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La tutela dei dati personali su Internet

Il recente caso Echelon ha portato in primo piano il problema del diritto alla riservatezza nelle telecomunicazioni, che ha così assunto nuove proporzioni. La questione che una realtà esterna e tecnologicamente avanzata possa minare i diritti della personalità è diventata un problema di vaste dimensioni, soprattutto di fronte al fenomeno Internet. Gli interventi normativi che si possono prendere in considerazione in tema sono:

- Direttiva 95/46/CE del Parlamento Europeo e del Consiglio relativa alla tutela delle persone fisiche con riguardo al trattamento dei dati personali, nonché alla libera circolazione di tali dati.

- Direttiva 97/66/CE del Parlamento Europeo e del Consiglio del 15 dicembre 1997 sul trattamento dei dati personali e sulla tutela della vita privata nel settore delle telecomunicazioni.

- Direttiva 2000/31/CE ovvero la Direttiva sul commercio elettronico

- Gli accordi internazionali tra EU e USA detti del “Safe Harbor”

- Le decisioni della commissione relative alle clausole contrattuali per il trattamento dei dati in Paesi terzi

- La recente proposta di direttiva, in corso di codecisione, 385/2000, intesa a rafforzare la tutela dei dati personali su Internet.

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7 Capitolo 1. Evoluzione del concetto del diritto alla riservatezza 1.1. Il percorso storico e giurisprudenziale Tra le situazioni soggettive della persona, ed in particolare tra i diritti della personalità di creazione giurisprudenziale, quello che concerne le informazioni riguardanti l’individuo è spesso riassunto con il termine “privacy”. Tratto dall’esperienza statunitense, il concetto di privacy nasce giuridicamente dal caso Warren e Brandeis 1 . La storia del caso, che ha suscitato scalpore nella giurisprudenza americana ed in seguito in quella europea, può riassumersi come segue: dopo aver sposato la figlia del senatore Bajard, Warren conduceva una vita di fasto mondano che per il suo carattere dispendioso e lussuoso aveva suscitato la curiosità e la critica dei giornali. Per protestare contro quella che considerava una indebita intrusione nella sua vita privata, un vero attentato alla libertà, egli si era associato al vecchio compagno di studi Brandeis (poi divenuto giudice della Corte Suprema) per chiedere che nei tribunali, in conformità al metodo del case law, si prendesse in considerazione il “right to privacy” fornendo ad esso una tutela giuridica. Ed è questo il merito di questi due studiosi: cento anni fa formularono per la prima volta in termini giuridici una nuova esigenza di libertà personale, la privacy, sconosciuta alle età precedenti, ed emersa come caratteristica della società contemporanea. L’aspetto più importante è che la privacy viene disancorata dal diritto di proprietà, acquistando una propria autonomia. Infatti, fino a quel momento, in Inghilterra e negli Stati Uniti, le pronunce relative alla privacy si basavano sull’appartenenza e, in mancanza, sul contratto e sul rapporto fiduciario di buona fede. Per arrivare a comprendere la trasformazione dell’istituto in esame, bisogna ricordare che Warren e Brandeis erano fedeli all’idea liberista, tipica del diciannovesimo secolo e particolarmente radicata nei Paesi anglosassoni. In base a questo pensiero, l’uomo era considerato persona solo in quanto proprietario esclusivo di sé e dei suoi beni, nella quale tutti i valori giuridici e morali si convertono in valori di mercato. Dunque, la privacy diventa istituto a sé, in quanto valore che esprime il “right to be let alone”, cioè il diritto ad essere lasciati soli, dando una veste giuridica 1 Samuel D. Warren, Luis D. Brandeis,4, Harvard Law Review,1890,p.193

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Parole chiave

informatica giuridica
spamming
direttiva 31/2000
tutela della privacy
diritto alla riservatezza
legge n. 675-1996
diritto delle telecomunicazioni
tutela dei dati personali
direttiva 46-1995
direttiva 66-1997
safe harbor
internet

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