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La tradizione bandistica e la cultura musicale in una comunità del Canavese

L’argomento principe di questa tesi è la Società Filarmonica di Rivarolo Canavese, analizzata da un punto di vista antropologico e socio-organizzativo.
Rivarolo è una cittadina di circa dodici mila abitanti a nord di Torino, nel cuore del Canavese e a pochi chilometri dalla riserva del Parco Nazionale del Gran Paradiso.
In questo scenario la classica “banda di paese” assume un ruolo importante insieme alle altre numerose associazioni e gruppi culturali sul territorio rivarolese.
Il desiderio e la curiosità nell’aver scelto un lavoro di tipo antropologico di questo tipo, nasce dal fatto che io stessa sono rivarolese e in particolar modo perché faccio parte della filarmonica dall’età di tredici anni. L’antropologia delle società complesse ha costituito il principale collante e motore della tesi; mi ha permesso di arricchire e vedere con occhi più attenti una realtà intimamente vicina .
Il primo capitolo del mio lavoro si apre così con la storia della Società Filarmonica, dalle sue presunte origini fino ad arrivare agli anni Quaranta- Cinquanta. Non si tratta di un mero racconto storico, vengono presentati inoltre gli aspetti della prima vita comunitaria, il famoso Regolamento Disciplinare del 1885, i padri fondatori e promotori, l’organizzazione sociale e burocratica, il diverso rapporto che intercorreva tra direttivo e musici, i primi repertori ed esibizioni. Negli anni è mutato non solo il concetto di banda ma anche il pubblico a cui si rivolgeva e le occasioni di esibizione; se oggi siamo in grado di classificare i vari impegni gerarchicamente, in origine tale diversificazione era del tutto assente ed ogni occasione aveva un vivo valore in sé. Notevole è stato l’impegno profuso nella ricerca e raccolta di tutta la documentazione utile a ricostruire, nel modo più attendibile possibile, i primi passi mossi dalla banda in ambito musicale ma anche organizzativo e sociale.
Il secondo capitolo si apre con una presentazione di stampo sociologico dagli anni Cinquanta fino ad oggi di tutti i musici che ne hanno fatto e continuano a fare la storia di questo gruppo. Seguono una serie di grafici esplicati di vari aspetti riferibili all’anno in corso, i vari livelli d’apprendimento ed integrazione all’intero del “gruppo-banda”, le nuove modalità di promozione e riconoscimento territoriale, l’organizzazione e come quest’ultima si rapporta con l’intero organico, la ciclicità degli eventi, nonché l’elemento femminile ed il legame con i sensi. La documentazione è stata solo la base, il punto di partenza dell’intera tesi ma il copro, la vera e propria anima è rappresentata dalle interviste ai singoli componenti, quegli stessi membri che vanno a costituire la “voce e lo spirito” della Filarmonica. Dall’esperienza diretta è stato possibile trarre informazioni e sensazioni difficilmente rintracciabili in testi cartacei più o meno ufficiali.
Il terzo capitolo è il cuore della ricerca, dedicato ai momenti festivi e rituali della Banda di Rivarolo Canavese; le celebrazioni con i loro simboli, la ciclicità degli eventi. L’attenzione è stato focalizzata soprattutto su specifiche ritualità, sullo svolgimento e l’organizzazione, sull’attenzione e la preparazione; ogni minimo aspetto viene analizzato con cura e dovizia di particolari indispensabili per una comprensione approfondita ed attenta di una realtà che desidera trasmettere con fierezza le proprie tradizioni ma altresì proporsi con novità e curiosità. Oltre a questi capitoli di pura trattazione socio-antropologica ho ritenuto indispensabile nonché essenziale, allegare una serie di testimonianze visive che meglio di altre aiutano alla comprensione di questo fenomeno. Al fondo di ogni capitolo vengono proposte fotografie d’epoca dei componenti nei vari anni, riproduzioni documentarie (come il celeberrimo Regolamento Disciplinare del 1885), varie xilografie esposte nella sala prove, fotografie più o meno recenti di servizi e concerti, immagini dei luoghi (teatri, sala prove, piazze e tutto ciò che costituisce lo scenario delle varie esibizioni), testimonianze di alcuni componenti, semplici fotografie di gruppi di amici. Il mio fine è così di andare a dimostrare con chiari e reali esempi l’evoluzione delle bande, passate da semplici gruppi amatoriali e dilettantistici ad organismi gerarchicamente complessi e qualitativamente migliori.

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- 5 - PREMESSA Il tema di questa trattazione non è un argomento astratto o lontano dal mio vivere quotidiano, tutt‟altro. Da più di quindici anni la Filarmonica Rivarolese è la mia seconda casa, una famiglia, un gruppo di amici che attendo di incontrare con impazienza e non un semplice luogo di apprendimento e allenamento fine a sé stesso. Gli anni trascorsi nella filarmonica mi hanno permesso di fare tante esperienze e anche nella fatica o difficoltà ho avuto la fortuna di non esser mai sola. Ho iniziato il corso allievi all‟età di dodici anni per il puro piacere di suonare e mai avrei pensato che un giorno questa passione sarebbe stata addirittura l‟argomento della mia tesi di laurea. Durante la preliminare raccolta di materiale ho potuto constatare che in passato mai nessuno aveva scritto o trattato in modo approfondito e con metodo la storia e la vita della nostra filarmonica. Il solo materiale edito riguardante la banda è costituito da sporadici e non sempre curati articoli di giornale, notizie di varie attività culturali promosse dal Comune, ma nulla che potesse servire per una ricostruzione storica attenta ed accurata. Un percorso socio-antropologico è risultato ideale per trattare la vita e l‟evoluzione di un gruppo di persone in modo originale e soprattutto fedele alla realtà. Ho avvertito l‟esigenza di raccogliere tutta la “nostra” storia, le attività, i riti e le tradizioni, ma soprattutto i pensieri di coloro che suonano insieme a me e con i quali ho condiviso esperienze uniche e preziose. L‟antropologa Laura Bonato afferma che «il metodo etnografico classico assegna un ruolo privilegiato all‟osservazione partecipante di lunga durata sul campo, che prevede la partecipazione dello studioso alla vita sociale della comunità osservata a distanza e, allo stesso tempo, il mantenimento di una sufficiente distanza cognitiva che gli permetta di svolgere adeguatamente il lavoro scientifico» (Bonato,2006 p.126). Secondo Alessandro Duranti (1992), quando il ricercatore si cala nella realtà, corre il rischio di iniziare ad interpretare la realtà sociale similmente ai soggetti presi in esame portando quindi la visione del mondo come naturale a lui stesso. Questo meccanismo fa sì che risulti più difficile quel distacco, quell‟oggettività richiesta nell‟analisi imparziale degli eventi. Inevitabilmente lo studioso di realtà sociali sarà contemporaneamente “dentro e fuori” dal mondo preso in esame. Il “dentro” gli permetterà di acquisire un grado di conoscenza empatico ed approfondito, ricco di emozioni e di soggettività; il “fuori” consentirà il giusto distacco per una buona osservazione critica. Anche in questa tesi l‟essere contemporaneamente “dentro e fuori” è stato determinante. Essere un membro della filarmonica (e perciò “dentro”), mi ha permesso di avvicinarmi con maggior facilità e comprensione non solo ai vari aspetti comunitari ed organizzativi, ma anche umani. Soprattutto

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