L'applicazione delle norme sul divieto di riorganizzazione del disciolto Partito Fascista
La presente tesi ha come titolo: "L'applicazione delle norme sul divieto di riorganizzazione del disciolto Partito Fascista". Tuttavia, la semplice esposizione e trattazione delle sentenze applicative del divieto sarebbe risultata non perfettamente comprensibile senza una esposizione dei concetti fondamentali che la presuppongono. Poiché la XII°° Disposizione finale della Costituzione vieta la riorganizzazione del disciolto partito, si rendeva necessario esporre, in modo preliminare, il concetto di "partito politico" generalmente accettato dalle opinioni dottrinali. In più la citata norma costituzionale fa espresso riferimento ad un ben determinato partito politico storicamente esistito e, in tal senso, si è dovuto necessariamente fare riferimento al periodo storico che inizia con il D. Lgs. Lgt. 2/8/1943 n. 704, concernente la "soppressione del P.N.F.", e che si conclude con l'entrata in vigore della Costituzione repubblicana del 1948, nella quale viene sancito solennemente il divieto di riorganizzazione del suddetto partito. Bisogna ricordare, inoltre, che il divieto in oggetto era già stato previsto in quella voluminosa produzione legislativa che, comunemente, viene definita con il termine di "Sanzioni contro il Fascismo" comprendente una nutrita serie di disposizioni penali a carico di personaggi del passato regime politico e di responsabili dei reati di collaborazionismo, talune delle quali violano apertamente il principio pre-giuridico dell'irretroattività della legge penale, nonché di una altrettanto corposa serie di norme concernenti l'ordinamento statuale, nonché il patrimonio degli enti e delle associazioni fasciste. Inoltre, già in virtù della legge 3 Dicembre 1947 n. 1546, norma emanata nell'esercizio della funzione legislativa ordinaria dell'Assemblea Costituente, veniva sancito il divieto di riorganizzazione del disciolto Partito Fascista secondo una definizione, relativa ai caratteri di tale formazione politica, più precisa di quella formulata in occasione dell'emanazione del D. Lgs. Lgt. 26/4/1945 n. 195. La produzione legislativa in tema di repressione dell'attività fascista proseguiva con l'emanazione della legge di attuazione del primo comma della XII° Disposizione Transitoria e Finale della Costituzione, più precisamente la legge 20 Giugno 1952 n. 645. Nel 1975 il Legislatore ordinario apportava modifiche ad alcuni articoli della legge n. 645 con l'emanazione della Legge 22 Maggio n. 152, meglio nota con il termine di legge Reale. La trattazione della presente tesi ha dunque dovuto, necessariamente, tenere ben presente l'evoluzione della normativa regolante la materia. Si è proceduto, infatti, ad una sommaria illustrazione dei principi e delle disposizioni giuridiche introdotte dalla prima legislazione in materia di repressione del fenomeno della riviviscenza neofascista, prestando inoltre attenzione alle argomentazioni svolte dal Legislatore costituente nel corso dell'elaborazione dei principi costituzionali che sono sanciti dall'attuale art. 49 Cost. In particolare si è esaminato l'andamento dei lavori della Prima Sottocommissione per la Costituzione nella famosa seduta del 19 Novembre 1947 che ha accolto l'emendamento dell'On. Togliatti finalizzato a sancire, a livello costituzionale, il divieto della riorganizzazione del disciolto Partito Fascista. Alla luce di tali affermazioni del Legislatore costituente, si è poi proceduto all'esame dei singoli articoli della legge di attuazione del dettato costituzionale, integrando l'esposizione con le necessarie annotazioni delle sentenze della giurisprudenza di merito e di quella di legittimità.
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Informazioni tesi
Autore: | Luca Paolo Colombo |
Tipo: | Laurea vecchio ordinamento (pre riforma del 1999) |
Anno: | 1992-93 |
Università: | Università degli Studi di Milano |
Facoltà: | Giurisprudenza |
Corso: | Giurisprudenza |
Relatore: | Valerio Onida |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 302 |
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