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L'applicazione della decisione quadro 584/2002/GAI relativa al mandato d'arresto europeo nell'ordinamento giuridico italiano

Il mandato d’arresto è un provvedimento giudiziario europeo avente forma e contenuti tipici, regolamentati dalla decisione quadro, che le autorità giudiziarie dello Stato di emissione trasmettono alle autorità dello Stato di esecuzione per ottenere l’arresto e la consegna di una persona ricercata. Se, da un lato, ha come obbiettivo primario quello di creare uno "spazio giudiziario europeo comune", dall’altro lato presenta non pochi aspetti problematici: difficoltà di coordinare ed armonizzare le differenti potestà punitive dei rispettivi paesi membri; difficoltà di coordinare le rispettive politiche contro la criminalità nazionale e transnazionale; difficoltà derivanti dal fatto che, attraverso il mandato d’arresto europeo, si determina una rilevante rinuncia all’esercizio della sovranità nazionale, in particolar modo nel campo della repressione del crimine e della punizione del colpevole; problematiche che si potrebbero creare in diversi settori quali, ad esempio, l’ordine pubblico di ogni singolo Stato e il rispetto dei diritti di natura costituzionale. A livello costituzionale, vengono in considerazione le problematiche inerenti alle garanzie degli individui coinvolti in un mandato d’arresto europeo, in modo particolare qualora ci si trovi nell’ipotesi delle trentadue fattispecie di reato per le quali non si applica il principio della doppia incriminazione per la consegna e l’arresto della persona oggetto del mandato. Per questi motivi e per il clima emergenziale che ha preceduto l’emanazione della decisione quadro, sono da registrare, da un lato, numerosi dubbi di legittimità costituzionale dell’istituto, dall’altro lato, molteplici elementi di incertezza applicativa e infine numerose pronunce chiarificatrici e risolutive sia da parte della Corte di Cassazione che da parte della Corte Costituzionale. L’attuazione del mandato d’arresto europeo è stato un inizio: la strada da percorrere perché possa dirsi effettivamente realizzato uno spazio giudiziario europeo è ancora lunga e complessa.

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8 CAPITOLO UNO VERSO UNO “SPAZIO GIUDIZIARIO EUROPEO” SOMMARIO: 1.1. Convenzione europea di estradizione di Parigi. – 1.2. Le origini della cooperazione nel campo della giustizia e degli affari interni. – 1.3. Dall’Accordo di Schengen alla Convenzione di Dublino. – 1.4. Il Trattato di Maastricht. – 1.5. Il Trattato di Amsterdam. – 1.6. Il Consiglio europeo di Tampere. – 1.6.1. Le prospettive post Tampere. – 1.7. Il Trattato di Nizza. – 1.8. Dal Consiglio europeo di Laeken al Trattato di Lisbona. 1.1. Convenzione europea di estradizione di Parigi La Convenzione europea di estradizione, firmata a Parigi il 13 dicembre 1957, ed entrata in vigore il 18 aprile 1860, fu istituita per dare una risposta (non più attraverso i tradizionale strumenti degli accordi bilaterali, ma attraverso appunto lo strumento convenzionale) al crescente fenomeno dei crimini e dei reati non solo più a livello nazionale ma anche a livello sovranazionale 1 . In primo luogo, all’articolo 1 si afferma che “le Parti contraenti s’impegnano a consegnarsi reciprocamente, secondo le norme ed alle condizioni determinate, le persone che sono perseguite per un reato o ricercate per l’esecuzione di una pena o di una misura di sicurezza, dalle autorità giudiziarie della parte richiedente”. In secondo luogo all’articolo 2 si afferma, tra le numerose disposizioni, che “ daranno luogo ad estradizione i fatti puniti, dalle leggi della parte richiedente e della parte 1 www.giustizia.it

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Informazioni tesi

  Autore: Gabriele Borghi
  Tipo: Tesi di Laurea Magistrale
  Anno: 2010-11
  Università: Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia
  Facoltà: Giurisprudenza
  Corso: Giurisprudenza
  Relatore: Marco Gestri
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 130

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