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Il cambiamento di copertura del suolo e del clima sulla risposta idrologica del bacino dell’Olona

La capacità di infiltrazione di un suolo dipende dalle sue caratteristiche pedologiche, dalla sua ricopertura vegetale e dal tipo di uso a cui è destinato. La percentuale di precipitazione, che contribuisce al deflusso corrispondente alla portata di piena, è strettamente legata sia alla tipologia della ricopertura del suolo sia alla distribuzione temporale dell’evento meteorico. Un suolo ricoperto da una superficie impermeabile non consente infiltrazione e non evapotraspira mentre, a parità di volume precipitato, al crescere dell’intensità della precipitazione diminuisce la parte trattenuta o immagazzinata e aumenta la percentuale contribuente direttamente al deflusso.
La riduzione dei tempi di trasferimento della parte di afflusso determina un volume maggiore di acqua che scorre nell’unità di tempo traducendosi in un aumento della portata di colmo e di conseguenza si ha un maggior picco di piena con la possibilità di una inondazione delle aree prospicienti la rete di drenaggio.
Tali effetti sono stati esaminati sulla prima sezione del bacino idrologico del fiume Olona chiuso a Ponte Gurone (provincia di Varese) per sottolineare l’importanza di una politica di pianificazione del suo reticolo idrografico al fine di ridurre quelle concause, legate allo sviluppo antropico, che determinano un incremento del rischio idraulico.
In questo lavoro di tesi si considera il bacino idrologico dell’Olona di medie dimensioni (97 km2), prima sezione del fiume in cui è presente la stazione di misurazione delle portate con serie storica di misurazioni idrometrografiche pubblicate sugli Annali Idrologici.
Tale stazione è stata in funzione dal 1939 al 1984 interrompendo le misurazioni solo negli anni 1943, 1979 e 1983.
La finalità di questo lavoro è quello di confrontare gli afflussi (precipitazioni di massima intensità) con il deflusso del fiume, osservando le variazioni dovute al cambiamento di copertura del suolo.
A tale scopo si sono realizzate due carte tematiche una per l’anno 1954 e l’altra per l’anno 1994 della copertura del suolo. La prima è stata prodotta tramite foto-interpretazione di aerofoto effettuate dall’ IGMI (Istituto Geografico Militare Italiano) nell’anno 1954; la seconda è stata generata dalla CT 10 della Regione Lombardia con un sistema GIS ( Geographical Information System).
Le precipitazioni di massima intensità utilizzate sono state:
 Stazione di Ponte Tresa periodo 1936-2003.
 Stazione di Varese periodo 1936-2003.
 Stazione di Venegono periodo 1956-1988.

I dati ottenuti dall’elaborazione statistica delle osservazioni pluviometriche insieme alle informazioni ottenute dalla produzione delle carte tematiche, sono stati inseriti in un modello. Tale modello si basa su relazioni studiate dal Soil Conservation Service (SCS) degli USA sia per calcolare l’infiltrazione nel non saturo sia per stimare la portata di piena di un bacino idrologico di medie dimensioni come nel nostro caso studio.
Una volta ottenuti i dati sperimentali di portata per gli anni 1954 e 1994, questi sono stati confrontati con la serie storica misurata a Ponte Gurone.

I risultati di questa ricerca possono essere riassunti come segue:
1. Si è osservata una diminuzione della superficie agroforestale con un raddoppio delle aree urbanizzate passata dal 9% nel 1954 al 18% nel 1994.
2. Si è constatata la riduzione della permeabilità del suolo che provoca un maggior deflusso superficiale con portate al colmo crescenti e una diminuzione dei tempi di risposta del bacino.
3. Si è constatato un cambiamento nelle precipitazioni più intense; (il numero dei giorni piovosi dell’anno è in diminuzione ma si determina un incremento dell’intensità della precipitazione).

La progressiva correzione di rotta imposta da una nuova cultura ambientale e la costituzione di consorzi per la tutela e il risanamento delle acque hanno prodotto tangibili risultati di riqualificazione, ma non sufficienti per una buona pianificazione.
Il cambiamento d’uso del territorio influisce sul processo idrologico e la conseguente diversa risposta del bacino diventa elemento importante da acquisire e conoscere in sede di pianificazione territoriale.
La pianificazione richiede studi degli effetti antropici sulla risposta idrologica legati al ciclo dell’acqua e al cambiamento d’uso del suolo che determinano un incremento del rischio idraulico.
Una buona politica di programmazione dello sviluppo territoriale deve mirare a prevenire il rischio idrogeologico.
Dagli studi effettuati sulla prima sezione del bacino dell’Olona sembra quindi necessaria, ai fini della difesa dalle esondazioni, una ricalibratura della rete idrografica e la realizzazione di opere di laminazione delle portate per compensare questa tendenza evolutiva.

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3 1 INTRODUZIONE La Lombardia è stata spesso descritta attraverso l’acqua. In epoche diverse e secondo approcci differenti l’acqua è stata assunta come principio descrittivo di un territorio caratterizzato proprio dalla sua presenza: i fiumi, i grandi laghi, i laghi prealpini, il sistema di canali e navigli, i manufatti di regimentazione e utilizzo delle acque, i porti, costituiscono una rete di elementi che consente, secondo un codice comune di dare una rappresentazione unitaria delle grandi diversità del territorio lombardo. È sufficiente guardare le prime cartografie moderne, cinquecentesche e seicentesche, per avere un’eloquente esemplificazione di come i fiumi abbiano determinato i limiti di un territorio e del modo in cui la rete delle acque, sempre rappresentata, abbia strutturato un territorio caratterizzato dal sofisticato rapporto tra natura e artificio determinato proprio dal ruolo dell’acqua. Così come nel celeberrimo Danubio di Claudio Magris il corso del fiume diventa strumento narrativo e descrittivo di un territorio dai confini non precisamente definibili, l’acqua è un elemento con il quale osservare tutta la Lombardia. Allo stesso modo l’acqua potrebbe descrivere l’intero territorio italiano - della sua storia e dei suoi controversi sviluppi - e della ancora insufficiente, sensibilizzazione verso l’argomento. Negli ultimi anni è infatti progressivamente aumentata la considerazione dell’acqua come risorsa ambientale determinante; ciò a partire da gravi scompensi che sono stati causati da un utilizzo del territorio non particolarmente attento ai problemi dell’ambiente. Il consumo dell’acqua, la mancanza di un suo adeguato controllo, l’urbanizzazione, il rapporto tra acqua e produzione di energia, le recenti teorie sul cambiamento globale del clima e la sua influenza su i vari sistemi idrici, agricoli ed energetici sono tutti temi che recentemente sono stati rilevati dalle diverse culture disciplinari. L’acqua è sicuramente l’elemento che meglio descrive la provincia di Varese chiamata a buon diritto “terra di laghi” e difatti ne conta ben dieci: Varese, Maggiore, Ceresio, Monate, Comabbio (i più estesi), Ghirla, Ganna, Brinzio (di dimensioni molto ridotte), Delio (artificiale), Biandronno (“soppresso” dalla bonifica ottocentesca). A questi si aggiungono cinque fiumi: Ticino, Tresa, Margorabbia, Bardello ed Olona, ventuno torrenti, innumerevoli rogge, rii e fossi, zone umide

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