Prospettiva centrale e prospettiva geometrica: dalla percezione simbolica dello spazio al luogo come territorio e paesaggio
In questo lavoro intendiamo analizzare i diversi modi di rapportarsi e di percepire lo spazio da parte dell’essere umano e l’evoluzione che questo rapporto tra la coscienza dell’uomo e l’ambiente che lo circonda ha subito nel corso del divenire storico. Per fare questo abbiamo definito due “poli” entro cui, a nostro parere, è avvenuto tale cambiamento mediante una metafora che si riferisce direttamente alla rappresentazione dello spazio nelle arti visive. In tale modo abbiamo legato queste metafore alla realtà concreta della rappresentazione visiva, rispecchiante la percezione stessa dello spazio nelle diverse culture.
Abbiamo definito questi due diversi modi di rapportarsi con lo spazio “prospettiva centrale” e “prospettiva geometrica” riferendoci nel primo caso alle rappresentazioni che ci sono pervenute presso le culture antiche e quelle cosiddette “primitive” che si sviluppano come viste dall’alto o da un centro, mentre nel secondo caso alla prospettiva nel senso che è più familiare agli occidentali moderni, costruita geometricamente a partire dal punto di vista dell’osservatore con le linee prospettiche che convergono verso un punto di fuga. Queste due diverse prospettive vengono quindi a rappresentare due diversi modi di percepire il mondo: nel primo caso la realtà viene percepita come un ordine che promana da un Centro e che determina sia la realtà che l’essere stesso del soggetto (in termini kantiani si può definire trascendentale); nel secondo caso la realtà risulta scissa in soggetto ed oggetto e si articola a partire dal punto di vista del soggetto stesso.
Nella prima parte del lavoro ci siamo soffermati sulla prima prospettiva, che è senza dubbio lontana dal modo comune di percepire il mondo per illustrare in particolare la cosmologia cui dà luogo e come tale cosmologia si lega poi direttamente allo spazio geografico reale. Per fare questo abbiamo dovuto introdurre alcuni elementi di astronomia per mostrare come il Centro che abbiamo definito in termini astratti venisse poi identificato con la stella polare, come cardine materiale attorno al quale ruota la volta celeste. A partire da tale Centro l’universo era percepito ordinarsi in ritmi che si ripetevano ciclicamente, rappresentati da sfere celesti (quelle dei pianeti) come anche dalla suddivisione della fascia celeste in cui si compiono i movimenti di tali corpi celesti che erano letti con partecipazione emotiva, come rispecchiantesi nella coscienza dell’individuo sotto forma delle lotte, dei viaggi e degli accoppiamenti di cui narrava la mitologia.
Abbiamo inoltre mostrato come alcuni tra i concetti principali delle grandi culture dell’umanità (come ad esempio il concetto di Logos presso i greci, quello di Brahman presso gli indiani e quello di Tao presso i cinesi) si fondino sul simbolismo derivato dallo gnomone od orologio solare, costituito da una semplice asta conficcata nel terreno. Tale strumento era visto infatti come la proiezione del polo in un asse che attraversava l’intero cosmo, l’asse del mondo: ne deriva che l’ombra proiettata dalla luce solare a seconda delle stagioni e dei diversi momenti della giornata era l’immagine diretta e la rappresentazione efficace di quell’ordine che era percepito emanare dal Centro (e definito come Logos, Brahman, Tao).
Nella seconda parte abbiamo analizzato alcuni esempi concreti in cui era esemplificata la transizione tra queste due visioni del mondo; non volendo effettuare un’analisi unilaterale e forzata, abbiamo preferito sottolineare sia gli elementi di continuità con la “prospettiva centrale” che quelli di transizione verso una “prospettiva geometrica”.
Ad esempio analizzando alcuni esempi concreti di applicazione dei principi del feng-shui, abbiamo sottolineato da una parte la continuità con i principi di orientazione ed i riti connessi al culto degli spiriti del luogo e dei defunti, dall’altra il fatto che si tratti comunque di una tecnica, di un voler piegare l’ordine trascendentale ai propri fini, ovvero alla volontà del soggetto.
Riguardo all’esempio del paesaggio romano (per cui abbiamo scelto il territorio della Val Camonica) abbiamo mostrato da una parte come i principi della centuriazione si basino sugli stessi rituali di orientazione primordiali, che erano alla base tanto dell’aruspicina etrusca quanto della fondazione dei templi indù, dall’altra come la centuriazione costituisca la prima messa in atto di una radicale razionalizzazione del paesaggio che viene uniformato ed inquadrato per fini puramente produttivi.
Infine, riguardo al paesaggio medioevale (esemplificato dal territorio di Trino) ci siamo soffermati sia sul ruolo dell’abbazia cistercense nell’organizzare la vita dei fedeli in base ad un ordine incardinato in quello dei cicli astronomici, sia sull’effetto dello sfruttamento messo in atto da essi, costituito da un’organizzazione che è già una prefigurazione dello sfruttamento agricolo capitalistico che odiernamente copre quello stesso territorio.
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Informazioni tesi
Autore: | Bruno Corzino |
Tipo: | Laurea II ciclo (magistrale o specialistica) |
Anno: | 2007-08 |
Università: | Università degli Studi di Pavia |
Facoltà: | Lettere e Filosofia |
Corso: | Filosofia teoretica, morale, politica ed estetica |
Relatore: | Luisa Bonesio |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 158 |
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