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Le società di calcio professionistiche: evoluzione economica e crisi di settore nei bilanci delle principali società italiane

La tesi realizza un'analisi economico-giuridica approfondita del sistema calcistico italiano.
Nella prima parte si procede ad uno studio della normativa vigente, della sua evoluzione storica e dei riflessi che tale evoluzione ha originato nei bilanci delle società sportive in genere, e calcistiche nello specifico.
Nella seconda parte si attua un'analisi delle peculiarità dei bilanci delle società calcistiche professionistiche, analizzandone le voci principali e le metodologie di riclassificazione. Sempre nella seconda parte si procede ad uno studio dei controlli attuati dal sistema calcistico Italiano ed Europeo sulle società attraverso la Covisoc e il Sistema delle Licenze UEFA.
L'ultima parte del secondo capitolo è volta ad una breve analisi della fiscalità nelle società calcistiche professionistiche.
Nel terzo e nel quarto capitolo si evidenziano le principali fonti all'origne della crisi economica nel sistema calcistico italiano analizzando l'evoluzione economica nei bilanci delle più importanti società calcistiche italiane. Sempre nel quarto capitolo si analizzano anche i bilanci della società unanimente riconosciuta quale benchmark di mercato (il Manchester United) in modo da consentire un raffronto tra l'inefficiente sistema italiano e il modello inglese.
Il quinto capitolo è relativo allo studio della possibile quotazione in borsa delle società calcistiche, evidenziando le norme di riferimento, le ripercussioni della gestione sulle quotazioni, e realizzando un confronto tra i club quotati in Italia e all'estero.
L'ultimo capitolo è volto allo studio di possibili politiche di gestione volte a contenere gli effetti della crisi attraverso la massimizzazione dei ricavi e il contenimento dei costi di gestione

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Prefazione V Prefazione Per molti anni il calcio è stato solo uno sport e quella che oggi rappresenta la quarta industria italiana, l’industria del pallone, ha vissuto inconsapevole della propria forza e, soprattutto, delle proprie potenzialità. Poi, però, una volta presa coscienza del suo “essere industria” non ha saputo controllarsi, come un bambino dinanzi ad un’enorme coppa di gelato, ed è partito all’attacco, senza ragionare, finendo col fare un’indigestione che lo sta consumando e logorando dall’interno. Si fa un gran parlare della crisi economica che sta stritolando lo sport più famoso e praticato del mondo, del suo essere sull’orlo del baratro, e se il fallimento per qualcuno è già realtà per tutti gli altri non è detto che non lo diventi, anche a breve. Forse, tutto quello che succede e che accadrà nel prossimo futuro, come teorizza qualcuno, è solo una conseguenza inevitabile, qualcosa che era lecito attendersi, perché in fondo il mondo del calcio, e dello sport in genere, rappresenta da sempre lo specchio del mondo che lo circonda. E in un sistema come quello attuale, dove ogni aspetto, privato o pubblico che sia, viene trattato e gestito come un semplice prodotto commerciale, era facilmente prevedibile che anche il calcio avrebbe perso quel suo alone di mito e cultura, di storie epiche e magie, che ne hanno contraddistinto l’esistenza per assumere fattezze più concrete, spietatamente economiche. Ma a questo punto ci si è trovati dinanzi al problema principale: il calcio non è un prodotto come gli altri, bensì qualcosa di eccezionalmente unico, i cui elementi, squadre e calciatori, sono soggette ad un amore quasi ossessivo, peculiare nelle sue caratteristiche, e la cui commerciabilità non può sottostare alle medesime regole e strutture di un qualsiasi altro prodotto. Questa tendenza alla commercializzazione ha portato ad uno sconvolgimento, cancellando e trasformando tradizioni e punti di riferimento essenziali: si è passati, ad esempio, dalla Coppa dei Campioni, col suo carico di fascino e gloria, alla Champions League, la coppa che può essere anche dei non-campioni, ma che rappresenta una fonte di guadagno inestimabile; dalla contemporaneità delle partite la domenica pomeriggio alla spalmatura sull’intero arco della settimana, per rendere il prodotto sempre più appetibile ai network televisivi; dalle rose ormai illimitate alle magliette costantemente riviste e aggiornate, per esigenze di merchandising e di quattrini.

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