L'elusione fiscale e la giustificazione dell'operazione per valide ragioni economiche
Il mio lavoro si occupa del fenomeno dell’elusione fiscale o tributaria, fenomeno molto discusso in seno al nostro ordinamento giurico-tributario a causa della complessità della sua definizione logico-giuridico e delle difficoltà che sorgono al momento dell’applicazione delle norme antielusive.
Le fattispecie che potrebbero, in linea teorica, essere qualificate in termini di elusività, sono dotate di un alto grado di opinabilità.
Ciò emerge chiaramente dalla pareristica del Comitato Consultivo per l’applicazione delle norme antielusive, organo dell’Amministrazione finanziaria che si pone quale anello di congiunzione tra lo Stato ed il contribuente. Ciò in quanto, dal ’98 ad oggi, esso ha rappresentato l’organo a cui il contribuente ha potuto rivolgersi per conoscere in via preventiva il parere dell’Amministrazione finanziaria in relazione al profilo di elusività di una delle operazioni rientranti nell’ambito di applicazione delle norme antielusive.
Il “fenomeno grigio”. Questa l’etichetta che la dottrina ha attribuito al fenomeno elusivo.
Esso viene collocato, dal punto di vista concettuale, a metà strada tra il legittimo risparmio d’imposta e l’evasione fiscale. Ben chiare, però, si delineano le differenze ontologiche tra queste figure. Da qui l’impossibilità di ricostruire la disciplina dell’elusione fiscale a partire da quelle degli altri due fenomeni.
L’elusione fiscale può essere considerata una reazione che il contribuente attua al fine di ridurre il carico impositivo gravante su lui.
Il profilo della reazione che, dal canto suo, l’ordinamento giuridico mette in campo per contrastare il fenomeno in questione, si presenta delicato e complesso.
Nel corso del lavoro si effettua una carrellata negli ordinamenti giuridici stranieri, onde individuare la reazione giuridica opposta dall’ordinamento al fenomeno elusivo.
Viene tracciato un excursus storico in relazione alle varie tecniche di contrasto del fenomeno elusivo, che parte dall’interpretazione orientata in senso antielusivo, per arrivare al cosiddetto approccio civilistico, ed alla reazione giuridica considerata, ad oggi, la più adeguata a contrastare il fenomeno: l’inopponobilità al fisco dell’operazione elusiva.
Si affronta nel dettaglio la norma antielusiva per eccellenza, l’art. 37-bis del d.p.r. n. 600 del ’73, e si concentra l’attenzione sull’aspetto delle “valide ragioni economiche” quale requisito idoneo a fugare ogni dubbio di elusività dell’operazione.
Viene anzitutto delineata la nozione di valida ragione economica, ricostruendo il ruolo, quindi, giocato da tale elemento, distinguendo tra quello ricostruibile secondo la volontà del legislatore, emergente dagli atti legislativi, e quello attribuitogli nella prassi dall’Amministrazione finanziaria.
Successivamente si passa alla valutazione di essa in una ben precisa operazione straordinaria d’impresa: la scissione societaria. Tale fattispecie è stata spesso guardata con sospetto dal fisco a causa del regime fiscale di favore che il legislatore tributario ha abbinato a tale operazione, e spesso valutata come elusiva di regimi fiscali maggiormente onerosi dal punto di vista fiscale.
Si punta l’attenzioni su quali siano le condizioni richieste dal Comitato consultivo al fine di escludere l’elusività di una scissione societaria realizzata al fine di sanare un dissidio insorto tra i soci.
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Informazioni tesi
Autore: | Carla Migliorisi |
Tipo: | Tesi di Laurea |
Anno: | 2006-07 |
Università: | Università degli Studi di Catania |
Facoltà: | Giurisprudenza |
Corso: | Giurisprudenza |
Relatore: | Francesco Randazzo |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 102 |
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