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Il contratto di lavoro a tempo determinato

Nel corso degli anni l'evoluzione del mercato del lavoro, dovuta anche alle sempre più diversificate esigenze sia dei datori di lavoro che degli stessi lavoratori, e la volontà da parte degli Stati europei di formare una normativa (non solo) giuslavoristica sempre più omogenea, hanno portato all'introduzione, nell'ordinamento giuridico italiano, di nuove tipologie contrattuali di lavoro spesso foriere di problemi attuativi ed interpretativi.
Tra questi “nuovi contratti” non si può certo includere il contratto di lavoro subordinato a tempo determinato, detto anche a termine, data la sua presenza nel nostro ordinamento già nel Codice Civile del 1942, anche se al tempo presentava caratteristiche molto differenti da quelle attuali. Ma è anche vero che il decreto legislativo 6 settembre 2001, n. 368, recependo la Direttiva comunitaria 1999/70/CE, non solo ha abrogato la previgente normativa in materia di contratto di lavoro a termine, ma ha introdotto nel nostro ordinamento una disciplina del tutto innovativa, imponendo così agli interpreti una nuova linea di pensiero rispetto a tale istituto.
Tre sono dunque gli obiettivi che mi auguro di raggiungere nel corso di questa dissertazione: riassumere, nel corso del primo capitolo, i caratteri fondamentali della precedente normativa, ripercorrendo le tappe più significative che hanno portato all'attuale disciplina; affrontare, nel secondo capitolo, le vicende che hanno determinato l'emanazione e il recepimento della direttiva europea nel nostro ordinamento, attuata con il decreto legislativo n. 368 del 2001; infine, nel terzo ed ultimo capitolo, affrontare gli aspetti principali della nuova normativa, anche in riferimento alle sostanziali differenze dalla disciplina precedentemente in vigore.

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3 INTRODUZIONE Nel corso degli anni l'evoluzione del mercato del lavoro, dovuta anche alle sempre più diversificate esigenze sia dei datori di lavoro che degli stessi lavoratori, e la volontà da parte degli Stati europei di formare una normativa (non solo) giuslavoristica sempre più omogenea, hanno portato all'introduzione, nell'ordinamento giuridico italiano, di nuove tipologie contrattuali di lavoro spesso foriere di problemi attuativi ed interpretativi. Tra questi “nuovi contratti” non si può certo includere il contratto di lavoro subordinato a tempo determinato, detto anche a termine, data la sua presenza nel nostro ordinamento già nel Codice Civile del 1942, anche se al tempo presentava caratteristiche molto differenti da quelle attuali. Ma è anche vero che il decreto legislativo 6 settembre 2001, n. 368, recependo la Direttiva comunitaria 1999/70/CE, non solo ha abrogato la previgente normativa in materia di contratto di lavoro a termine, ma ha introdotto nel nostro ordinamento una disciplina del tutto innovativa, imponendo così agli interpreti una nuova linea di pensiero rispetto a tale istituto. Tre sono dunque gli obiettivi che mi auguro di raggiungere nel corso di questa dissertazione: riassumere, nel corso del primo capitolo, i caratteri fondamentali della precedente normativa, ripercorrendo le tappe più significative che hanno portato all'attuale disciplina; affrontare, nel secondo capitolo, le vicende che hanno determinato l'emanazione e il recepimento della direttiva europea nel nostro ordinamento, attuata con il decreto legislativo n. 368 del 2001; infine, nel terzo ed ultimo capitolo, affrontare gli aspetti principali della nuova normativa, anche in riferimento alle sostanziali differenze dalla disciplina precedentemente in vigore.

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Parole chiave

368/2001
contratto
contratto di lavoro
direttiva 1999/70/ce
lavoro
tempo determinato
termine

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