Germaine Dulac e l'avanguardia cinematografica degli anni venti
Durante la Prima Guerra Mondiale la cinematografia francese aveva subito una battuta d’arresto ed era stata nel frattempo surclassata dall’industria hollywoodiana. Le case di produzione tentarono così di reagire aprendo le porte ad una nuova generazione di cineasti (Abel Gance, Louis Delluc, Germaine Dulac, Jean Epstein, Marcel L’Herbier) che si battevano, attraverso scritti teorici e realizzazioni sperimentali, per il riconoscimento artistico del cinema.
Fino ad allora le riflessioni sul nuovo mezzo espressivo si erano limitate a sporadici articoli pubblicati su quotidiani e riviste d’informazione generale. Negli anni Venti la creazione di pubblicazioni indipendenti, sale specializzate, cineclub orientati verso la riflessione estetico-teorica, determinò un evidente salto di qualità del pensiero sul cinema. I numerosi interventi che, non solo i primi teorici del cinema, ma anche intellettuali ed artisti lontani dall’ambiente cinematografico pubblicarono su quelle riviste, sono la testimonianza del vivace interesse che l’industria cinematografica suscitò negli ambienti artistici per le possibilità di esplorazione di un nuovo linguaggio che questa offriva. L’interesse degli intellettuali per l’invenzione dei fratelli Lumière, che oggi potrebbe sembrare un fatto scontato, fu ancor più sorprendente poiché fino agli anni Venti il cinema era considerato un divertimento da fiera, rivolto quindi agli strati incolti della società. E’ necessario tracciare rapidamente lo stato evolutivo della cinematografia francese dalle origini agli anni Venti per comprendere le basi teoriche delle riflessioni dell’avanguardia che tentarono di riformulare uno statuto artistico del cinema, liberandosi dai falsi pregiudizi che molti nutrivano per la nuova invenzione.
Sintesi della tesi di laurea
La teorica e cineasta Germaine Dulac, spesso trascurata dalla critica cinematografica e dalla storiografia specializzata, ha svolto un ruolo di primaria importanza nel processo di riconoscimento artistico del cinema che segna il passaggio dal termine “cinématographe”, caro ai fratelli Lumière, alla definizione “septième art”, coniata da Ricciotto Canudo all’inizio degli anni Venti. Negli anni della “folle époque”, segnati dalla frenetica ricerca di modernità di cui il movimento surrealista è la più emblematica espressione, il cinema si propone come linguaggio artistico innovatore, ma soprattutto ancora inesplorato. Molti artisti si cimentano allora nella scrittura o nella realizzazione di opere filmiche allo scopo di potenziare le loro possibilità creative. Tra gli altri, l’autore teatrale Antonin Artaud che scrive varie sceneggiature, una delle quali La coquille et le clergyman del 1927, viene realizzata dalla stessa Dulac. Oltre ad essere considerato il primo film di espressione surrealista, quest’opera deve la sua celebrità anche alla storica bagarre provocata da André Breton e compagni alla prima dello “Studio des Ursulines” che degenerò nella semidistruzione della sala. I surrealisti presenti, schieratisi in difesa del momentaneo affiliato Antonin Artaud (è noto che i rapporti fra quest’ultimo e il movimento furono piuttosto burrascosi), accusarono la cineasta di aver travisato il senso dello scritto di Artaud, privandolo della sua originaria carica erotica. Rivendicando la soggettività autoriale del regista cinematografico, Germaine Dulac aveva personalizzato l’opera presentando un personaggio femminile, non più statico oggetto del desiderio, così come si delineava nell’immaginario artaudiano e in quello surrealista, bensì cosciente e mortifera seduttrice.
La visualizzazione delle rêveries al femminile è una delle principali innovazioni tematiche introdotte dalla cineasta, che propone sullo schermo delle donne consapevoli del proprio potere di seduzione e determinate, attraverso lo strumento dell’immaginazione, ad affrancarsi dalla rigida istituzione del matrimonio borghese. La scoperta della psicanalisi e quella del cinema coincisero all’epoca con una discussione sul rapporto tra i sessi che non era certamente sfuggita alla regista, promotrice di una sessualità libera dalle costrizioni del vincolo matrimoniale, rivolta sia alla spettatrice che allo spettatore. Questi elementi, che verosimilmente urtarono un ambiente intellettuale impregnato della misoginia propria del movimento surrealista, rendono Germaine Dulac un’autrice autenticamente d’avanguardia, le cui teorie sul cinema e sulla condizione femminile troveranno una piena affermazione solo a distanza di decenni rispetto alla loro prima elaborazione.
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Informazioni tesi
Autore: | Bruna Lo Biundo |
Tipo: | Tesi di Laurea |
Anno: | 2001-02 |
Università: | Università degli Studi di Palermo |
Facoltà: | Lettere e Filosofia |
Corso: | Lingue e Letterature Straniere |
Relatore: | Luciana Grasso |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 102 |
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