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Gli sport individuali in una prospettiva psico-pedagogica: la boxe

Dopo un breve periodo di fama, notevoli, molteplici e gravissime controversie mi hanno negato l’accesso all’olimpo dei grandi campioni della boxe. Ciò nonostante, al pugilato devo tanto e non solo perché mi ha negato alle insidie della strada, ma anche perché nelle palestre ho conosciuto numerosi personaggi che hanno contribuito a fare di me un vero uomo. Al pugilato ed ai suoi grandi maestri, ho ritenuto di dedicare la mia tesi di laurea sperimentale: “Gli sport individuali in una prospettiva psico-pedagogica: LA BOXE”; frutto di anni di studio e di ricerca, (coronati col massimo dei voti), i cui dati dimostrano, inequivocabilmente, la valenza pedagogica-educativa di tale sport. Infatti, la negativa e dura critica mossa al pugilato, da parte degli organi di informazione, in seguito ad episodi isolati, ha determinato, negli ultimi decenni, una profonda crisi in un settore sportivo già soggetto a falsi pregiudizi e poca considerazione da parte dei mass-media. Già i genitori malvolentieri accettano l’idea del proprio figlio - boxer perché considerano il pugilato esclusivamente, ed a priori, uno sport brutale, violento e pericoloso. Inoltre, pochi sono i ragazzi che si avvicinano a questa pratica sportiva, vuoi perché invaghiti dai grandi campioni di altre discipline ritenute impropriamente meno pericolose e dai lauti guadagni, vuoi perché non sono disponibili a trascurare i numerosi “impegni” che il benessere sociale offre o, aggiungo, perché non bene informati su questo sport, e pochi sono coloro che conoscono i numerosi risvolti positivi che il pugilato offre, ed invece molti sono coloro che “non sono disposti a farsi rompere il naso”, “ARS DICENDI”, luogo comune usato dai non addetti ai lavori.
Ed a nulla sono valsi i numerosi sforzi della federazione pugilistica per valorizzare la più antica disciplina sportiva, come ad esempio: - da molti decenni il pugilato è stato inserito tra le attività dei “Giochi della Gioventù” del C.O.N.I; -di recente in Campania, così come per altre regioni, con apposito protocollo d’intesa con il Ministero della Pubblica Istruzione, con il progetto P.E.S. (progetto educativo scolastico), si è instaurata una collaborazione tra vari istituti di scuola media e superiore con alcune palestre di boxe, riscontrando ottimi risultati, anche se permane un grande interrogativo sul ruolo dell’insegnante di pugilato.
Uno degli aspetti da tenere in seria considerazione nell’ambito delle possibili valutazioni sulle valenze educative della boxe è il senso sicurezza dei genitori che sanno di avere il proprio figlio in palestra (cioè in un luogo sicuro) ad allenarsi, il che costituisce, senza ombra di dubbio, una delle strategie più funzionali a sottrarre “materiale” fertile ai loschi affari della malavita, o preservarli da amicizie da strada poco affidabili o come deterrente alla dispersione scolastica . Però non vorrei che qualcuno potesse equivocare questo discorso: la palestra di pugilato non è e non deve essere scambiata per un centro di assistenza sociale; ma è, semplicemente, un ambiente sano ed integro dove i ragazzi, attraverso l’attività sportiva, interagiscono, socializzano e si “formano” secondo i canoni cristiani di una civile società.
La palestra di pugilato come palestra di vita può modificare quella convinzione popolare distorta e superficiale che classifica la boxe come uno sport rischioso per la salute, violento e discutibile dal punto di vista etico-sociale.
Il sottoscritto oltre ha redigere la 1° tesi universitaria sul pugilato in Europa, ha organizzato e relazionato due convegni (a cui hanno preso parte numerosi campioni del mondo di varie discipline sportive) presso l’Istituto Universitario S. Orsola Benincasa, riscuotendo notevoli consensi a favore di questo sport.
La conferma delle mie considerazioni positive su tale sport, è data dal fatto che il sottoscritto, durante la propria adolescenza, ha “beneficiato” di questa valenza psico-pedagogica. Ma per maggiori ragguagli vi invito a leggere la mia tesi sul sito “tesionline”.
giovanni dicanio

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7 CAPITOLO PRIMO “ EDUCAZIONE E SPORT” : IL PUGILATO RIFERIMENTI STORICI “Noble art” o “violenza?”. Uomo contro uomo: lotta feroce per la sopraffazione o esibizione di forza fine a se stessa? Il pugilato, sport antico quanto l’uomo, ancora oggi oscilla tra questi due interrogativi. Per gli antichi, la “Boxe” era un esercizio quanto mai brutale, praticato per lo più da mitici eroi, sovrani e grandi guerrieri, che, si risolveva spesso, in un crudele massacro. C’era un mitico re Amico, capo dei Bebrici che, a dispetto del suo nome, era violento, feroce ed inospitale. Maltrattava gli avversari e impartiva loro feroci bastonature spesso, con conseguenze letali; ci volle Polluce, uno dei due Dioscuri, per infliggere al gigantesco re

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