La tassazione del risparmio in Italia e nei principali paesi europei (attività finanziarie)
Questo lavoro, centrato sulla tassazione del risparmio, vuole esaminare le modalità di imposizione del risparmio investito in attività finanziarie sia in Italia che nei principali Paesi europei.
Con il mercato unico sono stati eliminati tutti gli ostacoli normativi ed economici alla libera circolazione di capitali e servizi finanziari e in uno spazio così aperto ai confronti, la componente fiscale è divenuto uno degli elementi determinanti nelle scelte di investimento e spesso ha contribuito alla migrazione dei capitali da un mercato ad un altro.
Negli ultimi anni proprio in vista dell’unificazione dei mercati dei capitali e dei servizi finanziari, in quasi tutti i Paesi europei si sono avute numerose modificazioni al sistema di tassazione dei redditi da capitale.
Ogni Stato membro ha modificato il proprio sistema fiscale per renderlo competitivo con quello degli altri.
L’Italia con la riforma del 1° luglio 1998 ha adottato un sistema di imposizione più razionale che prevede una base imponibile ampia (redditi di capitale e plusvalenze) e poche aliquote uniformi.
Allargando l’osservazione ad altri Paesi e cercando il filo conduttore tra le diverse soluzioni da essi adottate, abbiamo constatato che finora la dinamica comune è stata solo la competizione fiscale che ha spinto i Paesi europei generalmente a rinunciare alla tassazione dei non residenti pur di attirare capitali dall’estero.
La diminuzione del gettito è così compensata con un aumento della pressione fiscale su cespiti meno mobili come il lavoro.
D’altra parte la Comunità Europea sta cercando di invertire questa tendenza alla competizione e alla tassazione eccessiva del lavoro, perseguendo l’introduzione di un coordinamento fiscale.
Nei suoi atti la Comunità Europea non prende in esame la possibilità di esentare il risparmio, ma spinge unicamente verso una tassazione uniforme del risparmio stesso, che sollevi il lavoro dal carico fiscale.
La nostra analisi parte da ragionamenti teorici per farsi via via più pragmatica e contestuale:
- nel capitolo 2 si esamina la Riforma della tassazione delle attività finanziarie (Dlg. 461/97), mettendo in risalto l’originalità del sistema di tassazione delle attività finanziarie italiano rispetto a quello degli altri Paesi europei;
- nel capitolo 3 siamo scesi più nel dettaglio descrivendo le modalità di tassazione delle principali categorie di redditi di capitale (interessi, dividendi, plusvalenze);
- nell’ultimo capitolo abbiamo allargato la panoramica d’insieme sugli attuali regimi di tassazione delle attività finanziarie nei Paesi della Cee, aiutandoci anche con tabelle esplicative, soddisfacendo la nostra intenzione che non era quella di enucleare il sistema fiscale più equo o più conveniente, ma di far risaltare l’estrema eterogeneità normativa che regna in Europa.
L’assenza di un intervento normativo comunitario e l’incapacità dei Paesi membri di pervenire ad un accordo sulla tassazione dei redditi di capitale hanno fatto prevalere le forze di mercato, cioè adattamenti spontanei e unilaterali dei propri sistemi fiscali da parte dei singoli paesi.
Le modifiche e gli aggiustamenti delle legislazioni fiscali a cui abbiamo assistito negli ultimi anni non sono state dettate dalla Comunità Europea secondo un suo preciso disegno ordinatore, ma suggerite dal mercato unico che ha operato liberamente e male, perché ha finito per concentrare, per esempio, l’imposizione su redditi meno mobili come il lavoro, a detrimento dell’occupazione.
La Comunità Europea sta cercando attualmente di invertire questa tendenza e di realizzare un’omogeneizzazione fiscale che non significa detassazione, ma addivenire ad una tassazione più coerente ed uniforme.
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Informazioni tesi
Autore: | Fabiana Lisarelli |
Tipo: | Tesi di Laurea |
Anno: | 1999-00 |
Università: | Università degli Studi di Roma La Sapienza |
Facoltà: | Giurisprudenza |
Corso: | Giurisprudenza |
Relatore: | Paola Maiorano |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 164 |
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