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Trasformazioni socio-economiche e dinamiche dell'urbanizzazione in Italia

Al fondo di questo lavoro, una considerazione: assai spesso dati numerici e quantitativi vengono analizzati con un approccio scarsamente sociologico e contestualizzante, tanto da trarne, non di rado, interpretazioni discutibili, se non addirittura opposte alla realtà effettiva.
Per tale ragione, si è voluto analizzare un fenomeno quantomai complesso e variegato come quello dell’urbanizzazione in una maniera alternativa: non già partendo dal dato e procedendo alla sua interpetazione, ma dapprima analizzando a fondo tutte le componenti (economiche, sociali, urbanistiche e politiche) in grado di influire su questo importante aspetto demografico, e solo successivamente effettuando un confronto con le statistiche relative.
Con un’interessante premessa teorica, si noterà come gli approcci relativi agli sviluppi della popolazione tendano ad assumere, storicamente, un carattere sempre più “sociale”; passando così ad analizzare in maniera approfondita entrambe le componenti in grado di influire sul fenomeno urbanizzativo, ovvero saldo naturale e soprattutto migratorio, mettendole in diretta relazione con molteplici aspetti di natura socio-economica quali ricerca e domanda lavorativa, condizione economica generale, costi della vita, tipologie di reti relazionali e forme di capitale sociale (anche in considerazione delle nuove tecnologie di comunicazione), prezzi degli immobili, pendolarismo, strutture familiari e molti altri ancora.
Alla luce della complessità degli aspetti analizzati si muoveranno diverse critiche ad alcune teorie piuttosto semplicistiche, come ad esempio interpretare i dati urbanizzativi e controurbanizzativi esclusivamente in relazione alla qualità della vita del territorio di riferimento (sarà interessante notare come la comparazione tra qualità della vita delle singole città e relativi prezzi degli immobili dimostrerà che quest’ultimi vertono su tutt’altri aspetti).
L’analisi dei dati statistici relativi alla popolazione urbana sembrerebbe smentire, a primo impatto, quanto emerso dall’analisi dell’assetto economico-lavorativo nazionale. Anche in questo caso, in realtà, si possono muovere delle fondate critiche alle teorizzazioni demografiche relative ai dati in questione, non tanto sul piano metodologico quanto su quello puramente interpretativo.
Adottare una metodologia come la cosiddetta “cluster analysis”, la quale considera come unità di analisi il comune (urbano o extraurbano) e non il semplice e più generico “perimetro urbano”, consentirà infatti di giungere a conclusioni ben più precise e significative sul piano sociologico.
Per placare il disordine della mobilità demografica sia urbanizzativa che controurbanizzativa, quest’ultima che assai spesso, si vedrà, sarebbe più corretto definire come “antiurbanizzazione forzata”, è necessario limare le così marcate differenze territoriali del paese, e a tal ragione sarà fondamentale introdurre il concetto, di recente evoluzione, di “sviluppo locale”, il quale verte su molteplici principi di natura sociale, economica, politica ed anche urbanistica.
Si approfondiranno dunque alcune questioni legate all’economia ed alla politica nazionale, fino a giungere alle conclusioni le quali si svilupperanno su un’idea di base: le economie territoriali e la sfera politica nazionale rivestono un potere di tale rivilevo da influire notevolmente anche sulla mobilità dei cittadini all’interno del territorio.

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1 Introduzione Gli studi e le teorie sullo sviluppo demografico della popolazione sono state caratterizzate da peculiarità piuttosto differenti nei diversi periodi storici. A partire dalla teoria di Malthus, che si colloca a fine Settecento, fino alla teoria della seconda transizione demografica, la quale descrive i tempi odierni, è possibile collocare i vari approcci lungo una sorta di continuum non soltanto temporale, ma anche e soprattutto “sociale”. Le variabili di natura sociale prese in considerazione, infatti, sono divenute sempre più numerose, così come sempre più rigorosa è stata l’attenzione verso il contesto sociale di riferimento; sia perché gli studi a riguardo sono divenuti sempre più precisi nell’individuare le cause dei fenomeni demografici, sia perché lo sviluppo e la differenziazione della società ne ha comprensibilmente reso più complesso lo studio. Per tali ragioni non sarebbe affatto sbagliato definire gli approcci più recenti come delle “sociologie”, piuttosto che delle semplici teorie. Ed è proprio in chiave sociologica che si analizzerà il fenomeno dell’urbanizzazione in Italia; tendenza demografica quantomai carica di implicazioni di natura sociale, tanto nelle sue cause quanto nei suoi risvolti. Per tale ragione, uno studio dei movimenti inurbativi basato esclusivamente su un’analisi statistico-quantitativa dei dati demografici risulta piuttosto limitativo e di per se insufficiente per comprendere realmente i fenomeni sociali che ne sono alla base. Nell’analisi sociale del fenomeno urbanizzativo emerge un aspetto di particolare rilievo: se da un lato, infatti, si verifica una forte attrazione urbanizzativa, strettamente legata a fattori di natura socio-economica quali in primis necessità lavorative, così come verificatosi negli anni dell’avvento dell’industrializzazione, per contro altre cause, sempre di natura socio-economica, rappresentano un considerevole freno alla mobilità. Le spinte urbanizzative sono essenzialmente legate alla questioni lavorative; un problema, quello dell’occupazione, tutt’altro che risolto nel paese. La necessità sempre attuale di spostarsi verso la città per ragioni di lavoro, la quale si traduce spesso nelle storiche migrazioni dal Sud al Nord, rispecchia, di fatto, gli squilibri interni di natura economico-lavorativa. Nell’analisi delle componenti migratorie, non sono le migrazioni interne, ma anche le immigrazioni dai paesi esteri giocano un ruolo di grande rilievo per gli assetti demografici nazionali. Tale tipo di componente migratoria, sviluppatasi fortemente negli ultimi decenni ed in crescita costante, ha sostanzialmente, se pur con alcune differenze, i medesimi poli attrattivi delle migrazioni interne: zone settentrionali anzitutto, e

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