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Le privatizzazioni in Italia. Il caso Enel

Una tesi che, anche se è stata discussa nel 2006, risulta essere di forte attualità per due motivi: 1. Le Privatizzazioni effettuate dal 2006 al 2013 da parte dello Stato Italiano sono state solo 2 e di minima rilevanza in termini di vendita del patrimonio statale (Tirrenia nel 2009 e Alitalia nel 2008); 2. La crisi economica in atto e il costante aumento del Debito Pubblico, con la conseguente limitata possibilità di intervento da parte dello Stato, rendono indispensabile un intervento di privatizzazione in alcuni settori.

La tesi di 139 pagine (una delle più complete in termini di analisi storica e di contenuti in termini di grafici, tabelle, analisi statistiche e commenti), affronta a 360° le privatizzazioni ed i motivi che hanno portato molte nazioni sviluppate e ad attuare tali politiche. In particolare sono state analizzate le privatizzazioni effettuate dallo Stato italiano per risanare il debito pubblico, stimolare la concorrenza e lo sviluppo del mercato azionario.

E' svolta una completa descrizione dalle prime privatizzazioni, fino ad arrivare ai giorni nostri, con un analisi dettagliata di uno dei casi più importanti: La privatizzazione del Mercato Elettrico e il Caso Enel.

Il lavoro ha ricevuto dalla commissione di laurea il massimo del punteggio per la sua chiarezza ed accuratezza espositiva.

La tesi è strutturata in sei capitoli. Il primo capitolo è dedicato alle ragioni che hanno spinto la maggior parte dei governi nazionali, all’ indomani del secondo conflitto mondiale, ad un determinato intervento in diversi settori economici, e in particolare in quelli di pubblica utilità. Dopo aver esaminato le varie problematiche che si sono verificate in seguito ad un eccessivo ricorso dei poteri pubblici in campo economico, si esaminano le ragioni principali che inducono ad una politica di privatizzazione a partire dagli anni Ottanta. Si considerano le motivazioni di natura economica, indirizzate ad aumentare l’efficienza delle imprese e a ridurre il debito pubblico, e le ragioni politiche che hanno spinto i governi ad attuare le politiche di privatizzazione.

Nel secondo capitolo si analizzano le diverse forme di privatizzazione ed i cambiamenti e le innovazioni che esse hanno introdotto nei mercati finanziari;
Nel terzo capitolo è dedicato alla storia delle privatizzazioni in Italia, dall’intervento in economia da parte dello stato con la nascita dell’ IRI alle prime privatizzazioni alla fine degli anni ottanta, seguite dall’intensificarsi del fenomeno agli inizi degli anni novanta; In seguito è stata svolta un’analisi (dettagliata anno per anno) dell’andamento del fenomeno delle privatizzazioni, a partire dal 1992 sino ad arrivare ai giorni nostri.

Nel quarto capitolo si valuta l’impatto macroeconomico delle politiche di
privatizzazione, esaminando i limiti ed i vantaggi che esse manifestano sulla situazione finanziaria e patrimoniale dello Stato, e gli effetti e le conseguenze che esse hanno avuto sulle imprese privatizzate, sugli assetti proprietari e sul mercato finanziario. Si analizza inoltre la rispondenza delle privatizzazioni rispetto agli obiettivi che erano stati posti al centro del piano sulle privatizzazioni. Si esaminano inoltre i diversi sistemi di incentivo e di controllo dell’impresa privata e pubblica, dei sistemi di corporate governance e dell’influenza che lo Stato continua ad esercitare sulle imprese privatizzate attraverso lo strumento della golden share;

Nel quinto capitolo si approfondisce in particolare la privatizzazione dell’ Enel, dopo aver illustrato le caratteristiche dell’ azienda e la struttura dell’ azionariato. Viene inoltre ripercorso tutto il processo ancora in atto della liberalizzazione del mercato elettrico in Italia, cercando di capire quali sono gli interventi che lo Stato può ancora compiere per completare la liberalizzazione del settore. Vengono infine illustrate le modalità, la tempistica e i risultati della vendita delle quattro tranche da parte del Ministero dell’ Economia e delle Finanze.

Nel sesto ed ultimo capitolo si esaminano le attuali partecipazioni dello Stato italiano, si cerca di comprendere le ragioni della diminuzione del fenomeno su scala globale e si effettuano delle valutazioni d’ insieme per capire gli ostacoli odierni al processo di privatizzazione e le operazioni che dovrebbero essere effettuate per completare il processo di apertura dei nostri mercati, per dare una spinta in termini di efficienza e competitività a livello di impresa come a livello di sistema.

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4 INTRODUZIONE A partire dagli anni Ottanta un gran numero di nazioni ha avviato un ridimensionamento della presenza diretta dello Stato nell’economia, spinto dalla convinzione che una maggiore efficienza e crescita economica andasse ricercata nell’affermazione delle leggi di mercato e libera concorrenza. Si sviluppava quindi un clima culturale più propenso verso il mercato che ha reso le politiche di privatizzazione l’asse portante di una varietà di nazioni, sia sviluppate che in via di sviluppo. Il termine “privatizzazioni” racchiude concetti eterogenei [1], ma, per quanto attinente all’argomento che sarà trattato, va inteso come la trasformazione degli enti pubblici economici in società per azioni e la successiva vendita delle azioni ai privati,cioè il trasferimento della proprietà di un bene da soggetti pubblici a soggetti privati. Le ragioni che hanno condotto molti Paesi ad attuare delle politiche di privatizzazione sono numerose. Le ipotesi spaziano da motivi di carattere ideologico-sociale, indirizzati a ridisegnare il rapporto tra Stato e cittadini, favorire gli ideali di libero mercato e ridurre l’interferenza statale nella gestione dell’economia, a ragioni di natura prevalentemente economica, consistenti nella necessità di ridurre l’apparato statale e la spesa pubblica, porre un freno all’eccesso di politicizzazione ed eliminare le inefficienze del settore pubblico. 1. Vi si fa riferimento, ad esempio, anche per la dismissione di beni patrimoniali di proprietà statale, con la volontà principale di riduzione del debito accumulato nei decenni; cfr. art. 2 del d.l. n. 386 del 1991 (conv. nella legge n. 35 del 1992, in Gazz.Uff. del 30 gennaio 1992, n. 24). L’obiettivo principale consiste nello stimolare la concorrenza, migliorare l’allocazione delle risorse e, di conseguenza, aumentare l’efficienza delle imprese e del sistema economico. Gli altri obiettivi che si intendono perseguire con le politiche di privatizzazione oltre quello dell’efficienza sono: ξ ridurre il fabbisogno finanziario dello Stato; ξ accrescere le entrate statali e migliorare la situazione finanziaria del debito pubblico; ξ ridurre il coinvolgimento politico del governo nelle decisioni strategiche e gestionali delle imprese e i condizionamenti politici verso il management. ξ diffondere l’azionariato presso il pubblico dei singoli risparmiatori; ξ sviluppare il mercato dei capitali; ξ stimolare la concorrenza.

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