviare esercizi commerciali,a controllare il settore dei trasporti,ad alterare il settore delle scommesse sportive,ad aggiudicarsi appalti pubblici,a gestire l’intero ciclo del cemento,insinuandosi,finanche,nel ciclo dei rifiuti.
Nel secondo capitolo si introduce il tema dei rifiuti illustrando le principali tecniche di smaltimento e diversificando tra raccolta differenziata,incenerimento,conferimento in discarica o presso ditte specializzate.Grazie al tradizionale controllo del territorio,alla disponibilità di cave e mezzi di trasporto,le organizzazioni criminali rivolgono i loro interessi al settore dei rifiuti con modalità differenti nel caso dei rifiuti urbani e di quelli industriali.Nel primo caso,esse inoltrano richieste estorsive alle imprese sul territorio o manovrano gli appalti per l’affidamento del servizio urbano. Per quanto riguarda i rifiuti industriali,le organizzazioni mafiose sbaragliano la concorrenza offrendo un servizio a prezzi stracciati e smaltendo poi i rifiuti tossici in discariche abusive, sotterrandoli o imbarcandoli in navi a perdere.L’ecomafia − termine col quale si indica un insieme di attività svolte dalla criminalità organizzata che danneggiano il patrimonio ambientale e culturale − non è un fenomeno circoscritto alla Campania,ma riguarda anche il resto dell’Italia,con particolare riferimento ai traffici di rifiuti industriali nocivi che viaggiano lungo le direttrici nord-sud.In Campania la camorra ha interesse a protrarre lo stato d’emergenza per potersi arricchire indebitamente assumendo una funzione monopolistica nella gestione dei rifiuti; in particolare, i camorristi hanno messo in campo la propria capacità di fare impresa,intuendo la notevole redditività di un mercato in cui operano anche imprenditori senza scrupoli disposti a interloquire con loro pur di ridurre i costi da sostenere.
L’ultima parte della tesi è dedicata alla ricostruzione di una vicenda giudiziaria che ha coinvolto il comune di Marcianise(Ce). Protagonisti dell’inchiesta,denominata “Giudizio finale” e conclusasi nel 2009,sono principalmente esponenti del clan Belforte che attraverso una perpetuata condotta criminale,hanno instaurato un monopolio della gestione dei rifiuti nell’area di riferimento. Il modus operandi del clan si concretizzava nella richiesta di estorsioni alle imprese operanti sul territorio e riciclando i proventi di questa ed altre attività illecite venivano costituite nuove società − contando su una schiera di prestanome − che si occupavano a vario titolo del trasporto e dello smaltimento dei rifiuti. Quest’ultimo veniva effettuato falsificando i codici identificativi dei rifiuti e quindi conferendo i rifiuti presso impianti non idonei, diminuendo i costi ed aumentando i guadagni. Nell’indagine risultano coinvolti non soltanto personaggi riferibili al clan, ma anche imprenditori incensurati − di fatto collaboratori del clan Belforte − e compiacenti funzionari pubblici.

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3 Introduzione Negli ultimi anni il tema dei rifiuti è balzato agli onori della cronaca, soprattutto per via della perdurante emergenza che affligge la regione Campania. Molti non sanno però che dietro i cumuli di rifiuti per le strade e i roghi notturni, c‟è la mano della camorra, la quale, insieme alla complicità e alla connivenza di altri soggetti dell‟imprenditoria, della politica e della pubblica amministrazione, ha determinato una devastazione ambientale difficile da risanare. Argomento della tesi è quindi l‟ingerenza delle organizzazioni criminali nella gestione dei rifiuti urbani ed industriali, conseguenza anche dell‟orientamento in senso imprenditoriale assunto dalla mafia in tempi recenti. I fatti di cronaca che spesso vengono riportati dai mezzi di informazione, mi hanno indotta ad indagare sul come e sul perché le organizzazioni mafiose, fermo restando lo svolgimento delle tradizionali attività illecite, hanno iniziato ad “annusare” questo business, allo scopo di mettere insieme i diversi tasselli di una realtà che sta faticosamente affiorando. Al fine di delineare un quadro completo, la tesi è stata articolata in tre capitoli. Nel primo capitolo si passa in rassegna la letteratura sociologica in tema di mafia, cercando di giungere ad una definizione di questo eterogeneo fenomeno. La grande quantità di studi sul tema ci restituisce un immagine della mafia e delle mafie molto differenziata, privilegiando ora un approccio culturale, ora quello relazionale. Tuttavia, sembra esserci sostanziale accordo sul fatto che la mafia non potrebbe esistere senza un‟organizzazione ed in particolare, essa è considerata un network di organizzazioni che svolgono una serie di attività illecite volte al raggiungimento di guadagno, reputazione e controllo del territorio. In ogni consorteria mafiosa è possibile riconoscere gli elementi caratteristici di un‟organizzazione, ovverosia la struttura; l‟ambiente con cui essa interagisce; le funzioni del potere mafioso e l‟insieme di simboli, codici comunicativi e valori della specifica cultura organizzativa. Dopo una sintetica descrizione delle quattro mafie, Camorra, N‟drangheta, Cosa Nostra e Sacra corona unita, ciascuna delle quali ha la propria base operativa rispettivamente in Campania, Calabria, Sicilia e Puglia, viene fatta una disamina delle attività illecite riferibili alla mafia. Tradizionalmente le attività illecite legate al controllo del territorio sono le estorsioni e l‟usura; il traffico di droga, tabacchi, armi e la tratta di esseri umani sono, invece, attività che interessano

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Parole chiave

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