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La disciplina pubblica del credito

La tesi analizza le vicende della branca del diritto pubblico dell'economia che si occupa di disciplinare l'attività delle aziende di credito, con particolare riferimento alle esperienze giuridiche italiane e statunitensi.
L'analisi si sviluppa a partire dall'evoluzione storica della disciplina, sviluppandosi intorno alla rilevanza giuridica del credito e alle vicende ed evoluzioni che lo sviluppo industriale, economico e finanziario hanno imposto all'attività delle banche.
Si discute poi delle particolari modalità con le quali gli stati rimediano alle insufficienze dell'economia bancaria in particolari momenti di crisi (1929 0 2008) attraverso un intervento che appare negare il valore della disciplina di mercato attraverso garanzie e nazionalizzazioni, ricostruendo gli istituti dell'emergenza.
La tesi si conclude infine con una analisi delle prospettive di evoluzione dei sistemi di vigilanza e di modifica della regolamentazione (eventuali nuovi limiti dimensionali o nuove separazioni tra attività di trading e di credito), così come della necessità di sottoporre a regolamentazione e inquadrare in un sistema amministrativo di controllo l'attività delle agenzie di rating.

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Introduzione Con l'espressione “disciplina pubblica del credito” si è soliti indicare quel complesso di leggi, regolamenti e norme di origine comunitaria o internazionale volte a regolare l'attività di quella particolare entità rappresentata dalla banca. L'attività bancaria è un fenomeno centrale nell'ambito dei moderni sistemi economici, perché costituisce lo snodo nevralgico del meccanismo di afflusso del risparmio verso gli investimenti produttivi. Questo spiega perché, nell'esperienza giuridica di tutti i paesi sviluppati, il settore sia stato oggetto di una speciale disciplina che ha progressivamente portato l'impresa bancaria fuori dalla normativa civilistica dettata per l'imprenditore, passando attraverso varie configurazioni di controllo pubblico dell'attività e del soggetto che la esercita. Si afferma che nel settore in questione, si sia “misurata, quasi in via privilegiata, la questione concernente il rapporto tra iniziativa economica privata e intervento dello stato”.1 Se poi si tiene presente il fatto che tale rapporto è carico di implicazioni non soltanto politiche ed economiche ma anche ideologiche, risulta chiaro come qualsiasi ricostruzione che voglia fare il punto sull'attuale disciplina normativa del credito e del risparmio non può che prendere le mosse dalla sua evoluzione storica, esaminando “il modo ed i tempi in cui tale disciplina si è venuta formando”.2 Si tratta di una storia che affonda le sue radici in tempi lontani, quantomeno nel XIV secolo, quando compaiono le prime manifestazioni dell'attività bancaria moderna. Si tratta di una storia che accomuna tutti i paesi della civiltà occidentale, perché esigenze ed interessi sono simili, e trovano risposte in istituti e tutele altrettanto simili, in una sorta di jus comune o lex mercatoria creata dai mercanti per 1FAZIO A., CAPRIGLIONE F., Governo del credito ed analisi economica del diritto, Banca borsa e titoli di credito, 1993, I, pp.311 ss. 2NIGRO M., Profili pubblicistici del credito, Milano, Dott. A. Giuffrè Editore, 1972. 5

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