La tutela penale degli animali
La tutela penale degli animali, nel nostro ordinamento, ha la sua fonte nell’articolo 727 del codice penale, così come modificato dalla legge 22/11/93 n. 473. Tale disposizione è collocata nel Libro III, Capo II, Sezione I del codice penale, da ciò si constata che trattasi di contravvenzione concernente la polizia dei costumi. La collocazione si spiega per il fatto che l’animale, nel vigente codice penale italiano, è oggetto di tutela indiretta : in quanto essere capace, se maltrattato, di suscitare sentimenti di ribrezzo o pietà nell’uomo, è tutelato come riflesso della tutela di tali sentimenti; la tutela dell’animale è funzionale alla tutela di tale valore umano. E’ possibile sostenere che l’animale sia soggetto di diritto? Gli orientamenti giurisprudenziali, emersi a cavallo tra gli anni ’80 e ’90, sono stati più innovativi, perchè hanno fatto arretrare in secondo piano la tradizionale tutela del sentimento di umanità, facendo emergere progressivamente in primo piano la protezione dell’animale in sè, quale autonomo essere vivente, dotato di una sensibilità psico-fisica e capace di reagire agli stimoli del dolore. Indubbiamente, da questo filone interpretativo è derivato un forte impulso alla riforma dell’art. 727 c.p., che purtroppo non ha seguito fino in fondo il percorso riformistico iniziato dalla giurisprudenza e confermato, nel frattempo, dalla legislazione speciale: il nuovo art. 727, presenta delle ambiguità in ordine alla pacifica enucleazione del bene protetto in termini di soggettività animale, mentre la normativa extracodicistica si è spinta più avanti, come per esempio, la l. 281/91 sugli animali di affezione, nell’aumentare la protezione sull’animale in sè.
La tesi discute in maniera esaustiva l’attuale normativa concernente la tutela penale degli animali e si divide in tre capitoli. Nel primo (Tutela penale indiretta degli animali: l’art. 727 c.p.) dopo una panoramica storica dei precedenti legislativi, vengono discusse le questioni di legittimità costituzionale dell’art. 727, di interesse tutelato, e di oggetto materiale, arrivando alla nozione di animale. Vengono quindi esposte in dettaglio le condotte e la casistica dell’applicazione dell’art. 727, evidenziandone le cause di non punibilità, le circostanze aggravanti e le sanzioni relative. Nel secondo capitolo viene presentata la legislazione complementare a tutela degli animali che disciplina fenomeni quali la vivisezione, il randagismo, gli animali di interesse zootecnico, la caccia, e le attività sportive che comportano l’uso di animali. Nel terzo capitolo si affronta la difficile questione sulla riconoscibilità degli animali come “soggetti di diritto”. Qui si discutono le basi storico-giuridico-filosofiche legate al riconoscimento dei diritti degli animali in quanto esseri viventi e non in quanto essere capace, se maltrattato, di suscitare sentimenti di ribrezzo o pietà nell’uomo. Il capitolo si conclude con uno studio delle nuove prospettive di tutela degli animali, discutendo le più recenti interpretazioni giurisprudenziali dell’art. 727, e raffrontandole con analoghe norme giuridiche vigenti in altri paesi europei.
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Informazioni tesi
Autore: | Maria Coccellato |
Tipo: | Tesi di Laurea |
Anno: | 2002-03 |
Università: | Università degli Studi di Palermo |
Facoltà: | Giurisprudenza |
Corso: | Giurisprudenza |
Relatore: | Giusino Manfredi Parodi |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 182 |
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