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Le variazioni territoriali delle Regioni

Le variazioni territoriali delle Regioni rappresentano una tematica antica e nuova allo stesso tempo: antica, perchè la possibilità di procedere ad una modificazione dell'ente regionale fu prevista nella Costituzione; nuova, perchè fino a pochi anni or sono nessun procedimento di variazione territoriale era mai stato attivato.
Questo è probabilmente uno dei motivi per cui la dottrina giuridica non ha mai prestato attenzione a questa norma costituzionale, lasciandola relegata nelle zone grigie dell'ordinamento, dove la validità della norma costituzionale convive con la sua concreta inattuazione. La situazione è cambiata a partire dal maggio 2005 quando il Comune di San Michele al Tagliamento, primo in Italia, ha celebrato il referendum per poter aggregarsi al Friuli-Venezia Giulia. Da questo momento la dottrina ha iniziato ad occuparsi della questione, con interventi particolareggiati su varie tematiche riguardanti il procedimento di variazione territoriale. Anche la giurisprudenza costituzionale ha iniziato ad essere investita delle prime questioni sul tema ed ha prodotto due importanti sentenze: la sent. 334/2004 e la sent. 66/2007. Lo scopo di questa tesi è quello di dare una visione completa su di un tema che al giorno d'oggi vede solo singoli interventi particolareggiati od opere complete, ma ormai superate.
Nel corso della trattazione si sono trattati con dovizia di particolari le tematiche più interessanti concernenti il procedimento di variazione territoriale, quali ad esempio: la qualificazione giuridica del referendum "territoriale", la questione dell'ammissibilità o meno del referendum "cumulativo, l'analisi del concetto di popolazioni interessate e quella della forma della legge di variazione territoriale.
Si sono in seguito esaminati i casi più recenti di variazioni territoriali ed i provvedimenti presi dal Governo e dalle Regioni per limitarli.

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1 INTRODUZIONE Le variazioni territoriali delle Regioni, oggetto di questo studio, rappresentano una tematica antica e nuova allo stesso tempo. Antica, in quanto il Costituente fu fautore di una ripartizione regionale che si fondava essenzialmente su motivi storici e come diretta conseguenza pensò ad un procedimento per modificare territorialmente tali enti locali. Antica, perché il procedimento di variazione territoriale delle Regioni fu inserito nella Costituzione in un apposito articolo, il 132, che non ha subito nel corso di sessant’anni nessuna modifica sostanziale, ma semplici specificazioni per renderne più chiaro il significato (modifica apportata all’art. 132, co. 2 Cost. dalla legge costituzionale n. 3/2001). Nuova, perché nessun procedimento di variazione territoriale (a parte il caso particolare dell’istituzione della Regione Molise nel 1963) è mai stato attivato prima del maggio 2005; nuova, perché nessun procedimento di variazione territoriale ha finora concluso il suo iter procedurale. Forse è anche per questo che l’analisi dell’art. 132 della Carta costituzionale non è mai stato oggetto di particolare attenzione da parte della dottrina: la maggior parte dei manuali di diritto costituzionale nemmeno lo citano e, a parte sporadici casi, non sono state prodotte monografie a riguardo. La modificazione del territorio regionale è divenuta tematica di attualità a seguito delle numerose richieste di passaggio ad altre Regioni che si sono susseguite nel corso dell’ultimo triennio; a seguito di queste richieste, la dottrina ha iniziato a porre attenzione su un problema per troppo tempo rimasto ai margini del dibattito costituzionale; ha iniziato ad analizzare i procedimenti di variazione territoriale previsti dall’art. 132 della Costituzione, vedendone i pregi

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Parole chiave

articolo 132 della costituzione
comuni
corte costituzionale
costituzione italiana
enti locali
federalismo fiscale
legge costituzionale
legge ordinaria
pedrazza gorlero
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