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La concezione di contratto emergente dai principi di diritto europeo: tra efficienza del mercato e giustizia sociale

I principi di diritto europeo dei contratti (principles of european contract law PECL) rappresentano il frutto del lavoro della commissione per il diritto europeo dei contratti, composta da un gruppo di privati accademici e nota anche come commissione Lando, in onore del suo fondatore e presidente. Fu, infatti, Ole Lando, professore dell’Università di Copenhagen, che nel 1974, in occasione di un convegno sulla legge applicabile alle obbligazioni tra cittadini dei paesi della Comunità economica europea, lanciò l’idea di creare un “codice europeo delle obbligazioni”, sulla base della considerazione per cui la disciplina a livello comunitario circa la legge applicabile non avrebbe mai realizzato l’uniformità giuridica necessaria a creare un mercato integrato. I principi di diritto europeo costituiscono, dunque, un prodotto culturale che si colloca nel solco del processo di armonizzazione del diritto contrattuale europeo e, più in generale, del diritto privato europeo, che da tempo è oggetto di attenzione non solo negli ambienti accademici ma anche da parte delle istituzioni comunitarie. Sono passati ormai diversi anni da quando il Parlamento europeo, con le due risoluzioni del 1989 e del 1994, ha lanciato il tema dell’armonizzazione di alcuni settori del diritto privato europeo per il completamento del mercato interno, esortando la Commissione ad avviare i lavori sulla elaborazione di un codice di diritto privato europeo. A tali risoluzioni hanno fatto seguito, dopo un periodo di silenzio, diverse comunicazioni della Commissione, la quale, dopo aver affermato nel 2001 la necessità di superare la prospettiva di armonizzazione indiretta e frammentaria, rappresentata dallo strumento della direttiva, ha prospettato nel 2003, come azione da intraprendere, l’adozione di un quadro comune di riferimento (Common frame of reference CFR), volto a stabilire regole e terminologie comuni nel diritto contrattuale europeo. Tale proposta è stata vista con favore dal Parlamento europeo e dal Consiglio, specie considerando che una disciplina più semplice ed efficiente, oltre che migliorare la legislazione comunitaria in materia, dispiegando effetti positivi anche nell’ambito degli ordinamenti degli stati membri, agevolerebbe le operazioni transfrontaliere nel mercato interno, riducendo i costi transattivi e consentendo agli operatori di avvalersi più compiutamente dei vantaggi offerti dal mercato. Da questo punto di vista, è significativa la posizione assunta dal Gruppo di studio sulla giustizia sociale nel diritto privato europeo, che nel manifesto da esso redatto si lamenta del fatto che le risposte di armonizzazione siano ispirate da una pura razionalità economica di efficienza del mercato. Da questa constatazione nasce l’idea di una riflessione volta a promuovere la creazione di un diritto contrattuale europeo fondato sui valori comuni di giustizia sociale e su nuove tecniche di regolazione effettive, efficienti e “democraticamente legittimate”, ponendo in discussione l’attuale modalità del processo di armonizzazione. Si è, dunque, posta la necessità che “le regole, che governano i mercati e i contratti, vengano allineate ed integrate ai principi costituzionali”, in modo tale da realizzare un diritto contrattuale europeo che costituisca espressione di un equilibrio tra le esigenze di efficienza del mercato e quelle di giustizia sociale. Alla luce di tali nuovi sviluppi nel contesto del processo di armonizzazione/uniformazione del diritto contrattuale europeo, quale ruolo può essere riconosciuto ai principi di diritto europeo? Essi possono costituire un valido punto di partenza per la costruzione del quadro comune di riferimento, confluendo eventualmente in essi? Le risposte a queste domande rappresentano il tema che verrà svolto nella tesi. Obiettivo di questo lavoro è verificare se i principi di diritto europeo possono costituire un’efficace ed adeguata risposta alle nuove esigenze emerse nel processo di armonizzazione/uniformazione del diritto contrattuale europeo. A tal fine, si procederà ad un’analisi che va dal generale al particolare.

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1 Introduzione Jacques Le Goff, in un passaggio molto famoso e molto citato 1 , scrive: “l’Europa è antica e futura ad un tempo. Ha ricevuto il suo nome venticinque secoli fa, eppure si trova ancora allo stato di progetto. Saprà la vecchia Europa rispondere alla sfida del mondo moderno? La sua età sarà fonte di solidità o causa di debolezza? Le sue eredità la renderanno capace od incapace di affermarsi nella modernità?”. Ancora non siamo in grado di dare una risposta all’interrogativo posto da Le Goff, ma come giuristi possiamo affermare che il progetto di una nuova realtà europea deve essere intesa, almeno per quanto concerne il diritto, quale sviluppo di una grande tradizione comune e non come sovrapposizione di un modello estraneo. L’Unione europea non si è sostituita come unicum agli stati e ai singoli ordinamenti: essa riverbera le sue parti arricchendole di un di più che le accomuna, ma senza omologarle. D’altra parte, i diritti dei singoli paesi europei sono ormai impensabili come ordinamenti autonomi e autosufficienti fuori dall’Unione europea. L’Europa riflette dunque una dimensione duale, nella quale il diritto comunitario è complementare ai singoli diritti nazionali. In questi termini bisogna intendere il progetto di armonizzazione del diritto contrattuale europeo. Si tratta, infatti, di un progetto che non intende sostituirsi alle grandi tradizioni giuridiche degli stati membri, ma che, al contrario, intende 1 J. LE GOFF, L’Europa medievale e il mondo moderno, Storia d’Europa, , Bari, 2004.

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