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Le indagini preliminari: tra ragionevole durata e completezza investigativa

L’intento di questo lavoro è quello di operare uno screening completo sul segmento relativo alla fase delle indagini preliminari attraverso la lente del principio della ragionevole durata guardando, contestualmente, al raggiungimento della “completezza” investigativa.
Nel primo capitolo si è proceduto ad analizzare, sotto un profilo diacronico, multilaterale e multilivello il principio della ragionevole durata del processo così come cristallizzato nell’art. 111 Cost. (ad ormai venti anni dalla l. cost. n. 3/1999) e nell’art. 6 CEDU. Ed è proprio la giurisprudenza della Corte di Strasburgo ad essere la bussola di riferimento nella individuazione della natura giuridica, della legittimazione attiva a muovere doglianza di violazione e dei parametri di valutazione delle presunte lesioni del principio de qua, il tutto in virtù della innegabile porosità dei modelli di tutela dei diritti.
Si è deciso, poi, di operare una precisa scelta sistematica e, quindi, di scandire il secondo capitolo in tre sezioni. La prima concernente il momento genetico del procedimento penale, l’ultima il momento conclusivo delle indagini. Nel mezzo la sezione seconda, dedicata all’organizzazione dell’ufficio del pubblico ministero, problematica trasversalmente idonea a concorrere nella generazione di lentezze investigative. Nel complesso, il procedimento per le indagini preliminari appare come una fase enormemente connotata da deprecabili distorsioni prasseologiche le quali trovano la loro linfa nelle innumerevoli locuzioni normative connotate da una semantica indefinita e, come se non bastasse, a rendere sistemiche le distonie de qua è la presenza di copiosi orientamenti giurisprudenziali lassisti.
Ma vi è di più! Tale immaginario desolante è amplificato nella portata dalla necessità, giurisprudenzialmente individuata, di svolgere attività investigative complete “in vista” dell’esercizio dell’azione penale. La completezza investigativa, originata dalla nota sentenza della Corte Costituzionale n. 88/1991, ha subìto, nel corso degli anni, mutamenti in senso rafforzativo i quali ci hanno indotto a mettere in discussione l’originaria finalità delle indagini preliminari, così come scandita nell’intellegibile art. 326 del codice di procedura penale.
Insomma, ragionevole durata delle indagini e contestuale raggiungimento della completezza investigativa: storia di una difficile endiadi.

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10 CAPITOLO I Il principio della ragionevole durata del processo SOMMARIO: 1. Considerazioni introduttive. - 2. Premesse di ordine terminologico. - 3. La ragionevole durata quale componente del “giusto processo”: il quadro normativo. - 3.1. Segue: Il quadro giurisprudenziale. - 4. La natura giuridica del principio della ragionevole durata del processo: titolarità e decorso del tempo. - 5. La “positivizzazione del palliativo”: la legge 24 marzo 2001, n. 89 (cd. legge Pinto). 1. Considerazioni introduttive Discorrere di ragionevole durata del procedimento penale, con particolare riferimento alla fase delle indagini preliminari, significa confrontarsi con annose ed irrisolte questioni dogmatiche. Queste ultime, ad onta dell’elevato tenore dottrinale, hanno, in realtà, una incredibile ripercussione sul piano fenomenologico ed empirico nella misura in cui la dilatazione della finestra temporale investigativa si riverbera, come un macigno, sull’intero iter procedimentale. Prima della costituzionalizzazione del giusto processo, l’esigenza della definizione della sequenza procedimentale in tempi ragionevoli - prevista solo all’interno delle norme transnazionali - era avvertita con estrema diffidenza, come se il principio in discorso non fosse meritevole di considerazione, ma addirittura sacrificabile sull’altare del primato del diritto interno 1 . L’immaginario giuridico del tempo è sintetizzato, in modo emblematico, nelle parole della sentenza della Corte Costituzionale n. 202 del 1985, la quale ebbe ad evidenziare che “la problematica 1 Per cogliere lo sfondo del periodo antecedente alla modifica dell’art. 111 Cost. si vedano le lungimiranti parole di M.G. AIMONETTO, La “durata ragionevole” del processo penale, Torino, 1997, pp. 9-10. L’Autrice, testualmente evidenziava che “il diritto alla ragionevole durata del processo non costituisce oggetto di protezione specifica da parte della normativa ordinaria, né tanto meno ad opera delle disposizioni costituzionali”. Ma la dottrina processualistica più accorta era consapevole che “maggiore sensibilità per i tempi del processo si rinviene nelle fonti internazionali, che riconoscono il diritto ad essere giudicati in un termine ragionevole, quale uno degli elementi che concorrono a garantire un processo giusto, rispettoso dei diritti umani”.

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Informazioni tesi

  Autore: Costantino Luciano
  Tipo: Laurea II ciclo (magistrale o specialistica)
  Anno: 2018-19
  Università: Università degli Studi di Salerno
  Facoltà: Giurisprudenza
  Corso: Giurisprudenza
  Relatore: Luigi Kalb
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 198

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Parole chiave

indagini preliminari
termini
ragionevole durata
azione penale
proroga
completezza investigativa

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