Il contributo dei fattori intangibili nella valutazione d'impresa
Nella valutazione d’impresa, il contributo delle risorse intangibili è da tempo fonte di controversie, che derivano anche dalla discrezionalità delle imprese nel fornire agli stakeholders informazioni relative a tali fattori produttivi.
Il cambiamento che sta avvenendo a livello internazionale, che trova la sua manifestazione più evidente nella volontà dei diversi Paesi di adottare principi contabili omogenei (i futuri IFRS), è una conseguenza dell’urgente necessità di ottenere una piena comprensione del ruolo esercitato dal capitale intangibile, insieme agli asset tangibili e finanziari, nel processo di creazione del valore, da parte delle imprese. Infatti, come affermato da Krugman, “l’intangibilità degli asset più importanti di cui dispone un’azienda rende estremamente difficile capire quale sia il suo valore effettivo”.
Negli anni ’90 l’economia era in piena espansione ed i mercati dei capitali erano soggetti a continui cambiamenti: questo permetteva di tollerare l’adozione di modelli di misurazione e valutazione dei fattori intangibili poco dettagliati, dato che l’agilità e la velocità erano le armi vincenti.
Oggi, invece, l’economia cresce lentamente e i mercati dei capitali ristagnano: ciò richiede ai manager un’elevata attenzione nell’allocazione delle risorse aziendali e agli investitori un’analisi approfondita dei titoli.
Sembra, quindi, auspicabile che le aziende si impegnino a fornire maggiori informazioni sugli asset immateriali: questo è l’obiettivo dell’International Accounting Standard Board (IASB) nell’elaborazione degli International Financial Reporting Standards.
La mancata fornitura agli investitori di informazioni rilevanti sugli intangibles dipende, in gran parte, dalla difficoltà di misurazione e valutazione che caratterizza gli asset immateriali.
Tuttavia, la letteratura ha accertato l’esistenza di forti legami tra gli investimenti in intangibles e il valore delle performance di impresa. attraverso numerose ricerche empiriche, tra cui quelle di Jennings, Robinson, Thompson II, Duvall (1996), gli studi di Ely e Waymire (1999) e quelli di Choi, Kwon e Lobo (2000).
Il nostro approccio è di tipo critico; infatti, la letteratura precedente a cui si è fatto riferimento assegnava al rapporto tra market value e book value degli asset intangibili un valore superiore a 3.
Un coefficiente così elevato ci fa presumere che gli intangibles fossero sopravvalutati dal mercato nei casi considerati. La nostra ricerca, effettuata su un campione di imprese dei settori chimico e farmaceutico di Francia, Germania, Italia, UK e Svizzera, permette di verificare tale ipotesi: infatti, il coefficiente da noi stimato per la relazione tra asset intangibili e valore di mercato risulta inferiore a quello indicato dalla letteratura.
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Informazioni tesi
Autore: | Francesca Piazzini |
Tipo: | Tesi di Laurea |
Anno: | 2002-03 |
Università: | Università degli Studi di Bergamo |
Facoltà: | Ingegneria |
Corso: | Ingegneria gestionale |
Relatore: | Lucio Cassia |
Coautore: | Pellegrini Claudia |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 298 |
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